Caro don Giovanni, ho letto con interesse le sue due ultime cronache scritte dalla Guinea. Mi piacerebbe avere da lei un pensiero conclusivo su questo paese che conosco e amo perchè negli anni passati l’ho più volte visitato per motivi di lavoro. A me ha sempre e sempre di più impressionato la povertà della gente, in contrasto anche con le ragioni di lavoro che mi portavano ad andarci. Grazie. Lettera firmata.

Caro amico, Lei unisce alle parole che ho trascritto qui sopra molte osservazioni interessanti che mi fanno vedere quanto lei conosca la Guinea Conakri ben più di me. Il mio viaggio con i ragazzi della Parrocchia è stato molto interessante anche per come i nostri amici che vivono a Bologna e sono guineiani l’hanno preparato. Ma…dodici giorni sono solo dodici giorni. In ogni modo concludo volentieri con due pensieri questa bella esperienza. Tante cose splendide mi hanno affascinato. Tanti problemi gravi porto nella mente e nel cuore. Si vorrebbe fare qualcosa, ma tutto mi sembra piuttosto velleitario. Le lascio due pensieri: uno sul paese visitato, e l’altro sui miei compagnni di viaggio. La Guinea mi ha costretto ad un continuo confronto con la Tanzania, un paese molto diverso e che conosco molto meglio, perchè da più di vent’anni lo frequento quasi ogni anno. La Tanzania è un paese molto povero di ogni risorsa. La Guinea è un paese molto ricco di tante risorse. Ma i Tanzaniani, pur nella loro grande povertà, vivono molto meglio dei Guineiani. Non avrei pensato che si potesse vivere più poveramente della povera gente della Tanzania. Adesso l’ho visto con i miei occhi. Mi sono ricordato di un vecchio padre missionario della Consolata, che anni fa ricevendomi nella sua missione in Tanzania, avendo qualcuno detto che si sperava in certe scoperte di minerali importanti nel paese, reagiva con un preoccupato "speriamo di no!". E aggiungeva che ogni scoperta di nuove risorse del continente vuol dire per l’Africa più drammatiche "invasioni" del mondo sviluppato e delle sue rapine. La capitale della Tanzania e la Capitale della Guinea sono le ikone parlanti ed eloquesnti di questo dramma. E dicono come non bastino le risorse di un paese per farne il benessere. La Tanzania ha avuto un percorso di libertà, di sapienza culturale e di saggezza politica che l’hanno portata ad un livello di progresso civile che, con tutti i suoi limiti anche gravissimi le ha consentito di promuovere una vita civile sopportabile. La Guinea, come cercavo di dire nella cronaca di domenica scorsa, paga la violenza di un regime iniquo completamente aggiogato all’interesse di pochissimi che vendono il popolo e il paese agli interessi delle grandi potenze mondiali.
La seconda considerazione che provo a fare riguarda i più giovani dei miei compagni di viaggio italiani. Per loro è stato molto difficile accettare un pensiero che ho espresso in una delle riunioni serali nelle quali cercavamo di raccogliere osservazioni e pensieri della giornata trascorsa. Tutti d’accordo sull’evidente ingiustizia che tiene moltitudini di poveri in condizioni subumane, diventa più difficile per loro accettare che molta parte del dramma dei poveri del mondo va’ fatta risalire ai nostri paesi ricchi e sviluppati. Per i ragazzi era difficile accettare con pace il pensiero che cose piccole e ovvie come avere il frigorifero in casa o andare al mare in automobile, o, soprattutto, aver potuto raggiungere via Parigi quel paese lontano, tutto questo è "pagato" dalla loro miseria. E’ fatica per loro accettare che il pensiero di cambiare la situazione dei paesi poveri del mondo passi necessariamente per la necessità da parte del nostro mondo di imparare a "spezzare il pane" con loro. Sempre di più sarà evidente che il nostro consumo e il nostro spreco sono illegittimi davanti all’inevitabile miseria che ne consegue per le terre più desolate. Occorrono cultura e politica secondo giustizia, certamente. Ma sempre più sarà evidente che il respiro culturale e politico deve considerare non solo gli interessi regionali del nostro eccessivo benessere, ma la vita buona della casa di tutto questo mondo. Un mondo sempre più piccolo. La povera e unica famiglia del nostro caro Padre, che vuole per tutti i suoi figli, cioè per l’intera umanità, una buona mensa di amore e di pace. Con amicizia. don Giovanni.