9 Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risuscitato dai morti. 10 Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti. 11 E lo interrogarono: “Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?”. 12 Egli rispose loro: “Sì, prima viene Elia e ristabilisce ogni cosa; ma come sta scritto del Figlio dell’uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. 13 Orbene, io vi dico che Elia è già venuto, ma hanno fatto di lui quello che hanno voluto, come sta scritto di lui”.
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Il silenzio sulla Trasfigurazione è perfettamente in linea con quello che Gesù ha chiesto per tutti gli avvenimenti di potenza e di splendore della sua persona e della sua opera. Il primato di ogni “notizia” va dato al suo farsi piccolo fino al supremo sacrificio d’amore per la salvezza di tutta l’umanità. Solo a partire da questo, ogni prodigio sarà collocato in modo corretto come conferma del suo amore per l’umanità.
La domanda che i discepoli si fanno al ver.10 circa la risurrezione dai morti mi sembra non sia una domanda generale e generica sulla risurrezione, quanto un quesito su Gesù stesso come Messia che viene alla fine dei tempi. La fede dei padri ebrei attende per quel momento il ritorno del profeta Elia, come infatti i discepoli ripropongono al ver.11.
La risposta di Gesù, che allude a Giovanni Battista come a quell’Elia che “viene e ristabilisce ogni cosa”(ver.12), ricorda di lui fuggevolmente l’opera di preparazione alla venuta del Messia, ma insiste piuttosto sulla passione del Battista come profezia della Passione di lui Gesù. Come è scritto che il Figlio dell’uomo “deve molto soffrire ed essere disprezzato”(ver.12), così Elia-Giovanni Battista ha profetizzato nella sua passione la Passione di Gesù:”…hanno fatto di lui quello che hanno voluto, come sta scritto di lui”.
Chiedo scusa per il mio discorso confuso e contorto, ma mi sembra che anche il nostro testo sia un po’ complicato. Resta in ogni modo che il Signore vuole custodirci nella notizia luminosa del suo amore per noi, un amore che appunto passa per il suo abbassamento fino alla morte e alla morte di Croce.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Prima, Gesù aveva proibito ai suoi discepoli di parlare di lui. “E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno.” (8,30). Ora pone un limite temporale al silenzio: la sua Pasqua. Solo dalla Pasqua, dalla vita donata per amore e riavuta in modo pieno, come vita eterna, vita di Dio, si può comprendere l’uomo Gesù, le sue azioni, le sue parole. Tutto viene letto come segno della Pasqua. E solo allora se ne potrà parlare. E sarà la nostra vita, trasformata dalla Pasqua, a parlare.
v.9 “Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto”… Abbiamo ascoltato già molte altre volte nel vangelo di Marco questo comando di “non raccontare” che Gesù lascia a molti dopo averli guariti o liberati da demoni. Ma qui, diversamente da tutte quelle altre volte in cui la notizia dei segni compiuti da Gesù si propaga, “i discepoli tennero per se la cosa” (v.10).
I discepoli, che sono da più tempo e più a lungo con Gesù, forse hanno cominciato a imparare ad ascoltarlo e obbedirgi; eppure appare un pò strano questo silenzio dei discepoli (c’entra un pò anche la paura?), quando tutte le altre volte il racconto dei segni compiuti da Gesù subito viene divulgato, nonostante là pure Lui abbia chiesto il silenzio.
Alla domanda su Elia che deve tornare, Gesù risponde affermativamente, confermando che deve “ristabilire ogni cosa”. Ma subito (v.13) aggiunge che “hanno fatto di lui ciò che hanno voluto”. Elia non viene (nella persona di Giovanni Battista) nè con segni (“Giovanni non ha fatto alcun segno” Gv 10:40) nè con potenza umana, ma solo con la potenza e debolezza della Parola di Dio. Questo conferma come per lui, e poi per Gesù, e così anche per i discepoli, vadano insieme la efficacia della loro vita offerta, e la loro debolezza nelle mani degli uomini: “gli hanno fatto tutto ciò che hanno voluto”.
Dopo la confessione di Pietro, vediamo come l’insegnamento principale di Gesù sia quello che riguarda la Sua Pasqua: tutto il resto è finalizzato a questo, e senza questo risulterebbe incomprensibile.
Questo “volere” negativo degli uomini è molto presente nel Vangelo di Marco. Nel racconto della morte di Giovanni Battista (Elia) Erodiade “voleva” farlo morire; e Erode chiese alla ragazza che aveva danzato: “Chiedi ciò che vuoi, e te la darò!”. E quando lei rispose: “Voglio la testa di Giovanni”, Erode “non volle ” contraddirla. Ma lo vedremo anche nei testi della Passione di Gesù: Pilato chiederà alla folla: “Chi volete che vi liberi?”; e poi “Cosa volete dunque che io faccia a Gesù?”. Si può collegare il testo di oggi a quella parabola che Gesù racconta alla fine, già a Gerusalemme, sui vignaioli omicidi, che descrive la volontà buona di Dio che manda a loro successivamente i suoi servitori e alla fine il proprio Figlio. Ma davanti alla sua volontà di bene, che pensa i vignaioli comprenderanno, essi rispondono con malvagità, picchiando e uccidendo i servi, e anche lo stesso Figlio. E’ il mistero della salvezza, che è interno alla Scrittura: “come è scritto di lui” (v.13). Come leggiamo nel libro dell’Apoc.: c’è una grande guerra e il Figlio dell’uomo è chiamato “Agnello”.