46 Mentre egli parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli. 47 Qualcuno gli disse: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti». 48 Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». 49 Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! 50 Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».

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In molti modi, con il suo insegnamento, le sue opere, e anche attraverso le contradizioni e le opposizioni alla sua presenza e alla sua missione, Gesù ci ha progressivamente rivelato e mostrato il popolo che si raccoglie intorno a Lui. La sua Chiesa. Abbiamo visto accolti poveri e peccatori, abbiamo visto contrari a Lui uomini della legge e della tradizione. Abbiamo visto tutto il suo desiderio di accogliere ognuno che cerci la salvezza e la vita nuova. In questa conclusione del cap.12 la comunità cristiana si definisce come famiglia, come la famiglia di Gesù.
Mi pare che in questi versetti che oggi il Signore ci regala ci siano parole rivelatrici, di grande importanza. Non dovete pensare a queste persone che lo cercano e lo chiamano secondo l’immagine che giustamente ce ne siamo fatta, parlo in particolare per la madre, ma semplicemente per il rilievo che hanno per Gesù, come per tutti, le appartenenze famigliari. Dunque veniamo a sapere dai vers.46-47 che i suoi famigliari stanno fuori e lo cercano per parlargli. Questa loro posizione viene a confronto, nelle parole di Gesù, con quella dei discepoli. Qui mi sembra esserci la sostanza dell’episodio.
Alla forza evidente e “naturale” di una specie di “diritto” di queste persone, di una specie di loro primato nella relazione con Lui, Gesù oppone la realtà e il volto profondo della sua vera “famiglia”. Questa contrapposizione la si capisce bene attraverso due parole, almeno mi sembra: l’espressione “stare fuori” e l’espressione per la quale “lo cercano per parlargli”. Così diventa importante accorgersi del rilievo delle prime parole del nostro testo: Gesù “parlava ancora alla folla”. Indicando i discepoli, ci possiamo chiedere se indichi tutta la folla o una parte di essa. Nel testo parallelo di Marco 3,31-35, non si citano esplicitamente i discepoli, ma li si indica come “quelli che erano seduti attorno a Lui”, e Luca li qualifica come “coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica”(Luca 8,21).
Tutto questo mette in luce la figura dei discepoli. Essi non “stanno fuori”, ma sono intorno a Lui. Essi non lo cercano per parlargli, ma se mai per ascoltarlo! Ecco allora il volto della comunità raccolta intorno a Gesù, che oggi viene da Lui indicata e qualificata come la sua vera famiglia. La “volontà del Padre” di cui dice il ver.50, si può pensare appunto come la situazione e l’atteggiamento dei “discepoli”, e forse di tutta questa folla, che gli sta intorno per ascoltarlo!
Ed è splendida la precisazione del ver.50 che attribuisce la preziosità di questa relazione famigliare a “chiunque fa la volontà del Padre”, cioè ad ogni discepolo. Di lui dice Gesù: “egli è per me fratello, sorella e madre”. C’è anche una nota di “minorità” che il Signore sembra volersi attribuire con queste parole. Non dimentichiamo soprattutto l’immagine della “Chiesa Madre” così importante per la Chiesa degli inizi e amabilmente ripresa dall’insegnamento di Papa Giovanni. Ogni discepolo di Gesù gli è “madre” perchè lo accoglie e perchè lo comunica, lo fa nascere, nel cuore e nella vita di altri.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Oggi Gesù ci mostra come attraverso di lui viene allargata la famigliarità con Dio. Grazie a Lui e con Lui anche i discepoli chiamano e hanno Dio per Padre, e sono fratelli sorelle e madri di Gesù.
C’è dunque un grande allargamento di orizzonti nel brano di oggi:. 1. rispetto alla generazione di cui si diceva nei vv. precedenti “generazione malvagia e adultera”; 2. rispetto a quella da “carne e sangue”, con le sue esigenze e presunzioni; 3. fino a una generazione universale, secondo questo testo, dove è Dio che “fa” il suo popolo e lo costituisce come tale: la Chiesa, la Sua famiglia, cioè quelli che sono fatti e si fanno discepoli del Signore e non sono più “stranieri né ospiti” rispetto a Lui e tra di loro, ma famigliari di Dio.
In questi vv. viene mostrata la “nuova generazione”, diversa da quella “malvagia e adultera” vista nei brani precedenti. E’ la generazione – dice Gesù – “del Padre mio”. E vediamo qui anche la “casa” alternativa a quella di cui abbiamo letto ieri, che era una casa vuota, in cui gli spiriti malvagi potevano entrare con facilità. In questa casa invece c’è Gesù, con in suoi discepoli, che per la sua parola sono la sua famiglia: è una casa piena della volontà di Dio.
E a proposito dell’ “ampiezza” di questa famiglia, ci aiuta anche il paragrafo della Piccola Regola sulla Castità, letto oggi: è questo cuore casto e obbediente che origina la familiarità con tante persone (anche straniere). I discepoli di Gesù sono chiamati a comprendere che con Lui la loro fraternità è dappertutto, e che possono anche sperare – per grazia di Dio – di generare figli nella fede.
Tutti i commenti che qui ho letto non trattano il problema più controverso. i “fratelli ” di Gesù.
La Chiesa tende ad accreditare l’ipotesi che in Israele anche i cugini venivano chamati fratelli. Ma in una versione dei Vangeli attentissima alla filologia ( Gallimar – Biblioteque de la Pleiade) ci si limita ad osservare che “plusieures lecons omettent ce verset” Non credo sia necessario aggiungere commenti.