31 E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell’uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare. 32 Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo. 33 Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: “Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”.
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Il rimprovero di Gesù a Pietro mi ha molto colpito specialmente in Matteo, dove è collocato subito dopo il primato.
Il Signore sceglie come pietra sulla quale edificare la sua chiesa il discepolo a cui poco dopo dirà ‘Lungi da me, Satana!’.
L’annuncio della passione, della Pasqua non è accolto da Pietro, che però aveva riconosciuto che Gesù è il Cristo.
Mi sembra oggi uno stimolo forte per pensare alla Chiesa. Come se Gesù ieri chiedeva ‘chi dite che io sia?’ e oggi ci dica chi siamo noi.
Gente come Pietro che un momento, per dono del Padre, riconosce Gesù e che un altro momento pensa secondo gli uomini, protestando contro la Pasqua.
Gente però che come Pietro viene continuamente perdonata e amata dal Signore..
Forse con queste parole il Signore vuole oggi regalarci e affidarci tutto il significato della sua proibizione a parlare del Figlio di Dio e dei prodigi da Lui operati.
Il titolo, il nome, che Gesù si attribuisce è molto importante. Tra i tanti significati che nelle Scritture e nella tradizione dei Padri ebrei questo nome assume, In Gesù sembra si debba dire che Egli si qualifica come “il Figlio dell’uomo” per affermare contemporaneamente due realtà: la sua appartenenza all’umanità immersa nel male e nella morte, e la potenza divina della sua persona che proprio attraverso la sua passione e morte inaugura e conduce il grande riscatto dell’umanità e l’umanità nuova che nasce dal sacrificio d’amore. Gesù è nello stesso tempo un vero figlio di questa umanità prigioniera del male della morte e l’inizio della storia nuova da lui riscattata dal male e dalla morte. Solo così si può parlare e si può conoscere il Figlio di Dio, e Dio stesso.
Per questo egli deve essere “riprovato”, cioè radicalmente respinto e ucciso, proprio dai più autorevoli rappresentanti di quel popolo che Dio ha scelto per custodire la preparazione e la profezia della salvezza universale.
E’ questa radicale contraddizione che spiega il perchè di quella proibizione da parte di Gesù di parlare di Lui e delle sue opere. Senza il suo supremo sacrificio d’amore tutto sarebbe esposto a deviazione.
E’ molto bello lo sguardo che al v. 33 Gesù rivolge sui discepoli. Respingere il rimprovero di Pietro è salvaguardare la verità della strada che i discepoli hanno intrapreso. Bisogna infatti tener presente che Pietro non contesta solamente il pensiero e l’affermazione di Gesù, ma tutto quello che sta per accadere.
Il riferimento a “Satana” evoca in noi le tentazioni dei vangeli secondo Matteo e secondo Luca, tese alla mondanizzazione del mistero di Dio e introdotte proprio dall’espressione “Se sei il Figlio di Dio…”.
La contraddizione espressa da Gesù tra il pensare secondo Dio e il pensare secondo gli uomini, non è solo per dire l’errore del pensiero umano, ma per affermare la sua satanica “verità”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni
E’ proprio di Marco questo sguardo di Gesù sui discepoli (v. 33). Ricorda l’episodio dei parenti che cercano Gesù stando fuori, e Lui, volgendo lo sguardo a quelli che lo circondano, risponde dicendo: “Ecco mia madre e i miei fratelli!” Oggi COMINCIA a insegnare, su ciò che lo aspetta. Lo sguardo sui discepoli, è per dirlo a tutti.
S.Basilio questa mattina ci parlava della differenza tra la caduta dei pii e degli indifferenti. Anche i pii cadono (e talvolta Dio stesso permette ciò, per il loro bene), scivolano quando si sono innalzati. Così oggi per Pietro. Gesù infatti parla del suo abbassamento. E’ molto ripetuto nel brano di oggi (e in quello di ieri) il verbo “ammonire, sgridare, ingiungere”. Ieri il Signore – dopo la confessione di Pietro – “ingiunge” loro di non parlare di Lui a nessuno. Oggi è invece Pietro che, preso in disparte Gesù, lo “ammonisce”. Allora Gesù “sgrida” Pietro, indicandogli cosa gli spetta: “Va dietro a me!”.
Perchè Pietro “sgrida” Gesù? Un suggerimento ricevuto ieri ancora da s. Basilio porta a pensare a due motivi: Pietro si sente autorizzato a fare ciò per un senso di superiorità (derivato forse dalla risposta esatta data ieri?); oppure la causa della reazione di Pietro è la tristezza per le parole di Gesù che hanno cominciato a rivelare ciò che lo aspetta: il disprezzo e la morte.
Gesù, preso in disparte da Pietro, si volta e vede i discepoli (dietro di Lui) e dice a Pietro: “Va dietro a me (meglio del deviante italiano: “Lungi da me!”, infatti non vuole mandsrlo lontano da sè)”. Sembra che dice a Pietro due cose insieme: 1. Non volere stare davanti a me, ma dietro, come discepolo, per imparare e per seguirmi; e 2. Va di nuovo dietro a me, torna là dove sono i tuoi condiscepoli, i tuoi fratelli; non distinguerti da loro, magari per arroganza, o per paura.
Il rimprovero del Signore a Pietro sono parole opportune di cura, che gli permettono di ritornare. Questa è stata infatti la prima parola che Gesù disse loro, chiamandoli: “Venite dietro a me!” Così oggi il Signore permette a Pietro di riprendere il cammino, gli dà la possibilità di ricominciare. E’ molto bello anche questo contrasto tra il testo dell’Apocalisse che ascoltiamo come prima lettura (capp. 17 e 18) e il vangelo di Marco di questi giorni. Da una parte ci viene presentata Babilonia, nella sua potenza che viene annientata, e nei suoi collaboratori, che sono i grandi della terra, che vengono abbassati; e nel Vangelo c’è
Gesù che parla del suo abbassamento e dei suoi discepoli che partecipano a questa strada di abbassamento e di passione, e che poi parteciperanno anche alla Sua gloria.
La nuova traduzione del v.33, anziché “Lungi da me, satana!”, propone “Va’ dietro a me, satana!”. Pietro viene chiamato “satana”, tentatore. Però, non viene respinto lontano. Viene invitato con forza a mettersi alla sequela di Gesù, sulla via che porta a Gerusalemme, in cammino verso la Pasqua. Il Signore continua a chiamare i suoi discepoli, li invita ad andare dietro di lui, come quel giorno sulle rive del lago, anche se non hanno capito e pensano secondo gli uomini e non secondo Dio.
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