16Non dimenticatevi della beneficenza e della comunione dei beni, perché di tali sacrifici il Signore si compiace.
17Obbedite ai vostri capi e state loro sottomessi, perché essi vegliano su di voi e devono renderne conto, affinché lo facciano con gioia e non lamentandosi. Ciò non sarebbe di vantaggio per voi.
18Pregate per noi; crediamo infatti di avere una buona coscienza, desiderando di comportarci bene in tutto. 19Con maggiore insistenza poi vi esorto a farlo, perché io vi sia restituito al più presto.
20Il Dio della pace, che ha ricondotto dai morti il Pastore grande delle pecore, in virtù del sangue di un’alleanza eterna, il Signore nostro Gesù, 21vi renda perfetti in ogni bene, perché possiate compiere la sua volontà, operando in voi ciò che a lui è gradito per mezzo di Gesù Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.
22Vi esorto, fratelli, accogliete questa parola di esortazione; proprio per questo vi ho scritto brevemente. 23Sappiate che il nostro fratello Timòteo è stato rilasciato; se arriva abbastanza presto, vi vedrò insieme a lui. 24Salutate tutti i vostri capi e tutti i santi. Vi salutano quelli dell’Italia. 25La grazia sia con tutti voi.
Il fatto che l’agire secondo giustizia e verità sia il sacrificio che Dio gradisce più di tutte le oblazioni e gli olocausti, è affermazione diffusa in tutta la profezia ebraica. Qui assume un sapore nuovo per la qualificazione tratta più evidentemente dall’insegnamento di Gesù. Il termine “beneficenza” è presente solo qui in tutto il Nuovo Testamento, ma unito alla parola “comunione” (non c’è la specificazione proposta dalla versione italiana “dei beni”, che mi sembra restringa e impoverisca l’affermazione) sembra riferirsi in modo privilegiato al comandamento dell’amore come primario ed esclusivo nell’economia cristiana.
Ritorna al ver.17 l’esortazione al rapporto con i “capi”, che abbiamo già trovato al ver.7 di questo capitolo. E’ interessante il riferimento al “giudizio” – “devono renderne conto” – che misura la responsabilità alta di chi ha il compito di guidare. E’ molto bella la speranza che essi possano esercitare il loro ministero “con gioia”, il che è beneficio anche per coloro che sono guidati. L’autore della Lettera chiede che si preghi per lui, e spera di potersi riunire presto con quelli ai quali ha scritto. Al ver.22 dirà di aver “scritto brevemente”. Forse questa non è l’impressione di tutti noi.
La vita buona, la vita cristiana, è quella che ora ci è donata, è l’opera stessa di Gesù in noi, perché Egli sa che cosa è “gradito” al Padre, qui chiamato “il Dio della pace”, e ci conduce a operare come Lui, il Figlio opera verso il Padre.
E così sia!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.