18 Vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva. 19 Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada». 20 Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». 21 E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». 22 Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti».
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Il ver.18 sembra volerci dire che il comando da parte del Signore di “passare all’altra riva” nasce in Lui proprio dall’osservare “la folla attorno a sé”!
Penso che Gesù voglia affermare e sottolineare che la condizione propria del discepolo è l’incessante camminare verso “l’altra riva”!
Non è una indicazione “geografica”, ma l’affermazione che il discepolo vive tutta la sua vicenda e la sua esperienza come un cammino, un viaggio!
Con il consueto avvertimento di non fidarvi di me, vi dico che tale è stata per me la “proposta” di interpretazione di questa Parola che oggi il Signore ci regala: il discepolo, il cristiano, è persona che incessantemente “cammina dietro al suo Signore”!
Ogni mondana stabilità, o sicurezza, o situazione, o definizione, o potere, deve lasciare il posto a questa esigenza assoluta e permanente di un incessante cammino dietro a Gesù!
In questa ipotesi e prospettiva ho ascoltato e ricevuto, e ora vi trasmetto, un’ipotesi di “lettura”, di interpretazione dei due brevi dialoghi che oggi incontriamo in questi versetti.
I vers.19-20 ci dicono l’affermazione di uno scriba e la risposta del Signore.
Lo scriba afferma di voler seguire Gesù dovunque Egli lo conduca. Gesù gli risponde che questo cammino dietro a Lui non ha mai fine né sosta! Tale mi sembra possa essere il significato del non avere il Figlio dell’uomo, cioè Lui, Gesù Cristo, “dove posare il capo”.
Il discepolo non arriva mai alla fine del cammino. Non ha dove fermarsi a riposare!
I vers.21-22 ci parlano di un’altra persona che sembra aver ricevuto da Gesù l’invito a seguirlo.
Questi gli risponde di permettergli di “andare prima” a seppellire suo padre.
Ma non c’è un “prima” per chi è chiamato dal Signore, che possa esigere o giustificare un’altra azione, un altro evento.
In particolare, non ci si può occupare dei morti in una strada che è cammino di vita verso la pienezza della vita! Per questo, anche la sepoltura di un morto deve diventare ed essere un evento di vita.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Oggi possiamo identificarci con lo scriba, che dice: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada». Mi sembra che esprima tutta la nostra volontà, la nostra tensione di essere sempre al seguito di Gesù. Mi incoraggia il fatto che Gesù, fatte le riserve e le precisazioni che leggiamo, concluda i due dialoghi con quell’invito deciso, pressante: “Seguimi!” – Ogni volta ci chiediamo: chi saranno questi morti che seppelliscono i loro morti? Secondo un commento, si tratterebbe del passato, delle tradizioni religiose: attaccati alle nostre “belle tradizioni”, non cogliamo tutta la novità e la bellezza del messaggio di Gesù, il suo Vangelo, che rivoluziona tutto il nostro rapporto con Dio.