1 Salmo. Di Davide.
Signore, chi abiterà nella tua tenda?
Chi dimorerà sulla tua santa montagna?
2 Colui che cammina senza colpa,
pratica la giustizia
e dice la verità che ha nel cuore,
3 non sparge calunnie con la sua lingua,
non fa danno al suo prossimo
e non lancia insulti al suo vicino.
4 Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,
ma onora chi teme il Signore.
Anche se ha giurato a proprio danno,
mantiene la parola;
5 non presta il suo denaro a usura
e non accetta doni contro l’innocente.
Colui che agisce in questo modo
resterà saldo per sempre.
Seleziona Pagina
Davanti alla Parola di questo Salmo sento importante ricordare l’opportunità e la preziosità di chiedere sempre al Signore Gesù di essere Lui a farci ascoltare la Parola prima che noi possiamo farvi sosta, per riflettervi e per pregare. Ascoltata da Lui la Parola diventa subito luminosa, semplice e vera! Infatti solo Lui può ascoltarla, proclamarla e camminare in essa in piena fedeltà e libertà. Questo però ci consente di ricevere a nostra volta la Parola non come quello che noi sappiamo fare e vivere, ma come il dono che Egli pone nel nostro cuore e nel cammino della nostra piccola vita! E’ l’esperienza che ci è concessa centralmente e frontalmente nella Liturgia, dove ascoltiamo e diciamo parole, e compiamo gesti, e viviamo intensamente eventi e realtà che possono essere nostri solo perchè li riceviamo in dono. Così è per tutta la nostra vita che è nuova e bella perchè ci viene dal Signore e non è la “nostra” vita, ma la sua vita in noi. Questo ci dà pace e ci consente persino l’audacia di dirci e di pensarci “cristiani”, cioè “di Cristo”, amati, visitati da Lui e riempiti del suo dono.
Opportunamente, S.Agostino, commentando questo Salmo, fa notare l’alternanza e l’incontro tra verbi al presente – o addirittura al passato – e verbi al futuro. La nostra vita è umilmente severa nel considerare il giorno presente e la nostra storia passata, e per questo e in questo può abbandonarsi serenamente alla speranza futura. Non è fatalismo! Nè tanto meno rassegnazione alla mediocrità di un’esistenza che il Signore salverà pietosamente. Vivere bene, cioè accogliere e custodire il dono di Dio è l’impegno serio di ogni nostra giornata, con la consapevolezza che siamo come bambini che appena appena imparano a camminare e a parlare.
Mi piace qui citare particolarmente il ver.4 quando dice che il credente “onora chi teme il Signore”. Questa espressione “timore del Signore” è diventata nel linguaggio biblico il riferimento a coloro che non sono ebrei, ma ne vivono con attenzione e affetto la tradizione. Abbiamo nolti amici non credenti che ammiriamo per i segni evangelici che il Signore fa fiorire nella loro vita. Mi piace ricordarli con affetto in questo Salmo.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.