Caro Giovanni, mi ha sorpreso quello che scrivevi domenica scorsa sul Carlino circa la laicità. Mi sembra che di solito quando se ne parla ci si riferisca alla laicità ..dei laici. Con tutte le complicazioni e le deviazioni che ci sono in giro. Tu invece parli della laicità dei cristiani. In quanto cristiani, a noi non è chiesto semplicemente di annunciare il vangelo? Questa mia domanda non vuole negare quello che tu affermi e che mi interessa molto. Ho pensato di mandarti questo messaggio perchè tu possa continuare ancora un istante il tuo ragionamento. Con amicizia.     Messaggio firmato

Carissimo Guido, accetto volentieri il tuo invito anche se non mi sento poi così ferrato sul tema. Altri ne hanno parlato con molta più competenza. Provo in ogni modo ad aggiungere qualche considerazione a quanto scrivevo domenica scorsa. Io penso che oggi per i cristiani sia meglio lasciare un po’ da parte tutte le questioni della laicità dei laici, o di quella dei laicisti, o del laicismo…, perchè penso che una presa di posizione forte dei credenti sarebbe utile anche per chi non si considera tra loro. Secondo me la laicità è un grande dovere dei cristiani. Forse di tutti i cristiani, ma certamente di quelli che in modo più diretto e quotidiano intrattengono conversazione, confronto e dialogo con chi cristiano non è o tale non si considera. Non so se il discorso varrà la pena continuarlo. Nel poco spazio di questa rubrica mi limiterò oggi a ricordare  tre grandi appuntamenti della nostra vita di cristiani. Il primo è quello della Parola di Dio. L’ascolto del Vangelo nella fede e nella preghiera è fonte irrinunciabile per ogni cristiano. Saranno diversi i modi di questo accostamento alla Parola, ma certamente tutti vi siamo chiamati. Il secondo appuntamento è quello di un ponte tra l’ascolto della Parola e l’interpretazione della vita. E’ l’orizzonte impegnativo e delicato della sapienza cristiana. Contro il pericolo di una separazione tra l’atto devoto e la vita ordinaria è necessario cercare con assidua attenzione come la Parola ascoltata nella preghiera ricada sulla nostra vita , la illumini, la redima e la renda feconda di bene. Oggi si ha spesso l’impressione che le categorie di giudizio e di azione della vita concreta delle persone abbia solo debolissimi riferimenti con la sorgente evangelica. Il terzo livello è quello che ci vede cittadini di un mondo dove i credenti vivono in mezzo a molti non credenti o a chi fa riferimento ad altri orizzonti religiosi e spirituali. Non so se di questo debbano necessariamente occuparsi tutti i cristiani. Io personalmente ritengo che in ogni modo le nuove generazioni debbano poter trovare nei loro percorsi di formazione anche questa attenzione. E qui ci troviamo davanti al tema-problema della laicità del credente. La laicità è la nostra capacità e il nostro desiderio di "tradurre" e  di saper comunicare le grandi perle della nostra fede in linguaggi e in proposte che possano essere intesi anche da chi non è credente, possano essere da lui meditati e considerati, per poi magari respingerli, ma qualche volta magari avvertirli come condivisi. Questo oggi mi sembra carente tra noi. Nè mi sembra che lo si possa sostituirre con un appello ad una pretesa razionalità universale. Se potremo, ci torneremo sopra. Buona Domenica.   d.Giovanni.