Caro don Giovanni, i suoi parrocchiani mi hanno detto che le avrei scritto il mio messaggio in Africa dove lei stava andando: una cultura diversa dalla nostra e tutto un mondo molto diverso. Questo rende ancora più forte l’intenzione del mio messaggio, dovuto al fatto terribile di quei due genitori uccisi selvaggiamente da un figlio sedicenne, aiutato da un amico per il compenso di mille euro. Con orrore mi chiedo: “Come siamo ridotti?”. Se succede così da noi, che cosa potrà accadere in paesi e culture meno avanzati?

Caro amico, penso sia meglio non tenere troppo collegati il termine “cultura” e il termine “avanzato”! Mi sembra sempre più delicato giudicare una cultura dal suo “avanzamento”, perché si può avanzare drammaticamente  anche  in una cultura nativamente di grande valore. Il problema nasce invece quando una cultura deperisce e nega se stessa. Il fatto terribile che lei cita, e sul quale non voglio tornare, ci mette davanti  ad una decadenza culturale che si consegna inevitabilmente alle possibilità più spaventose. Certo, non bisogna dimenticare quanto un evento possa generarsi per ragioni decisamente patologiche. Quando però rifletto sulla collocazione geografica, temporale e spirituale di questo dramma non posso rinunciare a supporre una ferita nella quale non sia più neppure possibile stabilire colpe e innocenze, e nella quale dunque si debba porre una domanda su una totale decadenza culturale, esposta quindi alle ipotesi più assurdamente drammatiche. Penso che in questa occasione ci siano domande che dobbiamo porci tutti! Anche chi si sentisse del tutto lontano. Buona Domenica  a lei e a tutti i cari lettori del Carlino.

Giovanni della Dozza.

Nota: Articolo pubblicato su “Il resto del Carlino – Bologna” di domenica 15 Gennaio 2017 nella rubrica “Cose di Questo mondo”.