32 Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. 33 Così anche voi: quando vedrete tutte queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. 34 In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. 35 Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. 36 Quanto a quel giorno e a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli del cielo né il Figlio, ma solo il Padre.
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PRIMA PARTE
Premetto un piccolo “inciso” per cogliere con voi la bellezza e l’importanza delle prime parole che oggi il Signore regala alla nostra preghiera e alla nostra vita: “Dalla pianta di fico imparate la parabola..”. Imparare la parabola dal fico vuol dire, mi sembra, ricordare e fare attenzione a come tutto intorno a noi sia “parabola” del Signore. La più parte resta parabola non spiegata. Quella che lo è ci mostra come in ogni realtà della natura e della storia è celato e presente il mistero del Signore, Padre, Figlio e Spirito Santo. Come quindi siamo invitati a guardarci intorno con attenzione interiore, nella consapevolezza che tutto è molto più importante e prezioso di quello che possiamo percepire.
L’avanzare della primavera verso l’estate si manifesta con “segni”sui rami e nelle foglie, che ci dicono che “l’estate è vicina”. Da questo Gesù ci invita a raccogliere tutto quello che, almeno in questo capitolo, ci sta dicendo: in tutto e dappertutto si manifesta la vicinanza del Signore. Non una vicinanza che dice che che sta per esserci ma ancora non c’è, ma per dirci che Colui che prima era lontano adesso è vicino. Per dirci quindi una presenza che anche se ancora non è nella pienezza della sua manifestazione, per la nostra fede è già reale presenza! A proposito del ver.34 sono state date molte letture e molte cose voi trovate nelle note delle nostre bibbie. Io ve ne dico una che non c’è, e quindi non fidatevi di me! Io interpreto “questa generazione” come la nostra generazione, quella che ha come primogenito Gesù il Figlio di Dio, generazione cui tutti apparteniamo. Certamente tutti i battezzati, e in loro tutta l’umanità. E per questo, tutte le generazioni di questa ultima ora della storia che va da Gesù fino alla pienezza della sua presenza sono già affacciate alla fine di tutto nella signorìa di Gesù. Quindi noi, pur nel travaglio della storia e dei suoi drammi, vivendo in essi la Passione stessa del Signore, contempliamo tutti i segni della sua risurrezione e della sua gloria. E questo, sia pienezza mirabile della Divina Liturgia, della Messa, e quindi nella carità, in quel mistero d’Amore che si pone come il comandamento grande e unico, epifanìa sublime della presenza di Gesù tra noi e in noi.
SECONTA PARTE
Questo mi sembra confermato dal ver.35, che si presenta come “polare” rispetto al ver.34. Là si diceva dell’imminenza della fine, qui sembra si affermino tempi lunghi, nei quali passeranno il cielo e la terra mentre le parole di Gesù non passeranno. Credo sia proprio così! Fino alla fine il Vangelo di Gesù proclamerà che tutto in Gesù ha trovato il suo fine e la sua pienezza, che noi siamo chiamati a testimoniare nel mistero dell’Amore, pur nel travaglio ancora presente nella storia umana.
Anche il ver.36 è molto commentato a motivo di quel non sapere il giorno ultimo nessuno; non lo sanno nè gli angeli del cielo, e, appunto, “nè il Figlio”! Anche qui io sussurro una mia ipotesi. A me sembra che l’affermazione sia importantissima perchè conferma e illumina quello che Gesù è venuto a regalare alla vecchia stirpe di Adamo, che aveva cercato di “rubare” a Dio la divinità, ingannato dal diavolo che gli diceva “..diventerete come Lui”, appunto prendendo quello che non si doveva prendere. Invece adesso sappiamo e vivamo come si diventi figoli di Dio, partecipi della sua vita: non rubando, ma ricevendo e accogliendo. Il Dio Figlio, il Figlio di Dio, ci rivela e ci regala tutto questo. Lui per primo, quindi, “riceve” dal Padre tutto quello che è. Per questo resiste alla tentazioni del diavolo che tenta di trasformare il suo essere Figlio di Dio in un privilegio di potere, mentre Gesù ne fa il principio della sua obbediemnza fino alla Croce. Questa mi sembra l’intenzione profonda anche di questo versetto. Quindi, anche noi non sappiamo ” il giorno e l’ora”, ma sappiamo, da Gesù e in Gesù, che tutta la nostra vita è ormai chiamata ad essere la vita dei figli di Dio, fratelli tra loro, chiamati ad essere una cosa sola tra loro e con il Padre e il Figlio nello Spirito Santo che ci è stato donato.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.