26 E dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. 27 Gesù disse loro: “Tutti rimarrete scandalizzati, poiché sta scritto: Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse. 28 Ma, dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea”. 29 Allora Pietro gli disse: “Anche se tutti saranno scandalizzati, io non lo sarò”. 30 Gesù gli disse: “In verità ti dico: proprio tu oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte”. 31 Ma egli, con grande insistenza, diceva: “Se anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò”. Lo stesso dicevano anche tutti gli altri.
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Sembra che il ver.26 voglia avvertirci che Gesù e i suoi stanno uscendo dall’ambito oggettivo e protettivo della fede e della preghiera d’Israele per entrare nella “bufera” della storia umana. E’ il movimento che Dio fin da principio ha compiuto nel suo desiderio di salvezza dell’umanità esiliata dal suo giardino. Gesù è l’ultima e radicale venuta e presenza divina nella storia ferita dell’umanità. La sua Pasqua è l’apice di questa sua azione di salvezza.
La citazione di Zaccaria 13 che troviamo al ver.27 può essere accolta come un invito a ripercorrere la profezia di Zaccaria in un ambito più ampio, comprendente i cap.11-13 del suo Libro. Chi avesse il tempo di far questo sarà molto aiutato ad entrare in profondità nel nostro brano del Vangelo secondo Marco. Si vedrà infatti che anche la drammatica previsione dello scandalo e della dispersione del gregge per l’aggressione subìta dal pastore, è orientata verso un orizzonte del tutto positivo, che prevede il popolo di Dio come un popolo piccolo e umile, guidato da un Messia umile e povero, un popolo sorretto solo dalla sua semplice e profonda fede. Dunque la stessa comunità credente sarà veramente tale quando passerà attraverso lo “scandalo”, che sarà lo scandalo della Croce, cioè della sconfitta storica e della morte di Gesù!
Ma questa sconfitta come principio di una storia nuova nella verità e nella pace di Dio deve passare anche attraverso lo scandalo e la sconfitta dei discepoli. Al ver.29 Pietro reagisce alla predizione del Signore proclamando la sua determinazione di fedeltà che nessuno scandalo potrà toccare. Ma Gesù non cede! E proprio a Pietro e alla sua pretesa fortezza annuncia la deriva di un rapidissimo e vicinissimo rinnegamento.
Questo ci consente ora di evidenziare la promessa di Gesù al ver.28: “Ma, dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea”. Allora il Risorto da morte, cioè questo Dio che è entrato nell’abisso della povertà umana per liberarla, si incontrerà con i discepoli “risorti” dal loro tradimento e dalla loro fuga. La vita cristiana è sempre Pasqua. Non è quindi capacità e potenza nostra, ma salvezza donata da Dio.
Pietro e gli altri Apostoli sono il “fondamento” sul quale è edificata la Chiesa. Ma questo fondamento non è la loro virtù, ma la misericordia di Dio verso di loro. Di tale misericordia dovranno essere i testimoni e gli annunciatori. Pensate quanto questo sia meraviglioso. Pensate che guaio sarebbe se il fondamento fosse la perfezione morale di alcuni “eroi”, che non dovrebbero annunciare la salvezza che viene da Dio, ma la virtù che viene da loro!
Detto questo, penso che Pietro faccia bene a ribadire il suo intendimento anche al ver.31, che il testo di Marco accompagna con una nota di intensità e di insistenza: “Ma egli, con grande insistenza, diceva…”. E questo è pure del tutto vero, perchè la consapevolezza della fragilità non deve rischiare di attenuare o addirittura spegnere la forza dell’intenzione. L’importante è sapere bene – e agire di conseguenza! – che siamo chiamati ad una vita infinitamente più grande di noi, dove il nostro limite deve incontrarsi con la misericordia di Dio, e quindi far risplendere il mistero del suo infinito Amore per noi. Sarà questa esperienza dell’Amore salvifico e misericordioso di Dio a promuovere ed esigere che questo stesso Amore governi le relazioni tra di noi.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Gesù prevede lo scandalo, la dispersione dei suoi, il fallimento totale del gruppo dei dodici. Eppure, questa è la novità e la fecondità della Pasqua, apre alla speranza. “Ma, dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea”. Il cammino del Vangelo, iniziato in Galilea, riparte dalla Galilea, dalla periferia, dai luoghi dove la gente vive e soffre, con una nuova spinta, l’amore di Gesù che ha consegnato se stesso. Scandalo e promessa di novità, abbandono e missione: questa è la realtà della chiesa e di tutti noi suoi discepoli.