Caro d.Giovanni, le scrivo per dirle che mi ha un po’ rattristato un articolino dell’Avvenire domenicale di Bologna dove si parla del pellegrinaggio dei giovani della Pastorale Giovanile e del loro incontro con i due Fratelli della Comunità di Sassovivo presenti a Nazaret. Bella cosa. Ma come mai non sono andati in visita alla Comunità bolognese di Ain Arik, una presenza ben più rilevante soprattutto per noi bolognesi? Scrivo a lei queste cose, perchè so il suo legame profondo con quella comunità. Lettera firmata.

Caro amico, si potrebbe pensare che magari questa visita è stata fatta e che semplicemente non è entrata nel resoconto del pellegrinaggio. E’ possibile anche che i giovani non abbiano potuto recarsi nella piccola Parrochia servita e custodita dai fratelli e dalle sorelle della Famiglia dell’Annunziata fondata da don Giuseppe Dossetti, perchè trovandosi in una zona particolarmente ferita del paese sempre immerso nella dolorosa contesa tra i nostri fratelli Palestinesi ed Ebrei, si trova talvolta "chiusa" dai presìdi militari israeliani. Tra l’altro, se i giovani sono stati a Messa con i due fratelli di Sassovivo, un piccolo contatto indiretto con la comunità di Ain Arik l’hanno avuto, perchè è talmente forte il legame tra le due famiglie, che i fratelli di Nazaret seguono il calendario di letture bibliche proposto dalla Comunità di Monteveglio anche per la liturgia feriale. Certo, il rilievo della presenza di questi fratelli bolognesi in Terra Santa è unico. Essi infatti curano due piccole parrochie affidate loro dal Patriarca Latino di Gerusalemme, una nello Stato d’Istaele, quella appounto che lei cita, nei territori più infuocati della guerra, e l’altra in Giordania, vicino ai luoghi del martirio di Giovanni Battista. I fratelli e le sorelle della Comunità che vengono mandati in Terra Santa apprendono con grande impegno sia la lingua araba, che è la lingua parlata e pregata dai cristiani di Terra Santa, sia l’ebraico moderno. Una preparazione impegnativa e lunga, che consente loro una presenza completamente immersa nella vita della gente. Un’attenzione molto forte e sapiente sia verso le comunità ecclesiali ortodosse, sia verso la comunità islamica. Una comunione e una dipendenza assolute con la Chiesa cattolica di Gerusalemme. Certo, nessuna chiesa al mondo ha un rapporto più diretto e interno di quello della nostra Chiesa di Bologna con la Chiesa di Gerusalemme. Per me si tratta quindi di un luogo che non può essere disatteso in un pellegrinaggio bolognese in Terra Santa. Tra l’altro quello che i fratelli e le sorelle della Comunità possono trasmettere è sempre assolutamente prezioso. Peraltro non si può ignorare che possono esserci anche sottili ostacoli e perplessità nei confronti della Famiglia di don Giuseppe. Non per la Famiglia, credo, quanto proprio per lui, don Giuseppe. Se penso ad altre figure di rilievo della Chiesa italiana contemporanee a Dossetti, se penso a persone a lui legate e che anch’io ho conosciute come Giorgio Lapira e Giuseppe Lazzati, mi sembra si possa dire che sono figure ormai "passate alla storia". Don Giuseppe, no. La sua persona e la sua opera sono ancora troppo presenti e brucianti nella vicenda ecclesiale e civile del nostro paese, e oggi più che mai. Certo non sempre e non dappertutto. Ho ben presente la memoria che di lui ha recentemente proposto la nostra Azione Cattolica. Ho ben presente l’affetto e la sollecitudine con le quali il nostro Arcivescovo accompagna e sostiene la vita della comunità, e l’affetto con il quale ha voluto celebrare il decimo anniversario della morte di don Giuseppe. Tra poche settimane verrà ordinato un presbitero della Comunità, verso il quale il nostro Pastore ha mostrato una profonda e affettuosa attenzione. Però non dobbiamo stupirci neppure di una certa censura e di qualche omissione e silenzio. Il che non toglie che ci dispiaccia che soprattutto persone giovani non vengano messe in contatto con vicende e persone di grande rilievo per la loro formazione. Con amicizia. d.Giovanni