41 Quando fu vicino, alla vista della città pianse su di essa 42 dicendo: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi. 4 3Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; 44 distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».
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Per cogliere qualche scintilla luminosa dalla meraviglia di questo piccolo episodio che il solo Luca ricorda, ho pensato al pianto di Dio. Penso al suo venire nella carne e nella condizione dell’umanità, pienamente: Gesù! E penso a come tutto l’umano, visitato da Dio nella persona di Gesù in questo e per questo venga illuminato e svelato. Penso alla partecipazione assoluta di Dio al pianto della storia. Penso come il nostro piangere sia infinitamente meno profondo, meno consapevole, meno doloroso. Penso a come non si possa trovare nessun uomo e nessuna donna al mondo più “umano” del Figlio di Dio. Penso a come ogni pianto sia visitato, sia in certo modo “giudicato”, e sia “assunto” da Dio nel mistero del suo Figlio in mezzo a noi, tra noi e in noi.
Questo pianto lo coinvolge direttamente e assolutamente perché è dovuto al non avere Gerusalemme “compreso quello che porta alla pace”(ver.42). Alla lettera, l’espressione sarebbe “le cose verso la pace”. Questo “movimento “ verso la pace ci dice che il cammino in essa e verso essa è infinito, perché Lui stesso, Gesù, è la pace! E la pace non è una “situazione”, ma piuttosto un’ “azione”. La pace è “fare la pace” – o riceverla! – incessantemente. Farla crescere in noi, tra noi e con tutti. La pace è la pienezza della carità. Siamo ben lontani da una pace intesa miseramente – anche se è già molto! – come “non guerra”. Ebbene, il Vangelo di Gesù, il Vangelo che è Gesù, è la pace. “Comprendere” la pace è accogliere e camminare nella via del Vangelo. Non riconoscere “il tempo in cui sei stata visitata” – alla lettera “il tempo della tua visita”, “tempus visitationis tuae” –diventa il “giudizio” divino sulla storia umana. La “conversione” è sempre, per ciascuno e per tutti, riconoscere che Gesù è “la visita” di Dio alla nostra povera condizione, che attende la salvezza.
Ma Gesù è venuto a Gerusalemme per offrire la sua vita: così si apre la via della pace. La sua Pasqua entra nell’abisso della storia umana e ne condivide pienamente il dramma. Per questo Egli è anche la via della risurrezione e della vita nuova.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il commento 2007:
https://www.famigliedellavisitazione.it/lc-1941-44.html