14 Quando vedrete l’abominio della devastazione presente là dove non è lecito – chi legge, comprenda –, allora quelli che si trovano nella Giudea fuggano sui monti, 15 chi si trova sulla terrazza non scenda e non entri a prendere qualcosa nella sua casa, 16 e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello. 17 In quei giorni guai alle donne incinte e a quelle che allattano!
18 Pregate che ciò non accada d’inverno; 19 perché quelli saranno giorni di tribolazione, quale non vi è mai stata dall’inizio della creazione, fatta da Dio, fino ad ora, e mai più vi sarà. 20 E se il Signore non abbreviasse quei giorni, nessuno si salverebbe. Ma, grazie agli eletti che egli si è scelto, ha abbreviato quei giorni. 21 Allora, se qualcuno vi dirà: “Ecco, il Cristo è qui; ecco, è là”, voi non credeteci; 22 perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e prodigi per ingannare, se possibile, gli eletti. 23 Voi, però, fate attenzione! Io vi ho predetto tutto.

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Davanti a questo testo mi si pone una domanda: l’evento di cui si parla è un solo evento preciso e determinato, oppure si tratta di eventualità sempre possibili nella storia dell’umanità e nell’esistenza di ogni persona? Sarei portato e propendere per la seconda ipotesi. Se qui si vuol far riferimento a Gerusalemme e alla distruzione del tempio, mi pare che peraltro ogni persona in ogni tempo possa trovarsi davanti a situazioni che esprimono catastrofi ineluttabili e ineluttabilmente distruttive.
La conseguenza è che l’essere questi eventi “contenuti” nella Parola del Signore, afferma che essi non possono in ogni modo pretendere di essere l’ultima parola e l’ultimo evento della storia, appunto perché la Parola li contiene. Se vale questa ipotesi, bisogna dire che, per quanto drammatici, questi eventi non solo ancora la fine!
La reazione suggerita dal Signore è globalmente quella di umiltà e di accettazione della nostra minorità. Così, la fuga del ver.14, come il non scendere e il non tornare indietro dei vers.15-16, fino alla prova per le donne incinte o che allattano, situazioni che in tali momenti non possono essere vissute come ambiti di gioia…tutto sembra suggerire una drammaticità alla quale non si può e non si deve reagire.
La preghiera, e con essa la supplica a che il Signore voglia abbreviare quei giorni, dicono la partecipazione positiva ed essenziale dei discepoli di Gesù al dramma della storia. Ed il Signore lo farà “grazie agli eletti che egli si è scelto”. Così i vers.18-20. Mentre scrivo, mi vengono in mente tempi ed eventi come quello della grande catastrofe dello sterminio operato dal nazismo prima e durante la seconda guerra mondiale, e la meravigliosa testimonianza di alcune persone!
Tutto questo dramma sarà vissuto dai discepoli del Signore con grande sapienza, senza credere e senza farsi ingannare da falsi cristi e falsi profeti. In conclusione: queste parole il Signore ce le affida perché sappiamo muoverci con saggezza e amore nei tempi difficili della nostra vicenda personale e nella nostra partecipazione alle grandi prove della storia dell’umanità. E’ quindi interessante il verbo che esprime il fatto dell’averci Gesù “predetto tutto”(ver.23). La Parola infatti precede la storia!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.