38 Diceva loro mentre insegnava: “Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, 39 avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. 40 Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere; essi riceveranno una condanna più grave”.
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Continuiamo a considerare la grande unità del testo evangelico, anche quando ci apparisse come una semplice successione di memorie e di insegnamenti. Perciò, anche l’insegnamento di Gesù circa gli scribi, poniamolo in stretto legame con quanto Egli ci insegnava ieri sul Messia Signore e Figlio di Dio. E ricordiamo che il Mistero del Cristo ci veniva offerto attraverso quella “domanda” intorno alla sua signorìa compiuta attraverso il suo abbassamento fino all’obbedienza della Croce.
In questo modo il comportamento degli scribi non appare riprovevole solo per motivi di vuota ostentazione o di falsità disonesta e di ipocrisia…C’è molto di più! Il problema, si potrebbe dire, è più “teologico” che morale. E diventa un tema etico proprio perchè dice un attentato fondamentale al mistero stesso di Dio e del suo Messia. La vanità e la sete di potere degli scribi è opposta alla via indicata e compiuta da Gesù di Nazaret che in Se stesso ha celebrato il mistero del Figlio di Dio che da ricco che era si fece povero fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome.
Il farsi grande, come abbiamo ben visto in questo capitolo, è proprio dell’idolo e dell’idolatria. Il Dio di Israele, il Padre di Gesù Cristo, si rivela e si comunica nella piccolezza. E la potenza di Dio che è potenza d’amore, ci è stata presentata con il duplice comandamento che impegna e consuma tutto l’essere in tale tensione d’amore. Gli scribi sono inevitabilmente “grandi” di questo mondo. Ma in questo modo tutto il loro sapere e il loro insegnare è viziato. Essi dunque non assolvono il loro compito. Lo abbiamo ben visto nella vicenda di quello scriba “fuori norma” che poteva entrare così fortemente nell’insegnamento di Gesù, ai vers.28-34.
L’accenno alle vedove, al ver.40, ci prepara all’ incontro con l’ultimo grande personaggio del cap.12.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Questo giudizio sugli scribi è lo stesso che Gesù mostrò entrando in Gerusalemme, nel tempio, e nell’esempio del fico maledetto e seccato. Ciò che fanno gli scribi è l’opposto del comando dell’amore che Gesù
ha ricordato nei giorni scorsi: “Amerai Dio con tutto il tuo cuore e le tue forze…e amerai il prossimo come te stesso”. Oggi il giudizio di Gesù è sull’amore per se stessi. Gesù è venuto a liberarci da questo e a introdurci nel comando dell’amore, offrendosi per noi.
Amano passeggiare: meglio, “vogliono”. Descrive la dimensione “voluta” di una vita che guarda solo a se stessi e creca onori e compiacimento. Ma Gesù dice al Padre: “Non come voglio io, ma come vuoi tu!”.
Gli scribi, con questa volontà di essere i primi, con questo culto della perfezione esteriore e dell’apparire onorabili, creano dei problemi agli altri. Nascondendosi dietro la loro presunta osservanza (“ostentano di fare lunghe preghiere”) rendono ingiustamente complessa e pesante la vita delle altre persone (“divorano la casa delle vedove”).