1 Anche voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati, 2 nei quali un tempo viveste alla maniera di questo mondo, seguendo il principe delle potenze dell’aria, quello spirito che ora opera negli uomini ribelli. 3 Nel numero di quei ribelli, del resto, siamo vissuti anche tutti noi, un tempo, con i desideri della nostra carne, seguendo le voglie della carne e i desideri cattivi; ed eravamo per natura meritevoli d’ira, come gli altri. 4 Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, 5 da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati. 6 Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù, 7 per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù.
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L’umanità, lasciata a se stessa, vive in una condizione di schiavitù. Voi, pagani, “alla maniera di questo mondo”, dominati dalla volontà di potenza, schiavi della violenza e dell’egoismo. Noi, i giudei, “con i desideri della nostra carne”, sperimentando la nostra debolezza, che non è riscattata dalla legge. Oggi, potremmo dire, seguendo la mentalità del mondo, schiavi dell’individualismo, dell’isolamento, della competizione, dell’apparire. Con il nostro io al centro. Su questa condizione ferita, senza via di scampo, si leva un “ma”. Il male, il negativo, non è l’ultima parola. “Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo”. “ci”: pagani e giudei, tutti sotto il peso della morte, tutti gratuitamente amati e salvati. Dio spezza la vittoria della morte. Dio rompe l’egoismo, la solitudine, ci dà una possibilità di resurrezione. Ci apre a un futuro nuovo, segnato dalla speranza, sovrabbondante di grazia. E’la Pasqua di Gesù.
Viaggerò fino a te, Signore, attraverso mille vicoli ciechi.
Tu puoi portarmi a Te, attraverso muri di pietra.
Thomas Merton
Il nostro testo è, nella sua straordinaria importanza, anche un “capolavoro letterario”. Ve ne segnalo due particolari. Il primo sta in quell’ “anche voi” del ver.1. L’ “anche” rimanda al testo precedente, e allo stesso Signore Gesù, di cui il ver.20 diceva “…forza che egli (Dio) manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti”; quella potenza salvifica Dio la manifesta “anche in voi”, cioè nei pagani che sono entrati nella salvezza e quindi nella risurrezione!. L’altra particolarità che desidero segnalarvi è che il nostro testo di oggi è tutto un unico periodo, con un unico soggetto, cioè Dio, e un complemento oggetto, cioè quel “voi, essenti morti”(così, alla lettera). In tal modo l’evento della risurrezione di Cristo e quello della risurrezione dei pagani sono intimamente connessi. La versione italiana rende più leggibile il testo spezzandolo in diverse proposizioni staccate l’una dall’altra, e così facendo lo indebolisce.
L’audacia del pensiero paolino è qui suprema. L’umanità abbandonata a se stessa era un’umanità di “morti” che camminano nei loro peccati, seguendo il signore del male (il principe delle potenze dell’aria), ed essendo “uomini ribelli”(ma, alla lettera, “figli della disobbedienza”, cioè figli di un’intera stirpe umana esiliata dal legame con Dio e schiava del male). In questa condizione erano un tempo anche gli ebrei, come dice il ver.3 con quel “noi”, e quindi tutti, ebrei e pagani, non “meritevoli d’ira”, come dice la versione italiana, ma “figli d’ira”, cioè in un’esistenza sostanzialmente lontana e avversa a Dio, e quindi segnata dall'”ira” divina, che non è un’arrabbiatura, ma una condizione di ostile estraneità, separata da Dio.
“Ma Dio…”, dice il ver.4. E ora l’esplosivo annuncio dell’evento salvifico: l’infinita misericordia di Dio, il grande amore con il quale ama l’intera umanità, e la salvezza come risurrezione da morte!!. Secondo il ver.5 la condizione del peccatore è esperienza di morte:”..da morti che eravamo per i peccati”. Morti!, non “come” morti, ma morti! “Ci ha fatti rivivere con Cristo”! Ma che cosa vuol dire questo? Vuol dire che nella risurrezione di Gesù, anche noi, con Lui, siamo risorti. Questa è la nostra esperienza, la più vera e la più profonda, della morte e della risurrezione. Da questa suprema vicenda di grazia divina, senza nostra partecipazione, senza nostri meriti, noi siamo nati alla vita nuova. Per questo possiamo dire di essere degli “esperti” della risurrezione, perchè noi stessi, in noi stessi, l’abbiamo sperimentata.
Ma non è finita qui!! I vers.6-7 fanno un’affermazione che non mi sembra di trovare in termini tanto espliciti in altri luoghi del Nuovo Testamento. Si dice qui che non solo siamo risorti con Cristo, ma siamo “già” partecipi della sua gloria. Alla lettera, e in un italiano assolutamente selvaggio, si può dire che siamo, con Cristo, “con-risuscitati, e siamo con Lui con-seduti nei cieli. Sono troppo sbalordito per commentare. Vedete voi, e se mai scrivete qualcosa a me poveretto. Perchè non ho il coraggio di scrivere niente? Perchè ho paura che anche voi, come diversi altri, possiate dirmi che sono un “pacifista-ottimista- facilone-incosciente-temerario- pericoloso….”, senza timor di Dio…Però mi limito a dirvi che queste parole della Lettera sono per me fonte di grande,infantile gioia, di cui mi vanto.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.