10 Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli. 11 È venuto infatti il Figlio dell’uomo a salvare ciò che era perduto. 12 Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? 13 In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. 14 Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda.
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Mi sembra si debba considerare con molta attenzione l’espressione “non disprezzare” del ver.10, perchè essa chiede di ripudiare un’istintiva sottovalutazione dei piccoli che magari anche aiutiamo, ma proprio a partire dalla considerazione della loro povertà-fragilità. Il testo che oggi il Signore regala alla nostra preghiera e alla nostra vita è molto più esigente, e a priori ci ricorda il valore supremo che i piccoli hanno per Lui: “i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli”! Quindi i piccoli vanno onorati e serviti perchè nel “mondo di Dio”, che è rovesciato rispetto al nostro, questi piccoli, attraverso i loro angeli sono “già” nello splendore dell’elezione divina!
Solo tenendo fermo quanto ascoltiamp dal ver.10, possiamo coerentemente considerare la piccola parabola della pecora smarrita. Rispetto al testo parallelo di Luca 15, dove la pecora smarrita è il peccatore, qui la pecora smarrita che sono questi piccoli, è proprio il piccolo, che in quanto tale è esposto al pericolo di perdersi: sia egli un bambino, o un povero, o un malato, o uno dei nostri fratelli e sorelle che ci sono vicini. Perchè forse ognuno di noi è alla fine un piccolo! Mi sembra che oggi questi “piccoli” ci vengano preziosamente affidati di nuovo, nella grande luce della predilezione divina.
Quando il ver.14 ribadisce la ferma volontà di nostro Padre, con parole più forti di quello che ascoltiamo dal testo italiano – “Così non è volontà davanti al Padre vostro che è nei cieli che si perda uno solo di questi piccoli” – tale volontà ci è consegnata come suprema responsabilità storica, alla quale mi sembra che nessuno possa sottrarsi. Io penso di essere per i miei famigliari, fratelli e sorelle, una pecora che è esposta a perdersi facilmente, e loro sono per me quei prediletti di cui Lui non vuole che neppure uno si perda. Così mi pare di poter dire che mentre nella parabola di Luca io sono sempre il peccatore che va cercato, qui la risonanza più forte della Parola del Signore è appunto la celebrazione nella nostra vita della ricerca che Dio fa di ognuno dei suoi prediletti piccoli. Ricerca fino alla Passione di Gesù.
E’ bello poterci oggi intrattenere anche con la gioia di Dio per il piccolo perduto che è stato ritrovato (ver.13).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il brano di oggi ci mostra le cose del cielo. C’era una guerra in cielo, e dopo questa guerra il drago fu gettato in basso. E in cielo si canta che “ora è giunta la salvezza, perché è stato precipitato l’accusatore dei nostri fratelli. In cielo ora non c’è più l’accusatore, ma ci sono gli angeli di questi piccoli, che vedono sempre il volto del Padre. E sono questi stessi piccoli che il Signore ci ha affidato, che guardano sempre il volto di Dio. E se uno di loro dovesse smarrirsi, il Signore assicura che farà di tutto per recuperarlo a sé. Non c’è infatti presso Dio “volontà alcuna” che perisca anche uno solo di questi piccoli.
v. 10: “Non disprezzare” questi piccoli. È una azione che rischiamo di fare con grande leggerezza, p.es. quando guardiamo qualcuno “dall’alto in basso”. È anche in questo modo che possiamo “far perdere” uno di questi piccoli. Al contrario, la volontà e l’opera del Signore è quella di cercare e raccogliere i suoi figli dispersi. Ci invita a fare come Lui.
E ci dice che per Dio Padre, come per Gesù, ogni piccolo è importante, ciascuno. E ciascuno viene amato e cercato.
Il Signore ci ha mostrato che Lui per primo non ha “disprezzato” il piccolo che siamo noi. E ci chiede di fare altrettanto con i fratelli (e con Lui stesso!?).
Di questo uomo che ritrova la pecora perduta viene sottolineata la “gioia” (v. 13), perché ha avuto modo di esercitare la misericordia. Ricorda l’esultanza di Dio descritta dal profeta Sofonia (3:17), per il ritorno di Israele, e la gioia del padre per il ritorno del figlio che si era allontanato dalla casa (Lc 15).
La condizione di piccolezza non deve dunque farci paura, perché è l’occasione per Dio di venirci a cercare: siamo piccoli figli suoi. Queste sono parole di pace per ciascuno di noi.