12 Soprattutto, fratelli miei, non giurate, né per il cielo, né per la terra, né per qualsiasi altra cosa; ma il vostro “sì” sia sì, e il vostro “no” no, per non incorrere nella condanna.
4 Commenti
giovanni nicolini
il 28 Ottobre 2008 alle 08:24
“Soprattutto..”: non una disposizione tra le altre, ma una norma di grande rilievo. Mi sembra sia importante sottolineare che non si tratta di un’esposizione della persona alla solitudine, quasi fosse priva di garanzie e di appoggi. La richiesta di non giurare è senz’altro segno e conferma dell’opera di Dio nella persona e nella storia di chi non ha bisogno di appellarsi che a se stesso; e questo è possibile e doveroso proprio per tutto quello che da Dio ha ricevuto. Non giurando nè per il cielo nè per la terra la persona tacitamente afferma che la garanzia forte di quello che afferma è in lui stesso. Il testo di riferimento più importante è Matteo 5,33-37, che può essere, nella sua maggiore ampiezza rispetto al nostro versetto, una buona guida di comprensione. Si evidenzia quindi che il non giurare è anche un atteggiamento di rispetto dovuto a Dio stesso. Giurare infatti per il cielo e per la terra appare proibito perchè coinvolge Dio cui il cielo e la terra appartengono. Dio accompagna le sue parole e le sue promesse con il giuramento, come si può vedere anche nel “Benedictus” di Luca 1. Ma forse proprio per questo il cristiano non può giurare. Forse l’indicazione più chiara e profonda viene dalla seconda parte del ver.12. La veracità del sì e del no nel discepolo del Signore dice come il suo parlare e tutta la sua vita siano chiamati a celebrare il suo legame profondo con la Parola di Dio. La veracità della Parola diventa il criterio di verità del credente. Da una parte la trasparenza evangelica manifestata da tutta la sua vita non ha più bisogno di altre garanzie. Dall’altra la signorìa del Signore del Vangelo su di lui impedisce ogni uso strumentale della persona e del mistero del Signore stesso. La sua presenza non può essere “usata” nè tanto meno “abusata”. Essa deve semplicemente trasparire non solo da ogni parola, ma da tutta la vita del credente. Pensiamo come la Parola di Dio si renda “naturalmente” presente nella parola e nella vita degli uomini e delle donne di Dio. Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
mapanda
il 28 Ottobre 2008 alle 09:45
Il “prima di tutto” che apre il versetto indica l’importanza che Giacomo attribuisce alle parole di oggi nel contesto dell’insegnamento dell’intera lettera. Nella lettera ai Romani troviamo due passi che forse possono aiutare. In Romani 3 si afferma, riprendendo l’insegnamento dell’AT, che solo Dio è veritiero, e ogni uomo è mentitore. Peraltro al cap. 9 Paolo afferma: Dico la verità in Cristo, non mentisco, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo… La prima citazione taglia alla radice ogni possibilità per l’uomo, in sè, di giurare; potendo Dio solo dare una testimonianza veritiera. Il secondo testo nel quale Paolo afferma che in Cristo dice la verità, mostra comunque che il giuramento sarebbe in contrasto con lo Spirito che chiede egli stesso di essere creduto. Ugualmente è importante 2 Cor.1,18-21 L’alternativa al giurare si potrebbe vedere in quello che Giacomo ci ha detto riguardo al rimanere sempre dentro la parola, da ascoltare e da fare.
maurizio
il 28 Ottobre 2008 alle 18:55
Ho visto la questione del giuramento un pò diversa dalla semplice risposta che viene chiesta oggi, come in Matteo e nella 2Cor. Come se da una parte ci fosse il tentativo autonomo dell’uomo di garantire sulla realtà, di averla in possesso..e dall’altra una risposta. Una risposta semplice alle richieste che vengono da Dio da chi non è in grado nemmeno di rendere bianco o nero un proprio capello. Risposta semplice non ‘decisa secondo la carne’ e generante confusione ma adesione piena e totale alla guida del Signore.
Tentennamenti, calcoli, convenienze, ripensamenti, preoccupazioni, silenzi, parole paroloni, astuzie… tutto viene spazzato via dal comando semplice, di pace ma efficace e stringente: il vostro si sia si e il vostro no no.
“Soprattutto..”: non una disposizione tra le altre, ma una norma di grande rilievo. Mi sembra sia importante sottolineare che non si tratta di un’esposizione della persona alla solitudine, quasi fosse priva di garanzie e di appoggi. La richiesta di non giurare è senz’altro segno e conferma dell’opera di Dio nella persona e nella storia di chi non ha bisogno di appellarsi che a se stesso; e questo è possibile e doveroso proprio per tutto quello che da Dio ha ricevuto. Non giurando nè per il cielo nè per la terra la persona tacitamente afferma che la garanzia forte di quello che afferma è in lui stesso.
Il testo di riferimento più importante è Matteo 5,33-37, che può essere, nella sua maggiore ampiezza rispetto al nostro versetto, una buona guida di comprensione. Si evidenzia quindi che il non giurare è anche un atteggiamento di rispetto dovuto a Dio stesso. Giurare infatti per il cielo e per la terra appare proibito perchè coinvolge Dio cui il cielo e la terra appartengono. Dio accompagna le sue parole e le sue promesse con il giuramento, come si può vedere anche nel “Benedictus” di Luca 1. Ma forse proprio per questo il cristiano non può giurare.
Forse l’indicazione più chiara e profonda viene dalla seconda parte del ver.12. La veracità del sì e del no nel discepolo del Signore dice come il suo parlare e tutta la sua vita siano chiamati a celebrare il suo legame profondo con la Parola di Dio. La veracità della Parola diventa il criterio di verità del credente. Da una parte la trasparenza evangelica manifestata da tutta la sua vita non ha più bisogno di altre garanzie. Dall’altra la signorìa del Signore del Vangelo su di lui impedisce ogni uso strumentale della persona e del mistero del Signore stesso. La sua presenza non può essere “usata” nè tanto meno “abusata”. Essa deve semplicemente trasparire non solo da ogni parola, ma da tutta la vita del credente. Pensiamo come la Parola di Dio si renda “naturalmente” presente nella parola e nella vita degli uomini e delle donne di Dio.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il “prima di tutto” che apre il versetto indica l’importanza che Giacomo attribuisce alle parole di oggi nel contesto dell’insegnamento dell’intera lettera. Nella lettera ai Romani troviamo due passi che forse possono aiutare. In Romani 3 si afferma, riprendendo l’insegnamento dell’AT, che solo Dio è veritiero, e ogni uomo è mentitore. Peraltro al cap. 9 Paolo afferma: Dico la verità in Cristo, non mentisco, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo… La prima citazione taglia alla radice ogni possibilità per l’uomo, in sè, di giurare; potendo Dio solo dare una testimonianza veritiera. Il secondo testo nel quale Paolo afferma che in Cristo dice la verità, mostra comunque che il giuramento sarebbe in contrasto con lo Spirito che chiede egli stesso di essere creduto. Ugualmente è importante 2 Cor.1,18-21 L’alternativa al giurare si potrebbe vedere in quello che Giacomo ci ha detto riguardo al rimanere sempre dentro la parola, da ascoltare e da fare.
Ho visto la questione del giuramento un pò diversa dalla semplice risposta che viene chiesta oggi, come in Matteo e nella 2Cor. Come se da una parte ci fosse il tentativo autonomo dell’uomo di garantire sulla realtà, di averla in possesso..e dall’altra una risposta. Una risposta semplice alle richieste che vengono da Dio da chi non è in grado nemmeno di rendere bianco o nero un proprio capello.
Risposta semplice non ‘decisa secondo la carne’ e generante confusione ma adesione piena e totale alla guida del Signore.
Tentennamenti, calcoli, convenienze, ripensamenti, preoccupazioni, silenzi, parole paroloni, astuzie… tutto viene spazzato via dal comando semplice, di pace ma efficace e stringente: il vostro si sia si e il vostro no no.