17 ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, 18 dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. 19 Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». 20 Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. 21 I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”». 22 Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto».
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Mancano nel testo riportato qui sopra le parole della seconda parte del ver.16: “Essi presero Gesù..”. Osservo con voi la grande importanza della scelta dei verbi e la tonalità particolare che questi assumono nell’interpretazione degli avvenimenti anche nei piccoli particolari. Così, questo “presero Gesù” del ver.16b è bene confrontarlo con gli altri due luoghi dove è presente nel Quarto Vangelo, in 1,11 dove di Gesù si dice che i suoi “non l’hanno accolto”, e in 14,3 dove Gesù promette ai suoi: “..vi prenderò con me”. Così anche qui, l’atto di “prendere Gesù” è arricchito dal significato di “accogliere” e di “prendere con sè”. Tutto diventa più ricco e più profondo, e soprattutto mostra come le nostre “negatività” e violenze vengono piegate a significati positivi e di conferma della potenza divina di Gesù. Tale potenza è confermata anche dal ver.17 dove il portare la croce non si compie per lui in condizioni di debolezza al punto che debba esserci un Cireneo che costretto a portarla con lui. Qui non c’è nessun aiutante e il testo sottolinea che Gesù porta la croce “da se stesso”(espressione che cade nella versione italiana); inoltre dove è detto che “si avviò verso..” il testo dice che “uscì”: ancora un verbo che, soprattutto a partire dal cap.16, ci ricorda che Gesù è “uscito” dal Padre, nel senso che Egli è veramente e pienamente il Figlio di Dio; anche adesso, dunque, mentre porta la croce verso il Golgota!,,Anche per la crocifissione si deve notare la particolarità di un evento in cui è confermata solennemente la sua regalità. Dice infatti non solo che l’hanno crocifisso e hanno crocifisso anche gli altri due condannati, ma : “lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo”, dove si esalta la sua collocazione tra loro, regalità salvifica proprio per loro due! Manca quindi anche la distinzione che Luca pone tra chi si pente e chi impreca. Salvati dalla potenza della Croce del Signore!,,Giovanni sviluppa molto ampiamente il particolare dell’iscrizione. Innanzi tutto è Pilato stesso a scrivere: come un riconoscimento, una dichiarazione! Gesù è veramente il re! Poi l’universalità della destinazione di tale proclamazione: la vicinanza a Gerusalemme, quindi al cuore della fede ebraico-cristiana. E le grandi lingue universali: ebraico, latino e greco. Universali per rilievo assoluto nella rivelazione, come l’ebraico e il greco, e nella storia delle civiltà e delle culture, come ancora il greco, e, nell’attualità del tempo di Gesù, il latino dell’impero romano. E infine il carattere indelebile e non ritrattabile dello “scritto”. Una definitività che riguarda Pilato stesso e il mondo che lui rappresenta. Quindi sia la fonte spirituale da cui il Cristo viene, sia il mondo al quale tutto questo deve essere annunciato e donato. Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il titolo posto da Pilato sulla croce di Gesù è importante perchè sottolinea la regalità di Gesù che viene proclamata sulla croce nelle lingue importanti del tempo. Gesù è proclamato re davanti a tutti i popoli in questo momento, perchè, come aveva detto, “quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me”. In realtà sono i Giudei là presenti – ci dice il v. 20 – a leggere l’iscrizione. E questa sottolineatura fa ricordare a noi, che siamo gente delle nazioni, che la salvezza portata da Gesù la riceviamo per la mediazione dei figli del popolo di Israele, che – nel bene e nel male – hanno contribuito a che il piano di Dio di salvezza per tutte le nazioni, si compisse. v. 18 Gesù viene crocifisso, e altri due uomini con lui: non dice Giovanni chi fossero, se ladri o briganti o ribelli, come ci dicono gli altri Vangeli: per lui sono due uomini tra i quali c’è Gesù. In questo modo possiamo pensare che sono l’immagine di tutti gli uomini: di ciascuno e di tutta l’umanità. Gesù è “nel mezzo”. Da una parte per sottolineare la sua particolarità: è lui l’agnello di Dio che in questa Pasqua viene offerto per la salvezza del popolo, e al quale soltanto (dei tre) non vengono spezzate le gambe, perchè dell’agnello pasquale è prescritto che non deve venire spezzato alcun osso (Gv 19:36). Ma d’altra parte è in mezzo, perchè come ha detto Giovanni Battista nella sua testimonianza a Gesù: “C’è uno in mezzo a voi…”. E questo fino alla fine, fino alla sua morte Gesù è in mezzo a noi. La morte di Gesù è unica, e nello stesso tempo, egli accomuna alla sua morte ogni uomo. E inoltre è in mezzo a noi fino alla fine. E’ Gesù stesso che porta la sua croce: Giovanni non fa accenno a Simone di Cirene. E’ per sottolineare come è questo re: non è venuto per farsi servire, ma per servire tutti e dare la sua vita in riscatto per tutti. E’ re, e il suo modo di regnare lo mostra nel modo in cui ragiunge il luogo della sua crocifissione: così mostra il suo cuore e la sua volontà: non essere servito ma farsi servo di tutti .
Il titolo posto da Pilato sulla croce di Gesù è importante perchè sottolinea la regalità di Gesù che viene proclamata sulla croce nelle lingue importanti del tempo. Gesù è proclamato re davanti a tutti i popoli in questo momento, perchè, come aveva detto, “quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me”. In realtà sono i Giudei là presenti – ci dice il v. 20 – a leggere l’iscrizione. E questa sottolineatura fa ricordare a noi, che saimo gente delle nazioni, che la salvezza portata da Gesù la riceviamo per la mediazione dei figli del popolo di Israele, che – nel bene e nel male – hanno contribuito a che il piano di Dio di salvezza per tutte le nazioni, si compisse. v. 18 Gesù viene crocifisso, e altri due uomini con lui: non dice Giovanni chi fossero, se ladri o briganti o ribelli, come ci dicono gli altri Vangeli: per lui sono due uomini tra i quali c’è Gesù. In questo modo possiamo pensare che sono l’immagine di tutti gli uomini: di ciascuno e di tutta l’umanità. Gesù è “nel mezzo”. Da una parte per sottolineare la sua particolarità: è lui l’agnello di Dio che in questa Pasqua viene offerto per la salvezza del popolo, e al quale soltanto (dei tre) non vengono spezzate le gambe, perchè dell’agnello pasquale è prescritto che non deve venire spezzato alcun osso (Gv 19:36). Ma d’altra parte è in mezzo, perchè come ha detto Giovanni Battista nella sua testimonianza a Gesù: “C’è uno in mezzo a voi…”. E questo fino alla fine, fino alla sua morte Gesù è in mezzo a noi. La morte di Gesù è unica, e nello stesso tempo, egli accomuna alla sua morte ogni uomo. E inoltre è in mezzo a noi fino alla fine. E’ Gesù stesso che porta la sua croce: Giovanni non fa accenno a Simone di Cirene. E’ per sottolineare come è questo re: non è venuto per farsi servire, ma per servire tutti e dare la sua vita in riscatto per tutti. E’ re, e il suo modo di regnare lo mostra nel modo in cui ragiunge il luogo della sua crocifissione: così mostra il suo cuore e la sua volontà: non essere servito ma farsi servo di tutti .
“…portando la croce…”: la croce non ci arriva tra capo e collo come una sventura dall’alto, va presa e portata dietro il Signore. – “verso il luogo detto Cranio, in ebraico Golgota”: non è “il monte Calvario” che siamo abituati a veder in tante opere d’arte; era una cava alta appena 5-10 metri, destinata alle esecuzioni capitali e alle sepolture. E’ – con tutta probabilità – il luogo su cui sorge la basilica del Santo Seplocro. – I due crocifissi con Gesù rappresentano i suoi discepoli, tutti coloro che accettano di essere con Lui sulla croce. – La scritta in ebraico, greco e latino fa riferimento alle scritte che, in uno dei recinti del Tempio, proibivano il passaggio ai non ebrei. Ora, nel tempio unico e vero, che è il corpo di Gesù, nel suo sacrificio, tutti hanno libero accesso al Padre.