18 Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». 19 Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». 20 Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». 21 Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. 22 «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
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Entriamo oggi nel grande tema e nel grande interrogativo sul mistero di Gesù. Questo ci accompagnerà e ci guiderà per tutto questo capitolo, intrecciando la domanda fondamentale su Gesù con la nostra condizione di discepoli, e quindi su come anche noi possiamo entrare nella conoscenza del Signore. Qui mi sembra bene dire quello che incontriamo non solo nella memoria evangelica, ma anche in noi stessi! E cioè che questa “conoscenza” del mistero di Gesù Cristo non è una teoria o una definizione, ma è un dono e un’esperienza che sempre si ripropone come nuova e aperta. Non è un fatto intellettuale, ma è un’esperienza dello Spirito che continuamente ci visita e ci guida. E’ pericolosa una “teologia” che pretenda di conoscere attraverso definizioni! Circa il quesito di “chi sia Gesù”, ci siamo incontrati con questo interrogativo ai vers.7-9 di questo capitolo, ed era Erode a porsi la domanda! Chiediamoci se il senso di questo quesito non si ponga in definitiva ad ogni esistenza umana, anche ad una mondanità solida e perversa come quella di Erode! Nel nostro brano è Gesù stesso che pone la domanda! La pone a partire dalla preghiera (ver.18) e la rivolge ai discepoli come interrogativo che coinvolge le folle! Sempre più in questi anni mi è parso di intendere che in un modo o nell’altro – e qui non è certo lo spazio e il tempo per parlarne! – il quesito passa per ogni umana esistenza, anche se molte volte quasi del tutto inconsapevolmente! Avendogli i discepoli risposto con le opinioni diffuse nel popolo della Prima Alleanza, Egli direttamente chiede a loro – e oggi, mi pare, a tutti noi – : “Ma voi ( e forse meglio, “e voi”), chi dite che io sia?”.“Pietro rispose: ” (ver.20). Vorrei sottolineare che questa risposta di Pietro, senz’altro giusta e vera, non è un’affermazione “statica” e “fissa”, ma incessantemente si ripropone e si afferma nella coscienza e nella vita di ogni credente! E’ una “domanda-risposta” impellente ed essenziale! E accogliamo con umile obbedienza l’affermazione successiva: “Egli ordinò severamente di non riferirlo ad alcuno” (ver.21). Il ver.22 “spiega” il motivo di tale silenzio! Solo il compimento della sua Pasqua consentirà di esprimere tutta la realtà-verità della “definizione” data da Pietro. Ma abbiamo già detto che non si può pensare ad una “definizione”, ma ad una “realtà-verità” sempre crescente e nuova. Tuttavia, accogliamo con animo aperto, commosso e grato, la Parola del ver.22.Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.