12 Forti di tale speranza, ci comportiamo con molta franchezza 13 e non facciamo come Mosè che poneva un velo sul suo volto, perché i figli di Israele non vedessero la fine di ciò che era solo effimero. 14 Ma le loro menti furono accecate; infatti fino ad oggi quel medesimo velo rimane, non rimosso, alla lettura dell’Antico Testamento, perché è in Cristo che esso viene eliminato. 15 Fino ad oggi, quando si legge Mosè, un velo è steso sul loro cuore; 16 ma quando ci sarà la conversione al Signore, quel velo sarà tolto. 17 Il Signore è lo Spirito e dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà. 18 E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore.
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Oggi mi sembra davvero incredibile il dono di questa spiegazione delle Scritture, della nostra storia, dei nostri Padri, del Signore che è lo Spirito, della storia della salvezza.
‘quando ci sarà la conversione al Signore, quel velo sarà tolto’ v. 16.
E’ impressionante,secondo me, questa progressione della Rivelazione nella storia e nelle nostre vite. Un miracolo di grazia. Continua a venirci incontro, nonostante tutto.
A volte capita proprio di sentire le nostre vite inserite nella Parola : ‘non sono forse scritte nel tuo libro?’ Salmo 55.
E’ cosa viva!! E noi tutti, a viso scoperto..
A proposito della speranza di cui dice il ver.12, ricordiamo che essa ha un significato del tutto diverso, quasi opposto, rispetto a quello che essa ha nelle sapienze della mondanità, presso le quali non ha buona firma, perchè il destino della speranza è molto spesso quello di rivelarsi illusione. Il sapiente di questo mondo quindi, non si affida alla precarietà della speranza! Per la sapienza ebraico-cristiana, invece, la speranza è intimamente legata alla certezza dell’avvenimento divino, e in ogni modo a cose certe, dette o compiute da Dio stesso o testimoniate da coloro che ne sono annunciatori. La speranza diventa allora non un’ipotetica prospettiva positiva del futuro, ma la norma che, a partire dal dono di Dio, esige che il pensiero e l’azione del credente siano sempre originati e determinati dall’evento della salvezza divina. Per questo anche il nostro testo dice, alla lettera, che “avendo tale speranza, di molta franchezza facciamo uso”.
Questo viene confrontato con la vicenda di Mosè che, pur nella sua bellezza, era connessa con la precarietà e la provvisorietà. Il ver.13 spiega l’uso del velo da parte di Mosè quando usciva dal suo incontro-colloquio con Dio come un modo per celare il fatto che lo splendore che riempiva il suo volto era solo provvisorio. Qui Paolo si stacca dal testo di Esodo 34 dove il velo consentiva alla gente di non rimanere abbagliata dallo splendore divino del volto di Mosè.
A questo punto il velo assume un significato addirittura negativo ai vers.14-16, ed è simbolo di oscurità-cecità interiore:”le loro menti furono accecate”(ver.14). Tale cecità rimane nei figli della Prima Alleanza finchè non ci sarà la loro “conversione al Signore”(ver.16). Tale conversione è conversione a Gesù Cristo, perchè il velo “è in Cristo che viene eliminato”(ver.14). E’ un velo interiore, dicevamo, “steso sul loro cuore”(ver.15). Il toglimento del velo avviene quando viene donato lo Spirito Santo che è la luce di Dio. Sarà il principio della libertà: “Il Signore è lo Spirito e dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà”(ver.17).
I discepoli e fratelli di Gesù sono quel “noi tutti” del ver.18. “A viso scoperto”, liberati dal velo, possono contemplare e riflettere in se se stessi e da se stessi la gloria del Signore. Tale gloria è l’ “immagine” del Cristo che l’azione dello Spirito imprime sul volto di ogni esistenza cristiana, trasformandola progressivamente, “di gloria in gloria”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Mosè è stato l’unico che ha avuto il privilegio di vedere Dio, di parlare con lui faccia a facci. Lo splendore e la gloria di questo amico di Dio era condivisa con i figli di Israele.
In questo confronto mi sembra davvero impressionante il v. 18 “noi tutti, a viso scoperto…”.
Tutto quello che per Mosè era esclusivo, unico, straordinario… ora è per tutti noi, è possibile, è dato…
Mi sembra molto interessante anche il v.16 “quando si convertiranno al Signore, il velo sarà tolto”. Parla di noi. Dobbiamo accettare la logica del dono gratuito della comunione con lui attraverso lo Spirito, la logica della “trasfigurazione” progressiva e continua verso la sua immagine. Questa logica comporta la conversione a Lui, rivolgersi a lui, accettare la potatura, accogliere l’azione pasquale di morte e resurrezione in noi.
Per cogliere tutta la portata di queste pagine di Paolo, mi sembra utile ricordare cosa è stato Mosè per gli israeliti: fondatore della nazione, capo e profeta impareggiabile, “autore” della Legge, interprete della volontà divina… Quando Pietro propone di costruire tre tende, “una per te, una per Mosè, una per Elia”, è Mosè al centro, più importante dello stesso Gesù che vedeva trasfigurato. Ora Mosè impallidisce (permettetemi il termine): la gloria del Signore è incomparabile e in Lui “il velo viene eliminato”. Il Signore è Spirito, non lettera, non norme codificate, non tempio e sacrifici…; é libertà, forza vitale che comunica vita a profusione, al di là dei limiti che anche le persone “pie” gli pongono; è la libertà dell’amore che permea e trasforma in bene…; e noi stessi veniamo trasformati, a somoglianza di Lui, se solo camminiamo nell’amore.