15 Perciò anch’io, avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, 16 non cesso di render grazie per voi, ricordandovi nelle mie preghiere, 17 perché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui. 18 Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi 19 e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l’efficacia della sua forza
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La grande e ricca esposizione della fede ebraico-cristiana che Paolo ha esposto in forma di preghiera, di benedizione a Dio Padre, ora viene da lui considerata nella sua fecondità nell’esistenza concreta di ognuno e della comunità nel suo insieme. Chi sono coloro di cui egli parla? Sono i membri della Chiesa, provenienti sia dall’ebraismo sia dal paganesimo (dalla gentilità). Dove al ver.15 dice “avendo avuto notizia della vostra fede”, il testo usa semplicemente il verbo “ascoltare”:”ascoltando la vostra fede”. Mi pare che, attraverso il verbo dell’ascolto che è al cuore della fede ebraico-cristiana, Paolo venga a dirci che non solo la Parola scritta, ma anche quella testimoniata dalla vita del credente è Parola che si può e si deve ascoltare, quasi una “epifanìa”(visibilità) della Parola stessa. Quindi egli dice che “ascolta la loro (degli Efesini) fede e il loro amore verso i santi”, cioè l’amore interno alla comunità cristiana (“amatevi gli uni gli altri”).
Merita grande attenzione il fatto che per tutto questo Paolo dica:”..non cesso di rendere grazie per voi”. Dunque tale fede-carità egli la colloca non nell’ambito dei “meriti”, ma la considera dono, grazia, per la quale ringraziare Dio. Credere e volersi bene in Cristo è infatti, come dicevamo, la Parola evangelica stessa, nel suo “farsi storia” nella vita dei singoli e della comunità. E’ importante anche che questo ringraziamento avvenga nel “ricordo” di loro. La preghiera infatti è sempre “memoria, memoriale” delle meraviglie che Dio compie per il suo popolo. E tale preghiera è anche supplica e invocazione a Dio affinchè il dono cresca attraverso doni ulteriori. La vita cristiana è caratterizzata da una infinita possibilità di crescita, per cui l’orizzonte nel quale essa si svolge, è chiamato a dilatarsi incessantemente. Questi suoi fratelli, che certamente sono nel dono di Dio, per il quale Paolo già ringrazia il Signore, hanno davanti un cammino di sempre ulteriore grazia “per una più profonda conoscenza di Lui (di Dio)”. Questa “conoscenza” non è solo una conoscenza intellettuale, ma soprattutto un’ esperienza. Il credente è chiamato cioè a crescere incessantemente nella direzione della “speranza”, cioè della certezza che il dono di Dio è sempre, e sempre più, fecondo. Ognuno di noi, credo, pur nella modestia e nei limiti della sua persona e della sua esistenza, sperimenta questa incessante crescita:”..a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi….”(vers.18-19).
Tutto questo conferma che si tratta appunto non di nostre capacità, nè di nostre meritorie progressioni, ma sempre e solo del dono divino accolto e quindi lasciato fiorire sia da parte di ogni credente, sia nell’intera comunità. Si tratta dunque del poter, l’esperienza cristiana, comprendere sempre più “qual’è la straordinaria grandezza della sua (di Dio) potenza verso di noi credenti..”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Dio Padre, donaci “uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza” di te. Sapienza, che ci faccia assaporare il senso nuovo, vero della nostra esistenza. Rivelazione. Signore, aiutaci a comprendere i segni della tua presenza nel nostro quotidiano, aiutaci a cogliere il segreto mistero di ogni avvenimento, di ogni incontro, di ogni persona. Togli il velo dai nostri occhi che sono incapaci di riconoscerti. Che la nostra vita maturi in una sempre più profonda conoscenza di te, non una conoscenza teorica, ma un’esperienza, una sempre più consapevole unione con te. “E’ in te la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce” (Salmo 36)
“…perché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno Spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui…”
Santo Spirito che discendi in noi,
attraverso di te, il Padre ed il Figlio stabiliscono la loro dimora in noi.
Vieni Santissimo Spirito,
rivestici di te.
Piaccia la nostra piccolezza alla tua grandezza,
la nostra debolezza alla tua forza.
S.Agostino