1 Alla fine di ogni sette anni celebrerete la remissione. 2 Ecco la norma di questa remissione: ogni creditore che detenga un pegno per un prestito fatto al suo prossimo, lascerà cadere il suo diritto: non lo esigerà dal suo prossimo, dal suo fratello, poiché è stata proclamata la remissione per il Signore. 3 Potrai esigerlo dallo straniero; ma quanto al tuo diritto nei confronti di tuo fratello, lo lascerai cadere. 4 Del resto non vi sarà alcun bisognoso in mezzo a voi; perché il Signore certo ti benedirà nella terra che il Signore, tuo Dio, ti dà in possesso ereditario, 5 purché tu obbedisca fedelmente alla voce del Signore, tuo Dio, avendo cura di eseguire tutti questi comandi, che oggi ti do. 6 Quando il Signore, tuo Dio, ti benedirà come ti ha promesso, tu farai prestiti a molte nazioni, ma non prenderai nulla in prestito. Dominerai molte nazioni, mentre esse non ti domineranno.
7 Se vi sarà in mezzo a te qualche tuo fratello che sia bisognoso in una delle tue città nella terra che il Signore, tuo Dio, ti dà, non indurirai il tuo cuore e non chiuderai la mano davanti al tuo fratello bisognoso, 8 ma gli aprirai la mano e gli presterai quanto occorre alla necessità in cui si trova. 9 Bada bene che non ti entri in cuore questo pensiero iniquo: “È vicino il settimo anno, l’anno della remissione”; e il tuo occhio sia cattivo verso il tuo fratello bisognoso e tu non gli dia nulla: egli griderebbe al Signore contro di te e un peccato sarebbe su di te. 10 Dagli generosamente e, mentre gli doni, il tuo cuore non si rattristi. Proprio per questo, infatti, il Signore, tuo Dio, ti benedirà in ogni lavoro e in ogni cosa a cui avrai messo mano. 11 Poiché i bisognosi non mancheranno mai nella terra, allora io ti do questo comando e ti dico: “Apri generosamente la mano al tuo fratello povero e bisognoso nella tua terra”.
Seleziona Pagina
(commento di Giovanni Nicolini – 1^ parte:)
Conviene forse fare una prima osservazione riguardo all’interpretazione del “tempo”. Il tempo come strada della misericordia divina. Le cadenze del tempo segnate dalla “remissione” e non dalla condanna. E dunque anche il debito come una pena del tempo, di cui il tempo stesso nel suo scorrere segna la fine: “alla fine di ogni sette anni celebrerete la remissione”. E’ un po’ il contrario del tempo e della fine del tempo visti da una prospettiva che non conosce la misericordia divina. Questa misericordia come l’ultima parola!
La norma della resmissione è semplicemente il lasciar cadere il suo diritto da parte del creditore! Così il ver.2. La “remissione per il Signore” è più forte del diritto di esigere la restituzione. Non è una norma “razionale”! E’ semplicemente il fatto – l’evento – della misericordia divina come norma per le relazioni tra le persone. Non si tratta di irrazionalità, ma di una razionalità superiore, che ha al suo cuore la “famigliarità”: il tuo debitore è tuo fratello, e quindi la sua relazione con te esige la remissione del debito. Tant’è che con lo straniero, dice il ver.3, lo esigerai ( non mi sembra dica che “lo potrai” esigere).
C’è un’apparente contraddizione tra il ver.4 che dice “non vi sarà alcun bisognoso in mezzo a voi” e il ver.11, che noi ben ricordiamo dalla citazione di Gesù stesso in Gv.12 nella casa dei tre fratelli: “i bisognosi non mancheranno mai nella terra”. E’ apparente, perchè in realtà enfatizza la realtà, la bellezza e il dovere della remissione del debito come dinamica che accompagna tutta la storia del popolo.
Tanto più che, con un diverso vocabolo, il ver.7 non ci parla semplicemente di un debitore, ma addirittura di un “bisognoso”, quindi proprio di un povero. Così indica una situazione che molto probabilmente non vedrà alcuna possibilità di restituzione! Ma ugualmente si aprirà per lui la mano. E il ver.9interviene a prevenire il fatto che essendo vicino l’anno della remissione, si sarà tentati di non concedere un prestito in prossimità di tale scadenza: “..non indurirai il tuo cuore e non chiuderai la tua mano davanti al tuo fratello bisognoso”. E in più chiede anche la letizia del cuore! Questo sarà fonte della benedizione divina in ogni lavoro e in ogni cosa cui si mettesse mano.
Su tutto questo, che solo faticosamente e in modo vago è stato praticato da Israele stesso, possiamo farci una domanda legittima e forse opportuna, e cioè se un simile “regime” sarebbe stato o sarebbe anche oggi, disastroso. La crisi attuale potrebbe porre domande nuove e ampie come le sole capaci di cercare nuove strade di speranza del mondo. In ogni modo è chiaro che insegnamenti come questi rivelano un livello sapienziale straordinario, quale oggi non potremmo trovare. Anzi, neppure lo si giustificherebbe!
(termine 1^ parte – segue nella 2^ parte)
(2^ parte – segue da 1^ parte):
Ma tutto diventa stupefacente se si pensa all’intervento di Gesù di Nazaret su queste parole del Deuteronomio. Si provi a pensare allo “scandalo” da Lui provocato quando davanti al paralitico che gli è stato calato dal tetto, dice: “ti sono rimessi i tuoi peccati”. E questo entra nella preghiera che gesù insegna aiu suoi discepoli di tutte le generazioni: “rimetti a noi i nostri debiti, come noi lli rimettiamo ai nostri debitori”. Portare questa norma nell’orizzonte etico è uno scandalo! E così reagiscono che contestano la possibilità di rimettere i peccati perchè solo Dio può rimetterli. Ma questa è la potenza nuova che Dio, in Cristo, dona all’umanità. E’ questo il compito privilegiato della comunità che nasce dalla Pasqua di Gesù, la Chiesa! La Chiuesa che è chiamata a porsi al seguito del suo Signore che è venuto non per giudicare ma per salvare.
Ma la cosa è ancora più avanzata! Se infatti l’insegnamento antico chuedeva la remissione del debito per il fratello e non per lo straniero, la Pasqua di Gesù è convocazione di tutte le nazioni nella comunità messianica, e quindi nell’unica famiglia di Dio Padre. Per questo le Parole che oggi riceviamo dalla bontà di DIo chiedono un posto di privilegiata attenzione nella nostra mente e nel nostro cuore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Questo è un brano molto “evangelico”. Come sua sintesi ricordiamo il v, che dice “Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro. … Date e vi sarà dato, una buona misura vi sarà data in grembo”. Al v. 7 “Non indurite il cuore…” porta in greco una parola unica nella Bibbia: non “lasciate vuoto d’amore” il vostro cuore… . E’ molto bello trovare qui questa espressione. In positivo, ci dice che l’uomo ce l’ha l’amore nel cuore, perchè egli è fatto a immagine e somiglianza di Dio. Si tratta per noi perciò, di non lasciarci chiudere nel rifiuto, ma lasciare crescere l’amore che è in noi. Ieri il comando sulla decima ci ricordava che tutto è di Dio e tutto riceviamo da Lui. E anche oggi ci viene ricordato questo. Peraltro, oggi per molte volte viene usato il possessivo “tuo”, soprattutto al v. 11 (5 volte in un v. !!). Tutto è di Dio e tutto ci viene da Dio, perciò tutto è nostro. Anche s. Paolo ce lo ricorda: “Tutto è vostro. … E voi siete di Cristo e Cristo è di Dio”. Anche il fratello, il povero, il bisognoso è tuo; perchè ti sono stati affidati da Dio, e anche perchè loro sono per te fonte di benedizione da Dio. Per la benedizione di Dio, non ci saranno poveri nè bisognosi tra il popolo; e per la stessa benedizione, affinchè possiamo avere misericordia tra noi, i poveri ci saranno sempre. C’è la “parola buona” del Signore che oggi viene a noi, e ci porta la misericordia; e ci può essere una “parola cattiva”, (“nascosta” LXX) nel nostro cuore, una parola “stretta, avara” che si oppone alla parola buona e misericordiosa di Dio. Tutto questo lo ha fatto Gesù per noi, che “da ricco che era si è fatto povero per arricchire noi della (o “con la”) sua povertà”.