monaco al computer

Caro don Giovanni, entro volentieri anch’io, anche se non ho competenze precise, ma sono un medico, nel tema che vedo comparire spesso nella sua Rubrica domenicale sul Carlino. Problemi di bioetica. Come credente le chiedo di proporre alcune attenzioni che lei pensa importanti per un cristiano. Questioni che magari sono meno evidenti, ma che sono doverose per il credente oggi. La saluto cordialmente.    lettera firmata.

Caro Dottore, accetto volentieri di entrare, con tutti i limiti delle mie conoscenze ed esperienze, nelle questioni che Lei segnala. Ci siamo già entrati qui nella nostra Rubrica, ma forse vale la pena percorrere la piccola strada di una scaletta di interrogativi che oggi il cristiano non può non porsi. Propongo quindi per ora un’attenzione particolare nei confronti del progresso tecnico dal quale siamo circondati, progresso che continuamente offre nuove possibilità di intervenire nella nostra vita. Alcuni di questi interventi sono possibili solo nei tempi lunghi, e con grandi impegni anche finanziari. Altri passi più limitati ma ugualmente non piccoli entrano nella nostra vita senza che quasi ce ne accorgiamo. Pensi quanto si sia camminato nel campo della comunicazione. Alla potenza del mostro televisivo, così grande e così seducente, e quindi così inevitabilmente equivoco nei suoi contenuti e nelle sue finalità, si è aggiunto il computer con il quale sto scrivendo, e quindi una potenza di comunicazione enorme, che si aggiunge e si accompagna al cellulare sempre più diffuso tra tutti, a tutte le età e condizioni della vita. Mi capita sovente di dover prestare un piccolo aiuto a persone in grande difficoltà di sopravvivenza che mi contattano con il loro cellulare. E tutto ci visita e ci invade prima che noi possiamo renderci conto delle provocazioni e delle conseguenze che il mezzo tecnico ci rivolge. Faccio un piccolo esempio autoreferenziale. Nella vita di un monaco le relazioni sono un tema molto delicato di obbedienza, di povertà e di castità. Quali conseguenze porta e porterà un piccolo strumento che, entrato nella cella, ti mette in relazione con il mondo intero, e in una relazione molto diversa da quel legame universale con tutti e tutto che il monaco celebra nella sua preghiera? Oppure considero il cassetto nel quale tengo la posta. Fino a qualche anno fa – pochi anni fa! – l’accumulo delle lettere ricevute esigeva che ogni tanto si mettesse ordine, per conservare le molte voci che erano arrivate per posta. Ora non ho più epistolario. Il mezzo tecnico ci tenta persino vero i nostri fratelli e sorelle che vivono sull’altopiano dell’East Africa, dove non c’è la luce elettrica, e si beve solo acqua piovana bollita. Ho una lettera molto bella scritta dal mio nonno paterno al mio nonno materno settant’anni fa. E non conservo niente delle parole belle che ogni ricevo da persone carissime attraverso la posta elettronica. Terzo esempio. Nella vita di un monaco è severa la scansione del tempo tra preghiera, lavoro e riposo, soprattutto quando si deve lavorare in una città come Bologna e si deve pregare accanto al rumore della strada affollata di automobili. Ma molto tempo adesso passa davanti al computer: è preghiera? è lavoro?…difficile ancora dire. Riprenderemo questo discorso che per oggi fermiamo ad  una primissima considerazione: non abbiamo una cultura e una sapienza della vita adeguate ai mezzi tecnici di cui disponiamo. La conseguenza può essere che non siamo capaci di usare tali mezzi, e siano… i mezzi ad usare noi.    Buona Domenica.   d.Giovanni.