18 Vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva. 19 Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada». 20 Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». 21 E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». 22 Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti».
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Una piccola osservazione, un po’ critica nei confronti del titolo che la Bibbia di Gerusalemme assegna a questo episodio evangelico: “Esigenze della vocazione apostolica”. Non ci sembra che il Signore si rivolga ai soli apostoli, ma ad uno scriba e ad un altro dei suoi discepoli; non si tratta dunque di una vocazione speciale, ma di quanto è chiesto a tutti i discepoli di Gesù, sulla stessa linea di quanto abbiamo ascoltato ieri nel vangelo domenicale (“Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua”: la croce quotidiana non è una vocazione dei soli apostoli, ma di tutti i cristiani, anzi, è un patrimonio comune a tutti gli uomini).
Riguardo al fatto che “il figlio dell’uomo non ha dove posare il capo”, c’è da segnalare che la stessa espressione si ritrova nel racconto della Passione secondo Giovanni (19,30): “E, chinato il capo, consegnò lo Spirito”; in questo senso la vita di Gesù e dei suoi discepoli appare come una corsa che troverà riposo solo alla fine, nelle braccia del Padre.
La parte finale del vangelo è un’affermazione molto forte di risurrezione: “Seguimi e lascia che i morti…” significa che chi cerca di seguire il Signore ha già la vera vita e ha ormai alle spalle la morte.
Conclusivamente, il cuore del vangelo di oggiAggiungi un appuntamento per oggi sembra il rapporto molto stretto che progressivamente si viene a creare tra Gesù e i suoi discepoli, più forte di qualunque situazione e vicenda umana di fatica e separazione.
Un caro saluto a tutti/e. Francesco