Non riesco a trovare il messaggio al quale volevo rispondere questa domenica. Lo colgo come un segno del cielo che mi porta verso l’ordinazione presbiterale di due fratelli della piccola famiglia spirituale di cui faccio parte. Quando leggerete queste righe, loro dovrebbero essere già preti, ordinati ieri, sabato sedici settembre, nella nostra Chiesa Cattedrale. Sono commosso ed emozionato per questo evento. Non sono due ragazzi: hanno tra i quarantacinque e i cinquant’anni. “Prete” viene da “presbitero” che vuol dire “anziano”. In questi giorni sto chiedendo al Signore per loro che Egli li custodisca prima di tutto e soprattutto come “cristiani”. Come suoi discepoli. Chiedo che prima di avere un compito specifico e certamente prezioso nei confronti delle sorelle e dei fratelli che serviranno, siano semplicemente dei fratelli per tutti e sempre. E ritengano come loro compito essenziale quello della vita cristiana. Di questa vita cristiana, nel prezioso orizzonte della fede, colgo l’urgenza di due attenzioni privilegiate. La prima è quella dell’ascolto del Vangelo. Il Vangelo non è solo quello che raccoglie i Quattro Vangeli, che sono la fonte, il cuore e la pienezza di tutta la Bibbia. Però, per suggerimento del Papa, chiedo che tengano sempre in tasca un piccolo Vangelo da aprire e da ascoltare sia ciascuno di loro, sia insieme  a quelli che il Signore farà loro incontrare. Leggere e ascoltare il Vangelo insieme alla gente. E quale gente? Tutta e qualsiasi gente. E qui domando al Signore l’altro regalo: Che siano poveri e con i poveri: i piccoli, gli stranieri che il Signore ci porta qui, i disoccupati, i malati… e poi, se il Signore vorrà, anche gli increduli e gli atei di professione. Con un’attenzione privilegiata nei confronti dei fedeli islamici, oggi coinvolti in una situazione molto delicata. Ma proprio per questo, ancor più preziosa. E poi i morti: quelli che sono già nella Pasqua del Signore. Per questo, chiedo al Signore che custodisca questi due miei amatissimi fratelli nella povertà. Innanzi tutto la povertà dello spirito che è quell’essere sempre poveri davanti a Dio, e poveri nei confronti di tutti: dove “povero” vuol dire aver bisogno di tutti. E dove “povero” vuol dire che quello che si è, si sa e si ha, è sempre tutto “regalo” per cui ringraziare! Dove “povero” vuol dire anche non essere ricco, e dover lavorare per campare e quando si ha qualcosa, trasformarlo al più presto in un regalo. Diventano preti insieme ad altri due figli della nostra Chiesa. Ricordiamoli tutti e quattro nella nostra povera preghiera. E se non abbiamo la preghiera, ricordiamoli nel nostro affetto. Grazie e buona Domenica a tutti voi, carissimi lettori del Carlino.

Giovanni della Dozza.

Nota: Articolo pubblicato su “Il resto del Carlino – Bologna” di domenica 17 Settembre 2017 nella rubrica “Cose di Questo mondo”.