1 Agrippa disse a Paolo: «Ti è concesso di parlare a tua difesa». Allora Paolo, fatto cenno con la mano, si difese così: 2 «Mi considero fortunato, o re Agrippa, di potermi difendere oggi da tutto ciò di cui vengo accusato dai Giudei, davanti a te, 3 che conosci a perfezione tutte le usanze e le questioni riguardanti i Giudei. Perciò ti prego di ascoltarmi con pazienza. 4 La mia vita, fin dalla giovinezza, vissuta sempre tra i miei connazionali e a Gerusalemme, la conoscono tutti i Giudei; 5 essi sanno pure da tempo, se vogliono darne testimonianza, che, come fariseo, sono vissuto secondo la setta più rigida della nostra religione. 6 E ora sto qui sotto processo a motivo della speranza nella promessa fatta da Dio ai nostri padri, 7 e che le nostre dodici tribù sperano di vedere compiuta, servendo Dio notte e giorno con perseveranza. A motivo di questa speranza, o re, sono ora accusato dai Giudei! 8 Perché fra voi è considerato incredibile che Dio risusciti i morti?
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Mi permetto di raccomandare vivamente a tutti i miei compagni di strada nella Lectio continua della Bibbia di custodire con cura gelosa queste “confessioni” di Paolo, che mi sembrano per noi di grande rilievo perchè ci confermano sull’unità di tutte le Scritture nella profezia e nella proclamazione di Gesù Figlio di Dio e Figlio dell’Uomo, a partire dal cuore della nostra fede, e cioè la risurrezione dei morti di cui Egli è il primo e il Principio.
Credo si debba ritenere l’apprezzamento che Paolo rivolge al re Agrippa non solo come una cortesia o una captatio benevolentiae, ma come un’occasione preziosa per l’Apostolo che ritiene di avere ora la possibilità di spiegare la sua vicenda e la sua posizione a persone che conoscono bene sia la sua storia personale, sia gli elementi fondanti della fede ebraica. Così i vers.2-3.
Paolo ricorda la sua vita totalmente impegnata sin dalla giovinezza secondo le rigorose esigenze della parte più impegnata del popolo ebraico, e cioè la setta dei farisei. I vers.4-5 rivendicano la notorietà della sua persona presso tutto il mondo giudaico. E in questo sembra pretendere che tale riconoscimento sia ora confermato! C’è continuità, e non frattura o rinnegamento, tra quel passato farisaico e la sua attuale professione di fede!
Egli infatti, dice ai vers.6-7, è totalmente legato alla grande “speranza” di Israele, speranza di cui, nella loro assoluta fedeltà, le “dodici tribù”, e cioè l’intero popolo di Dio – dove qui non si distingue più la particolare accentuazione della fede e della prassi farisaica – attendono il compimento “servendo Dio notte e giorno con perseveranza”. E tale fedeltà viene da Paolo confermata e implicitamente lodata. Dica il re Agrippa come mai di questa speranza Paolo viene ora accusato dai Giudei. Come mai questa incongruenza? Non è dunque Paolo a spezzare la fedeltà di Israele, ma lo sono i suoi persecutori!
Ed ecco infine la domanda severa che sembra coinvolgere tutti, anche il re Agrippa:”Perchè fra voi è considerato incredibile che Dio risusciti i morti?”. E’ implicito e sottinteso che i Giudei sono i veri negatori della loro fede e della loro speranza.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.