26 Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo». 27 Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, 28 perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati. 29 Io vi dico che d’ora in poi non berrò di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio».30 Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
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Ci troviamo con queste parole evangeliche all’incontro supremo fra Dio e la creatura umana. La bellezza divina del nostro testo ci suggerisce oggi più silenzio che parole, anche perchè la grazia straordinaria di poter ascoltare la Parola di Dio ogni giorno nella celebrazione della divina liturgia apre sempre nuovi orizzonti di meraviglia e di stupore. Notate come Gesù oggi pronunci queste parole e compia questi gesti in grande continuità con il testo precedente, dove lui, come ogni altro ebreo, siede alla mensa pasquale e mangia insieme ai suoi. Dio ormai è completamente dato a noi: come uomo si offre in cibo e come Figlio di Dio stipula l’alleanza nel suo sangue.
Si è fatto un grande cammino dai grandi segni sacramentali del Sinai e della manna e, in segni sempre più piccoli, il mistero di Dio si raccoglie per raggiungere la piccolezza della sua cretaura amata.
D’altra parte, in queste poche parole e pochi gesti tutto il grande cammino della preparazione e della profezia giunge al suo termine e anche la prospettiva finale espressa dal v 29 per quel vino che, Gesù dice, “Berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio”, ci dà tutto lo spessore della riapertura del paradiso e dell’albero della vita.
Non si può disgiungere l’abisso drammatico del sacrificio d’amore dalla portenza salvifica di questa mensa pasquale. In particolare, la versione di Matteo sottolinea l’intimità dell’incontro con alcune preziose precisazioni: “mangiate”, “bevete”, “lo berrò nuovo con voi.
Da ultimo, non può sfuggirci una precisazione a proposito del calice, al v. 27: “Bevetene tutti”: Come in Gv 13 Gesù a tutti, anche a Giuda, lava i piedi, così anche qui ci troviamo davanti all’invito, che, per quello che riguarda il Signore, comprende e invita tutti.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Anche per me è stato bello notare il piccolo particolare dell’aggiunta che fa Matteo:”lo berrò nuovo CON VOI”. Mi sono ricordata che questa espressione è sia all’inizio che alla fine del Vangelo di Matteo:all’inizio nel Suo Nome, annunciato dalle Scritture (“a lui sarà dato il nome di Emmanuele,che significa Dio con noi” Mt 1,23); alla fine, proprio nell’ultimo versetto del Vangelo, nella Sua promessa ai Suoi (“Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” Mt 28,20).
Dal mistero dell’incarnazione fino alla Sua suprema offerta d’amore, tutto è avvolto dal mistero della comunione, da questo Suo desiderio di ESSERE CON NOI.
Il fatto di poter ascoltare oggi una delle fonti dell’Eucarestia (si può dire così?)mi è sembrato molto bello e mi ha anche portato qualche interrogativo.
Mi sembra sia stata percorsa molta strada dalla cena di Gesù fino alla Messa dei nostri tempi.
Da una parte una grande continuità, nel corpo e nel sangue del Signore, dall’altra molti ‘arricchimenti’..
Resta la testimonianza eterna e presente di un Dio che mette il suo corpo e il suo sangue per la salvezza di tutti gli uomini. Il suo desiderio si essere con noi, come ha scritto Celina, forse è l’unica speranza vera.
Per chi interessa, dozziani e non, una storia riguardante Sant’Antonio di Padova
http://it.wikipedia.org/wiki/Miracolo_eucaristico_della_mula
“Questo è il mio sangue dell’alleanza”: mentre l’antica alleanza era stata suggellata in modo solenne, straordinario, la nuova viene ratificata in mdo semplice, umile, modesto. Gesù la rinnova con un normalissimo incontro tra commensali, un pasto in comune, come tutte le cose belle che gli uomini festeggiano stando a tavola insieme. Il Signore si fa pane per noi, nutrimento che ci fa vivere; così anche noi dovremmo farci pane per gli altri, persone che comunicano vita, mai limitarla o spegnerla.
“Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia” (Gv 1): il Corpo e il Sangue del Signore. L’Eucarestia porta a compimento in pienezza la Pasqua antica e la antica economia, perché nella Eucaristia c’è tutto, e quindi anche la pienezza del dono di Dio.
Si tratta di assumere il sangue nuovo dell’alleanza, non tanto di aspergerlo come in antico: e questo sangue bevuto cambia la nostra stessa natura.
Accostiamo le parole di oggi della istituzione della Eucaristia alle parole di Giov 12:24: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”. Il Suo sangue dell’alleanza è versato per molti per il perdono dei peccati. Oggi è Gesù solo che verserà il suo sangue, per la remissione dei peccati di molti; ma come il chicco di grano, anche il sangue di Gesù porta molto frutto. E al v. 29 leggiamo: “Lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre”. Gesù fa la Pasqua con i suoi discepoli, e annuncia loro che lo berrà ancora, nuovo, insieme a loro nel Regno: è una promessa che Gesù condivide la risurrezione e la gloria del regno insieme ai suoi discepoli.
GRANDE MAPANDA!!!!!!!!!!!!