12,1 Nel frattempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: «Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. 2 Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. 3 Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti.
4 A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla. 5 Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui. 6 Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. 7 Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri.
8 Inoltre vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; 9 ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
10 Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato.
11 Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire; 12 perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire».
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La ripetizione del verbo ‘temere’ che mi aveva un pò confuso mi ha portato al primo versetto del salmo 111 di questa mattina.
“Beato l’uomo che teme il Signore..”.
Questa promessa di beatitudine l’ho poi trovata concretizzata nel ‘riconoscere’ Gesù, al versetto 8.
Come i discepoli di Emmaus che riconoscono Gesù nelle spezzare il pane, nell’Eucarestia, e nelle sue parole, nella Parola, così mi pare che questa possibilità di riconoscerlo, di incontrarlo, di essere partecipi al Mistero sia la beatitudine promessa,il
Dono.
Dono che si può accogliere unicamente con lo Spirito che in Luca ‘insegna’ e in Giovanni anche ‘ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.’
Mi pare,poi, che con il versetti 2-3, si risolva nella giustizia e nella verità il problema dell’ipocrisia dei farisei.
Mi sembra di poter suggerire, come ipotesi di ascolto e di interpretazione unitaria del testo che oggi celebriamo nella nostra preghiera, l’importanza determinante del ver.1 che mette in guardia verso l’ “ipocrisìa” dei farisei. Chiamandola “fermento” Gesù la qualifica come elemento nascosto e decisivo nelle loro persone e soprattutto nella responsabilità del loro esempio e del loro insegnamento. Il termine “ipocrisia” porta con sè nella lingua greca un riferimento al “teatro”, alla rappresentazione, e quindi indica l’elemento di recitazione e di non realtà delle parole e dei gesti di coloro che sovrappongono alla loro persona il personaggio che vogliono rappresentare. Abbiamo già notato questo rimprovero di Gesù in Luca 11,37-44.
Questa denuncia viene immediatamente appoggiata, nei vers.2-3, con l’affermazione dell’inevitabile chiarimento che nel tempo si verificherà: lo svelamento di ogni cosa ora tenuta nascosta, il palesarsi di ogni segreto, il venire allo scoperto e la clamorosa rivelazione (“..sui tetti”!) di ciò che ora è comunicato a pochi e in totale riservatezza.
Atteggiamenti di questo tipo possono essere causati dalla paura. Gli “amici” di Gesù (ver.4) non si lasciano vincere dal timore perchè si custodiscono con rigore nel solo “timore di Dio”, e quindi nella consapevolezza che la morte non è l’ultima parola dell’esistenza umana, destinata non a finire su se stessa, ma a compiersi nel giudizio di Dio. E il “timor di Dio” non è paura, ma è fiduciosa certezza di come ogni esistenza sia preziosa per il Signore. Anche la creatura più insignificante, anche un passerotto, che pur non val niente per gli uomini, è presente nell’amorosa memoria di Dio. Quanto più la creatura umana, fatta a sua immagine e somiglianza e ora chiamata alla condizione figliale per il sacrificio d’amore del Figlio di Dio (vers.6-7).
I vers.8-9 raccolgono la professione di fede e la testimonianza di ogni discepolo nella persona di Gesù Cristo. In modo esplicito e solenne Gesù, parlando di Sè in terza persona, proclama di essere quel “Figlio dell’Uomo”, cioè quell’Uomo Nuovo, nel quale tutto è stato creato e che ora è in mezzo a noi come l’unico vero Salvatore. Chi sinceramente lo riconoscerà, sarà da Lui riconosciuto! La sua persona, la sua presenza e la sua opera non conoscono eventualità “agnostiche”, perchè quanto Egli si rivela e si dona, altrettanto illumina e impegna l’esistenza umana.
Questo non vuol dire che la vita umana sarà sgombra da ogni peccato. E ogni peccato, anche grave, anche contro il Figlio dell’Uomo, sarà perdonato dalla potenza del suo sacrificio d’amore. Ma sarebbe imperdonabile, sarebbe collocarsi volontariamente fuori dall’orizzonte della verità e della pace, negare l’esperienza che Egli ci concede: un’esperienza che non è una semplice ideologia, o concezione della vita, o interpretazione etica dell’esistenza, ma è il fatto reale dell’incontro con Lui e della relazione vitale che Egli stabilisce con coloro che chiama accanto a Sè. Il peccato contro lo Spirito, “chi bestemmierà lo Spirito Santo”, neppure ha bisogno di un’esplicita condanna, perchè è già in se stesso negare non solo quello che c’è, ma soprattutto quello che concretamente è avvenuto nella nostra vita personale e nella nostra concreta storia. Io sono un grande peccatore, eppure Egli mi si è voluto donare, e io lo conosco. La cosa è talmente forte, che ai vers.11-12 Gesù dice che anche i tempi della tribolazione e dell’esposizione più grave e pericolosa non devono essere considerati con preoccupazione, ma se mai con un abbandono sempre più forte alla potenza dello Spirito che abita nelle nostre povere persone. Sarà Lui in quel momento a darci il suggerimento migliore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il Signore sa che il male, la morte sono le nostre grandi paure, e ci rassicura: Non temete… Valgono ben poco i passeri; eppure nessuno di essi è dimenticato da Dio (Matteo dice che nessuno di essi muore all’insaputa del Padre!). Inoltre, i capelli del nostro capo sono tutti contati… In altre parole, il Padre ci accompagna in ogni aspetto della nostra vita; anzi, ha cura di noi fin nei minimi particolari. Che sicurezza e che tranquillità ci danno queste immagini e queste parole; se le prendiamo sul serio, possono cambiare la nostra esistenza!
vv 2-3: è quello che siamo veramente dentro che plasmerà la nostra vita, che sarà svelato, che sarà conosciuto, che sarà udito in piena luce, che sarà annunziato sui tetti. Non l’adesione a una dottrina o il compimento di certi riti o rispettare certe regole morali. E’ il nostro io più profondo, cambiato dall’incontro con Gesù Cristo, che si manifesterà nei pensieri, nelle parole, nei gesti. I verbi al futuro danno un’idea dinamica, di progressione, di crescita, di possibilità per noi inaspettate. E tutto ha origine nel segreto del nostro cuore!