14 Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia, 15 annullando, per mezzo della sua carne, la legge fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, 16 e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, distruggendo in se stesso l’inimicizia. 17 Egli è venuto perciò ad annunziare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini. 18 Per mezzo di lui possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito.
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Le parole iniziali del passo di oggi sono frequentemente citate da cattolici e non cattolici per affermare il carattere intrinsecamente non violento del cristianesimo. In realtà il contesto e il seguito del testo stesso fanno capire chiaramente che Cristo è la pace non in un senso ideale o ideologico ma nel senso che ha combattuto una battaglia ed ha riportato vittoria. La pace di Cristo, la vittoria che ha riportato contro il male e la morte, non è la dottrina o la morale cristiana e neppure l’effetto dell’applicazione della morale sociale cattolica ma l’evento pasquale della morte e risurrezione del Figlio di Dio che in se stesso, nel sangue versato sulla croce, ha rimosso dal mondo la causa di ogni forma di male – cioè l’inimicizia, abbattendo il principio di separazione dell’umanità tra ebrei e gentili, ovvero l’osservanza formale e legalistica di una legge fatta solo di prescrizioni e decreti che uccidono, perché soffocano la libertà dell’uomo e di Dio stesso – ed ha creato in se stesso un’umanità nuova, un uomo nuovo. Questo uomo nuovo nasce dalla croce ed è presente in ogni credente in Cristo e nell’intero genere umano, finalmente riunificato. Questo unico uomo nuovo ha un unico corpo ed unico spirito. Ieri l’ho chiamato «cristiano ebreo» per indicare il fatto che il cristiano di origine pagana – gli efesini del tempo di Paolo, oggi ognuno di noi – riceve dalla fede in Cristo morto e risorto la circoncisione spirituale e quindi l’appartenenza piena e totale alle benedizioni, ai patti, alle promesse, alla speranza riservate ai nostri padri e fratelli maggiori ebrei. Quest’uomo nuovo è a pieno titolo cittadino di Israele.
Cristo non è soltanto la pace nel senso che ha combattuto e ha vinto il mondo ma anche nel senso che ha annunziato pace ai lontani (= i pagani) e ai vicini (= gli ebrei). L’evangelizzazione della pace, cioè la buona notizia della pace che Gesù di Nazareth ha vissuto, insegnato e testimoniato con la sua venuta fino alla morte in croce, è il fattore di riunificazione dell’umanità prima separata dal muro della Legge. La Legge divide, il Vangelo unisce. La Legge separa e condanna, il Vangelo giudica e perdona. Tra noi, credenti in Cristo di origine pagana, e i credenti in Cristo di origine giudaica non c’è più un muro ma una porta: io sono la porta, ci dirà Gesù nel Vangelo di domenica prossima. Paolo chiama tale passaggio aperto «accesso» (corrispondente al verbo «presentarci» della traduzione italiana del v. 18).
La Chiesa, citata da Paolo in Ef 1,22, è un altro nome per indicare l’uomo nuovo nato dalla croce. Essa è uomo, umanità, assemblea, popolo unificato, costituita da credenti in Cristo provenienti dal giudaismo e dal paganesimo. La fede in Cristo morto e risorto che nasce dall’accoglienza del Vangelo permette agli uni e agli altri di condividere le stesse ricchezze dell’unica storia della salvezza, ricchezze che ci consentono di accedere insieme, senza perdere la nostra originaria identità ma realizzandola pienamente insieme, a Dio Padre.
Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore».
E ora i nostri piedi si fermano
alle tue porte, Gerusalemme!
Gerusalemme è costruita
come città salda e compatta.
Là salgono insieme le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge di Israele,
per lodare il nome del Signore.
Là sono posti i seggi del giudizio,
i seggi della casa di Davide.
Domandate pace per Gerusalemme:
sia pace a coloro che ti amano,
sia pace sulle tue mura,
sicurezza nei tuoi baluardi.
Per i miei fratelli e i miei amici
io dirò: «Su di te sia pace!».
Per la casa del Signore nostro Dio,
chiederò per te il bene.
Salmo 121
Gal 3,26-28: “Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.” Dopo la Pasqua di Gesù non ci sono più i vicini e i lontani, non ci sono più muri di divisione, non più muri tra gli uomini, non più muri tra i popoli, non più muri dentro di noi. E la riconciliazione con Dio ci fa completamente nuovi. Nasce un’opera nuova. Nel cammino verso il padre, gli uni e gli altri, insieme, in un solo corpo, senza che nessuno prevalga sull’altro, in un solo Spirito. Questa è la nostra pace.