14 Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: 15 “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo”.
5 Commenti
giovanni nicolini
il 24 Maggio 2008 alle 07:38
Ci troviamo oggi davanti al mistero del tempo. Esso si presenta sia nell’annuncio della consegna-arresto di Giovanni, sia nell’esplicita proclamazione da parte di Gesù:”Il tempo è compiuto”. Mentre nelle sapienze della mondanità il tempo è il grande – e terribile – involucro indifferenziato che avvolge ogni evento, nella rivelazione e nella fede ebraico-cristiana il tempo serve e obbedisce ai grandi eventi della storia. Per questo il tempo ha un significato e una funzione fino a Giovanni Battista, e con lui e la sua “consegna” “è compiuto”, finisce come tempo della profezia e dell’attesa per diventare “l’ora”, il presente, del regno di Dio. Provo a spiegarmi meglio: non è il tempo a comandare, ma sono gli avvenimenti che gli danno significato e lo governano. Il verbo che dice “l’arresto” di Giovanni – e che sarà usato anche per Gesù – significa il fatto episodico e concreto di quell’arresto che lo porterà alla morte e quindi alla fine del suo ministero profetico, ma, più profondamente, significa la sua “consegna”, che non è solo la consegna della sua persona e del suo messaggio, perchè in lui si raccoglie tutto il significato e l’importanza assoluta della storia, della fede, della profezia e della sapienza dei padri ebrei. Non c’è Cristo, non c’è predicazione della buona notizia del regno, se non in connessione necessaria – e “in seguito” – con la storia e la missione di Israele. Israele viene “consegnato” alla storia delle nazioni e allora il tempo assume il nuovo ultimo volto di tempo del regno di Dio. Come al ver.1 Gesù è annunciato come il “principio” del vangelo, ora si presenta come il compimento del tempo dell’attesa. In modo più marcato rispetto alle altre memorie evangeliche, Marco enfatizza il carattere assolutamente protagonista di Gesù rispetto al vangelo. Egli ne è il vero, reale annunziatore. Egli ne è l’oggetto. Una qualità del tempo, un tempo caratterizzato appunto dall’attesa e dalla profezia, è terminato. Vuol dire contemporaneamente che ha raggiunto il suo scopo e che è finito. Il regno di Dio che era lontano, e quindi annunciato dalle profezie come futuro, ora è vicino. Chiediamoci, con tremore e prudenza, che cosa voglia dire che “è vicino”. Vuol dire che nello stesso tempo è presente e anche non lo è. Se lo si intende come realtà esterna affermata e stabile, ormai dominante in pienezza, non lo è. Se lo si intende come presente e interpellante il cuore dell’uomo e la sua adesione, il regno è del tutto presente. Banalizzo dicendo che infatti noi sperimentiamo che la fede è l’ingresso presente in un futuro. L’invito perentorio ed esigente – “convertitevi e credete al vangelo” – dice un’urgenza assoluta e quindi una decisione altrettanto assoluta, sia di ogni persona, sia del popolo che intorno a questo annuncio di Gesù viene convocato. Per questo, il cristiano – e la comunità cristiana – pur nella temperie della storia, delle sue resistenze e del suo rifiuto, entra in una storia nuova nella quale il mistero di Gesù Cristo colloca tutti coloro che sono chiamati. Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
mapanda
il 24 Maggio 2008 alle 07:43
Gesù predica la “Buona Notizia” di Dio. Si può spiegare in diversi modi il significato di questa parola “Vangelo di Dio”. Ci piace pensare che voglia dirci che “Dio è buona notizia” per l’uomo. Diversamente da quanto insinuava il primo serpente ad Adamo (“Dio ha invidia di voi, sa che se mangerete del frutto diventerete come lui!”) per fargi credere che Dio non è buono con l’uomo. Gesù viene a dirci che Dio è buona notizia, è vangelo. Come anche ci annuncia la prima lettera di Giovanni: “Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che ora vi annunciamo: Dio è luce e in lui non vi sono tenebre” (1Giov 1:5). Abbiamo letto nel primo v. del nostro libro: “Inizio del vangelo di Gesù Cristo”: Per due volte troviamo in Marco la parola Vangelo unita a Gesù: “… per me e per il vangelo”: forse il Vangelo di Dio (vedi anche 1Tess 2) è proprio Gesù Cristo, la Buona notizia di Dio per gli uomini è il Suo amore manifestato in Gesù. Dopo che Giovanni fu messo in carcere, Gesù incomincia a predicare il Vangelo. Questo ci ricorda che se i testimoni della parola possono subire il carcere ed essere rinchiusi, non così la Parola di Dio che è sempre libera e annunciata. “Il tempo è compiuto…”: Gesù ci annuncia che il tempo delle promesse di Dio si è compiuto in Gesù. Questo ci offre occasione di conversione, cioè di accogliere da Lui il dono della salvezza offerta e donata. Il v. 15 porta una singolare espressione: “Credete nel Vangelo…” che oltre a leggere nel senso di “Credete al Vangelo…” abbiamo considerato nel suo significato locativo: credere essendo nel, rimanendo dentro al vangelo. Questo ci conduce a pensare che la fede richiesta da Gesù, che corrisponde anche alla conversione, è il rinunciare a ciò che soggettivamente pensiamo e crediamo giusto e vero di noi, di Dio, degli altri e del mondo, per “rimanere nel Vangelo”, e in esso (o da Lui, Gesù, che è la stessa cosa che dire Vangelo) riceviamo e impariamo, di noi, di Dio, degli altri e del mondo. Questo esige la spogliazione delle nostre certezze e sicurezze umane (che spesso sono invece paure) per aderire lietamente alla Sua Parola, alla Buona Notizia che Gesù ci ha dimostrato vera. Questa fede NEL Vangelo, NELLA buona Parola di Dio ci porta poi a cantare sempre le sue lodi: “Dio li salvò per il suo nome… li salvò dalla mano di chi li odiava. Allora credettero nelle sue parole, e cantarono la sua lode” (Sal 105:12 Gr.)
Quanti termini o verbi fondamentali in poche parole! La “consegna” di Giovanni, l’andare di Gesù…, il regno vicino, la conversione e il credere. Mi soffermo sull'”andare” di Gesù: mentre Giovanni sta nel deserto, sta presso il Giordano e tutti vanno a lui; mentre altri si raccolgono e si chiudono in comunità (come a Qumran), Gesù si mette in cammino; cominciando da una regione marginale e secondaria, va tra le persone, va incontro agli uomini e ai loro bisogni… E’ stato detto “profeta itinerante”. – “Convertitevi”: come è noto, significa “cambiate mente”, cambiate orientamento; è un richiamo forte a ri-orientare la propria vita verso questa “buona notizia” e affidarsi completamente ad essa. “Credete nel vangelo”, come spiega Mapanda.
sabrina
il 24 Maggio 2008 alle 10:02
I miei giorni sono come ombra che declina, e io come erba inaridisco. Ma tu, Signore, rimani in eterno, il tuo ricordo per ogni generazione. Tu sorgerai, avrai pietà di Sion, perché è tempo di usarle misericordia: l’ora è giunta. Salmo 101
lucy
il 26 Maggio 2008 alle 01:31
Gesù va a predicare in Galilea, in mezzo alla gente che vive, lavora, soffre. Non rimane nel deserto come Giovanni, non va nel tempio, va nei luoghi della vita. E l’annuncio non è per persone particolarmente “religiose”. L’annuncio è per tutti. Nell’annuncio c’è l’azione di Dio e l’azione dell’uomo. L’azione di Dio “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino” è espressa da due verbi al tempo perfetto, il tempo che indica un’azione conclusa, completata, già totalmente avvenuta, e i cui effetti perdurano nel presente. L’azione dell’uomo “convertitevi e credete al vangelo” è espressa da due verbi al presente, il tempo della continuità, dell’azione che si ripete. La storia ha avuto una svolta. Ora sta a noi, ogni giorno, con fatica, credere alla buona notizia, credere che Dio è qui, presente in mezzo a noi, nella nostra povera umanità, crederci tanto da cambiare vita.
Ci troviamo oggi davanti al mistero del tempo. Esso si presenta sia nell’annuncio della consegna-arresto di Giovanni, sia nell’esplicita proclamazione da parte di Gesù:”Il tempo è compiuto”. Mentre nelle sapienze della mondanità il tempo è il grande – e terribile – involucro indifferenziato che avvolge ogni evento, nella rivelazione e nella fede ebraico-cristiana il tempo serve e obbedisce ai grandi eventi della storia. Per questo il tempo ha un significato e una funzione fino a Giovanni Battista, e con lui e la sua “consegna” “è compiuto”, finisce come tempo della profezia e dell’attesa per diventare “l’ora”, il presente, del regno di Dio. Provo a spiegarmi meglio: non è il tempo a comandare, ma sono gli avvenimenti che gli danno significato e lo governano.
Il verbo che dice “l’arresto” di Giovanni – e che sarà usato anche per Gesù – significa il fatto episodico e concreto di quell’arresto che lo porterà alla morte e quindi alla fine del suo ministero profetico, ma, più profondamente, significa la sua “consegna”, che non è solo la consegna della sua persona e del suo messaggio, perchè in lui si raccoglie tutto il significato e l’importanza assoluta della storia, della fede, della profezia e della sapienza dei padri ebrei. Non c’è Cristo, non c’è predicazione della buona notizia del regno, se non in connessione necessaria – e “in seguito” – con la storia e la missione di Israele. Israele viene “consegnato” alla storia delle nazioni e allora il tempo assume il nuovo ultimo volto di tempo del regno di Dio.
Come al ver.1 Gesù è annunciato come il “principio” del vangelo, ora si presenta come il compimento del tempo dell’attesa. In modo più marcato rispetto alle altre memorie evangeliche, Marco enfatizza il carattere assolutamente protagonista di Gesù rispetto al vangelo. Egli ne è il vero, reale annunziatore. Egli ne è l’oggetto. Una qualità del tempo, un tempo caratterizzato appunto dall’attesa e dalla profezia, è terminato. Vuol dire contemporaneamente che ha raggiunto il suo scopo e che è finito.
Il regno di Dio che era lontano, e quindi annunciato dalle profezie come futuro, ora è vicino. Chiediamoci, con tremore e prudenza, che cosa voglia dire che “è vicino”. Vuol dire che nello stesso tempo è presente e anche non lo è. Se lo si intende come realtà esterna affermata e stabile, ormai dominante in pienezza, non lo è. Se lo si intende come presente e interpellante il cuore dell’uomo e la sua adesione, il regno è del tutto presente. Banalizzo dicendo che infatti noi sperimentiamo che la fede è l’ingresso presente in un futuro. L’invito perentorio ed esigente – “convertitevi e credete al vangelo” – dice un’urgenza assoluta e quindi una decisione altrettanto assoluta, sia di ogni persona, sia del popolo che intorno a questo annuncio di Gesù viene convocato. Per questo, il cristiano – e la comunità cristiana – pur nella temperie della storia, delle sue resistenze e del suo rifiuto, entra in una storia nuova nella quale il mistero di Gesù Cristo colloca tutti coloro che sono chiamati.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Gesù predica la “Buona Notizia” di Dio. Si può spiegare in diversi modi il significato di questa parola “Vangelo di Dio”. Ci piace pensare che voglia dirci che “Dio è buona notizia” per l’uomo. Diversamente da quanto insinuava il primo serpente ad Adamo (“Dio ha invidia di voi, sa che se mangerete del frutto diventerete come lui!”) per fargi credere che Dio non è buono con l’uomo. Gesù viene a dirci che Dio è buona notizia, è vangelo. Come anche ci annuncia la prima lettera di Giovanni: “Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che ora vi annunciamo: Dio è luce e in lui non vi sono tenebre” (1Giov 1:5).
Abbiamo letto nel primo v. del nostro libro: “Inizio del vangelo di Gesù Cristo”: Per due volte troviamo in Marco la parola Vangelo unita a Gesù: “… per me e per il vangelo”: forse il Vangelo di Dio (vedi anche 1Tess 2) è proprio Gesù Cristo, la Buona notizia di Dio per gli uomini è il Suo amore manifestato in Gesù.
Dopo che Giovanni fu messo in carcere, Gesù incomincia a predicare il Vangelo. Questo ci ricorda che se i testimoni della parola possono subire il carcere ed essere rinchiusi, non così la Parola di Dio che è sempre libera e annunciata. “Il tempo è compiuto…”: Gesù ci annuncia che il tempo delle promesse di Dio si è compiuto in Gesù. Questo ci offre occasione di conversione, cioè di accogliere da Lui il dono della salvezza offerta e donata.
Il v. 15 porta una singolare espressione: “Credete nel Vangelo…” che oltre a leggere nel senso di “Credete al Vangelo…” abbiamo considerato nel suo significato locativo: credere essendo nel, rimanendo dentro al vangelo. Questo ci conduce a pensare che la fede richiesta da Gesù, che corrisponde anche alla conversione, è il rinunciare a ciò che soggettivamente pensiamo e crediamo giusto e vero di noi, di Dio, degli altri e del mondo, per “rimanere nel Vangelo”, e in esso (o da Lui, Gesù, che è la stessa cosa che dire Vangelo) riceviamo e impariamo, di noi, di Dio, degli altri e del mondo. Questo esige la spogliazione delle nostre certezze e sicurezze umane (che spesso sono invece paure) per aderire lietamente alla Sua Parola, alla Buona Notizia che Gesù ci ha dimostrato vera.
Questa fede NEL Vangelo, NELLA buona Parola di Dio ci porta poi a cantare sempre le sue lodi: “Dio li salvò per il suo nome… li salvò dalla mano di chi li odiava. Allora credettero nelle sue parole, e cantarono la sua lode” (Sal 105:12 Gr.)
Quanti termini o verbi fondamentali in poche parole! La “consegna” di Giovanni, l’andare di Gesù…, il regno vicino, la conversione e il credere. Mi soffermo sull'”andare” di Gesù: mentre Giovanni sta nel deserto, sta presso il Giordano e tutti vanno a lui; mentre altri si raccolgono e si chiudono in comunità (come a Qumran), Gesù si mette in cammino; cominciando da una regione marginale e secondaria, va tra le persone, va incontro agli uomini e ai loro bisogni… E’ stato detto “profeta itinerante”. – “Convertitevi”: come è noto, significa “cambiate mente”, cambiate orientamento; è un richiamo forte a ri-orientare la propria vita verso questa “buona notizia” e affidarsi completamente ad essa. “Credete nel vangelo”, come spiega Mapanda.
I miei giorni sono come ombra che declina,
e io come erba inaridisco.
Ma tu, Signore, rimani in eterno,
il tuo ricordo per ogni generazione.
Tu sorgerai, avrai pietà di Sion,
perché è tempo di usarle misericordia:
l’ora è giunta.
Salmo 101
Gesù va a predicare in Galilea, in mezzo alla gente che vive, lavora, soffre. Non rimane nel deserto come Giovanni, non va nel tempio, va nei luoghi della vita. E l’annuncio non è per persone particolarmente “religiose”. L’annuncio è per tutti. Nell’annuncio c’è l’azione di Dio e l’azione dell’uomo. L’azione di Dio “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino” è espressa da due verbi al tempo perfetto, il tempo che indica un’azione conclusa, completata, già totalmente avvenuta, e i cui effetti perdurano nel presente. L’azione dell’uomo “convertitevi e credete al vangelo” è espressa da due verbi al presente, il tempo della continuità, dell’azione che si ripete. La storia ha avuto una svolta. Ora sta a noi, ogni giorno, con fatica, credere alla buona notizia, credere che Dio è qui, presente in mezzo a noi, nella nostra povera umanità, crederci tanto da cambiare vita.