Sono un vecchio. So che si deve dire anziano, perché vecchio sarebbe offensivo. Io invece uso volentieri questa parola. Per questo le mando queste poche righe. Perché mi pare che noi vecchi, che siamo molti e forse siamo troppi, non valiamo proprio niente per nessuno. C’è una mania della giovinezza. Ma ogni età ha il suo bello.

Caro amico, mi sembra di intendere il senso della sua “protesta”. La nostra cultura ha alle spalle una tradizione piena di valorizzazione della vecchiaia. Io, per esempio, sono un “prete”, e questo termine deriva da una parola della lingua latina che vuol dire “anziano”. Gli anziani come guida delle comunità. E così per i “senatori”, anche loro con una qualifica che è propria di persone anziane. Oggi, lei dice i vecchi valgono poco. Io ne approfitto per dirle che peraltro anche noi vecchi dobbiamo, secondo Gesù, in certo modo essere “giovani”. È una Parola che ho trovato questa mattina nel Vangelo secondo Luca. Gesù dice che “chi tra voi è più grande diventi come il più giovane”. Questa sua affermazione rispecchia la cultura antica dove il più giovane era l’ultimo nella scala gerarchica. Per dire “ragazzo” si usava un termine che significa anche “servo”. Anche da noi usava dire “il ragazzo di bottega”, per indicare una qualificazione molto bassa del lavoratore. E forse da questo possiamo portar via qualcosa di buono anche noi “vecchi di oggi”. Mi sembra suggestivo l’invito a , quando questo ci porti a pensare che abbiamo ancora molto da imparare, e che c’è ancora molta strada da fare soprattutto nel nostro compito di voler bene a tutti e di non giudicare nessuno, che sempre di più avverto come il grande compito degli anziani per sostenere la vita di tutti. Meno brontolamenti e più incoraggiamenti.
Buona Domenica a tutti.

Don Giovanni.

Domenica 18 febbraio 2012.