1 Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, 2 e camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore.
3 Commenti
giovanni nicolini
il 24 Aprile 2008 alle 05:39
Viaggiando in automobile si vedono tante cose belle. In bici se ne vedono di più e meglio. Ma nessuno vede meraviglie come chi cammina a piedi e con percorsi adatti alle sue forze in maniera di non essere distratto durante il cammino o dall’eccessiva fatica o dal pericolo del percorso. Così è del grande regalo della nostra Lectio quotidiana. Ci offre la possibilità di accorgerci di meraviglie che in un cammino più precipitoso e più diseguale non sapremmo cogliere e accogliere. Nel nostro calendario quotidiano io vengo ad accentuare la cosa, perchè sperimento quanto mi sia difficile rinunciare a questo cammino quotidiano e costante. Persino la grande grazia delle letture bibliche domenicali costituisce per la mia debolezza una certa prova proprio perchè, ovviamente e inievitabilmente, chiede un’interruzione del cammino quotidiano. Così, per esempio, ho chiesto a S.Marco di cui domani celebriamo la festosa memoria di farci il piacere di accogliere nella liturgia in suo onore un tratto della Lettera agli Efesini, in alternativa al testo che sarebbe previsto; così ho sottratto al testo di oggi alcuni versetti che, se Dio vorrà, celebreremo domani. Risultato: la Lectio si riduce oggi a questi due versetti, che hanno così un’ulteriore privilegiata possibilità di mostrarci tutta la loro ricchezza, al punto che li possiamo ricevere come nuovi e ancora una volta stupirci del divino splendore di ogni piccolo passaggio e particolare della Parola di Dio. L’invito che Paolo rivolge ai suoi fratelli di Efeso mi sembra un unico in tutto il Nuovo Testamento, sia perchè invita in modo diretto ad essere “imitatori di Dio”, sia perchè annuncia quale sia la fonte e l’energia di tale imitazione: l’essere i suoi “figli amati”. Mi sembra importante sottolineare che il “carissimi” della versione italiana traduce appunto il termine “amati”. Ed è a partire da questo che si svolge il potente pensiero di Paolo: siamo chiamati ad imitare Dio che ci ama, e lo possiamo fare amando a nostra volta. Dice al ver.2:”..camminate nell’amore”. Imitando così Dio Padre, noi imitiamo il Figlio, che primo e prima di tutti noi ha amato il Padre amando noi, amati da Lui: “..nel modo (alla lettera:”come anche Cristo vi ha amato..”) che anche Cristo vi ha amato”. L’amore di Cristo per noi ha la sua fonte e il suo culmine nella sua Pasqua:”..ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio…”. Quando dice “…offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore”, alla lettera è “…offrì se stesso per noi come oblazione e vittima a Dio in odore soave”. Qui a Gerusalemme ho qualche librone in meno da consultare e non sono sicuro di cogliere la differenza e il legame tra i due termini “oblazione” e “vittima”. Gioco d’azzardo proponendovi di pensare che il primo termine indichi preferibilmente l’atto di offerta, e il secondo la vitttima che viene offerta. Per questo faccio riferimento a Ebrei 10,5 che cita il Salmo 39(40),7. Come sappiamo Gesù, nel mistero del suo sacrificio d’amore porta a pienezza il convergere nella sua persona dell’offerente e dell’offerta. Ma adesso la pianto, perchè mi sembra di aggiungere solo inutili balbettii a quello che ognuno di voi trarrà da queste parole con la potenza della sua fede e della sua preghiera. Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Quale grandezza per tutti noi: essere “imitatori di Dio”! E’ possibile solo perché siamo “figli carissimi” o “diletti”, come dicono le traduzioni; bella quella della TOB: “figli che egli ama”! Il programma è tutto in quel “camminate nella carità”. Non è facile per noi; eppure, un atteggiamento di benevolenza, di “voler bene” a chi cammina con noi, è la chiave del nostro essere suoi figli. “Offerta e vittima di soave odore” mi ha ricordato le analoghe espressioni che abbiamo letto di recente nel Deuteronomio, già pensando all’offerta del Signore Gesù.
sabrina
il 24 Aprile 2008 alle 11:59
“Camminate nell’Amore” ci dice oggi San Paolo. E Gesù ci ricorda: “Io sono la Via.” Noi camminiamo in Lui! “Cristo è la Via che percorro. Ogni cammino dell’uomo è una via crucis che passa dal dolore e la morte verso l’Amore. Egli è il nostro cammino verso la Resurrezione, verso il Padre.” Anselm Grun
Ognuno di noi ha la sua Via Crucis da percorrere, ma dobbiamo farci “imitatori di Cristo”. Oggi, oltre a ripensare la mia vita in questa luce che la lectio mi offre, anche grazie alle preziose parole di don giovanni, penso ai pellegrinaggi che ognuno compie dentro la sofferenza di Gesù e dentro la Storia. Io ripenso al mio ultimo, recente e profondo memoriale a Monte Sole, fin verso Casaglia: via crucis di memoria, di morte, ma anche di Amore e Resurrezione. Memoria forte per la Storia del nostro Paese.
Viaggiando in automobile si vedono tante cose belle. In bici se ne vedono di più e meglio. Ma nessuno vede meraviglie come chi cammina a piedi e con percorsi adatti alle sue forze in maniera di non essere distratto durante il cammino o dall’eccessiva fatica o dal pericolo del percorso. Così è del grande regalo della nostra Lectio quotidiana. Ci offre la possibilità di accorgerci di meraviglie che in un cammino più precipitoso e più diseguale non sapremmo cogliere e accogliere. Nel nostro calendario quotidiano io vengo ad accentuare la cosa, perchè sperimento quanto mi sia difficile rinunciare a questo cammino quotidiano e costante. Persino la grande grazia delle letture bibliche domenicali costituisce per la mia debolezza una certa prova proprio perchè, ovviamente e inievitabilmente, chiede un’interruzione del cammino quotidiano. Così, per esempio, ho chiesto a S.Marco di cui domani celebriamo la festosa memoria di farci il piacere di accogliere nella liturgia in suo onore un tratto della Lettera agli Efesini, in alternativa al testo che sarebbe previsto; così ho sottratto al testo di oggi alcuni versetti che, se Dio vorrà, celebreremo domani. Risultato: la Lectio si riduce oggi a questi due versetti, che hanno così un’ulteriore privilegiata possibilità di mostrarci tutta la loro ricchezza, al punto che li possiamo ricevere come nuovi e ancora una volta stupirci del divino splendore di ogni piccolo passaggio e particolare della Parola di Dio.
L’invito che Paolo rivolge ai suoi fratelli di Efeso mi sembra un unico in tutto il Nuovo Testamento, sia perchè invita in modo diretto ad essere “imitatori di Dio”, sia perchè annuncia quale sia la fonte e l’energia di tale imitazione: l’essere i suoi “figli amati”. Mi sembra importante sottolineare che il “carissimi” della versione italiana traduce appunto il termine “amati”. Ed è a partire da questo che si svolge il potente pensiero di Paolo: siamo chiamati ad imitare Dio che ci ama, e lo possiamo fare amando a nostra volta. Dice al ver.2:”..camminate nell’amore”. Imitando così Dio Padre, noi imitiamo il Figlio, che primo e prima di tutti noi ha amato il Padre amando noi, amati da Lui: “..nel modo (alla lettera:”come anche Cristo vi ha amato..”) che anche Cristo vi ha amato”.
L’amore di Cristo per noi ha la sua fonte e il suo culmine nella sua Pasqua:”..ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio…”. Quando dice “…offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore”, alla lettera è “…offrì se stesso per noi come oblazione e vittima a Dio in odore soave”. Qui a Gerusalemme ho qualche librone in meno da consultare e non sono sicuro di cogliere la differenza e il legame tra i due termini “oblazione” e “vittima”. Gioco d’azzardo proponendovi di pensare che il primo termine indichi preferibilmente l’atto di offerta, e il secondo la vitttima che viene offerta. Per questo faccio riferimento a Ebrei 10,5 che cita il Salmo 39(40),7. Come sappiamo Gesù, nel mistero del suo sacrificio d’amore porta a pienezza il convergere nella sua persona dell’offerente e dell’offerta. Ma adesso la pianto, perchè mi sembra di aggiungere solo inutili balbettii a quello che ognuno di voi trarrà da queste parole con la potenza della sua fede e della sua preghiera.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Quale grandezza per tutti noi: essere “imitatori di Dio”! E’ possibile solo perché siamo “figli carissimi” o “diletti”, come dicono le traduzioni; bella quella della TOB: “figli che egli ama”! Il programma è tutto in quel “camminate nella carità”. Non è facile per noi; eppure, un atteggiamento di benevolenza, di “voler bene” a chi cammina con noi, è la chiave del nostro essere suoi figli. “Offerta e vittima di soave odore” mi ha ricordato le analoghe espressioni che abbiamo letto di recente nel Deuteronomio, già pensando all’offerta del Signore Gesù.
“Camminate nell’Amore” ci dice oggi San Paolo. E Gesù ci ricorda: “Io sono la Via.”
Noi camminiamo in Lui!
“Cristo è la Via che percorro. Ogni cammino dell’uomo è una via crucis che passa dal dolore e la morte verso l’Amore. Egli è il nostro cammino verso la Resurrezione, verso il Padre.”
Anselm Grun
Ognuno di noi ha la sua Via Crucis da percorrere, ma dobbiamo farci “imitatori di Cristo”.
Oggi, oltre a ripensare la mia vita in questa luce che la lectio mi offre, anche grazie alle preziose parole di don giovanni, penso ai pellegrinaggi che ognuno compie dentro la sofferenza di Gesù e dentro la Storia.
Io ripenso al mio ultimo, recente e profondo memoriale a Monte Sole, fin verso Casaglia: via crucis di memoria, di morte, ma anche di Amore e Resurrezione. Memoria forte per la Storia del nostro Paese.