1 Nel giorno in cui Mosè ebbe finito di erigere la Dimora e l’ebbe unta e consacrata con tutti i suoi arredi, quando ebbe eretto l’altare e tutti i suoi arredi e li ebbe unti e consacrati, 2 i prìncipi di Israele, capi dei loro casati paterni, quelli che erano i prìncipi delle tribù e che avevano presieduto al censimento, presentarono un’offerta. 3 Portarono la loro offerta davanti al Signore: sei carri coperti e dodici capi di bestiame grosso, cioè un carro ogni due prìncipi e un bue ciascuno, e li offrirono davanti alla Dimora. 4 Il Signore disse a Mosè: 5 «Prendili da loro per impiegarli al servizio della tenda del convegno e assegnali ai leviti; a ciascuno secondo il suo servizio». 6 Mosè prese dunque i carri e i buoi e li diede ai leviti. 7Diede due carri e quattro buoi ai figli di Gherson, secondo il loro servizio; 8 diede quattro carri e otto buoi ai figli di Merarì, secondo il loro servizio, sotto la sorveglianza di Itamàr, figlio del sacerdote Aronne. 9 Ma ai figli di Keat non ne diede, perché a loro incombeva il servizio del santuario e dovevano trasportarlo sulle spalle.
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La versione greca del ver.1 mi porta a considerare il grande rilievo dei termini, che meno posso considerare nel testo ebraico data la mia quasi nulla conoscenza della lingua. Le Parole sono straordinarie, e portano a considerare Mosè come figura di Dio stesso, e la Dimora come l’Eletto, l’Unto del Signore, il Cristo! Mi affascina quel “ebbe finito”, che dice il compimento e il vertice di un’opera, e della stessa creazione; una pienezza, come pienezza dei tempi e della storia. E il verbo che in italiano è “erigere”, è la forma attiva del verbo classico della “risurrezione”: fece sorgere, innalzò…E così pure sono di rilievo gli altri verbi, come a sottolineare profeticamente che il Signore Gesù è la Dimora di Dio, la Tenda del Convegno tra Dio e l’umanità!
La tradizione ebraica osserva che quest’opera viene attribuita al solo Mosè, anche se di fatto vi è stato il concorso di molti, ma il testo vuole sottolineare che egli è il vero artefice, per la fedeltà con la quale ha osservato e comunicato il “modello” che contemplava nel cielo.
A completamento dell’offerta di tutti, ecco infine l’offerta dei prìncipi delle dodici tribù: diversamente dal testo ebraico, la versione greca cita il numerale “dodici”, forse per sottolineare il grande significato simbolico di questo numero nella struttura del popolo di Dio.
Con termini rari vengono descritti questi carri coperti, che appaiono essere anche simili a carri regali! Serviranno per il trasporto delle parti della Dimora affidate alla cura dei figli di Gherson e dei figli di Merari. Ai figli di Keat non viene dato nessun carro, perchè loro devono trasportare gli oggetti sacri della Tenda. Ma questi devono essere trasportati “sulle spalle”. Mi piace citare la presenza di questa espressione in Luca 15, dove si dice che il Buon Pastore porta a casa sulle spalle la pecora smarrita e ritrovata.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
L’offerta dei carri e dei buoi, che MOsè riceve dal popolo e poi passa ai leviti perchè se ne servano per il trasporto di tutti i materiali della Dimora.,Portando qiuesti materiali santi, i leviti danno un pò il segno del portare con sè Dio, come quando Paolo dirà che porta nel suo corpo i segni della passione di Gesù, e anche invita a “portare i pesi gli uni degli altri”. Dopo che Mosè ebbe unto la Dimora e l’altare, inizia il resoconto dell’offertta dei capi-tribù, offerta che poi i leviti ricevono come strumenti per il loro servizio di custodia e di trasporto delle cose sante della Dimora. Peraltro c’è differenza tra le tre famiglie dei Leviti. Alcuni devono portare le cose sui carri, invece i Keatiti – che hanno la custodia degli strumenti più santi – devono portarle sulle spalle.,Questi due modi di trasporto conducono a immagini molto simili. 2Cron 35:1 alla pasqua di Giosia, i leviti devono “deporre l’arca dalle loro spalle” e, liberati da quel peso santo, si mettono a disposizione dei loro fratelli.,I “carri coperti” o “eleganti/belli” . E’ una parola che (in ebr.) ritorna solo in Isa 66:20 che dice come saranno allora i popoli a ricondurre i figli di Israele su carri e “portantine” fino alla Gerusalemme. Anche qui il segno del “portare i fratelli”. Poi Dio aggiunge (in Isa): “anche tra loro (le genti) mi prenderò sacerdoti e leviti”.