Ho ricevuto in questi giorni due messaggi da due persone che mi sono care e che tra loro non si conoscono. Ne parlo volentieri, perchè si tratta di due "lamentazioni" piuttosto simpatiche, fatte da persone che sanno entrambi guardare alla loro vita con sapienza, con ironia e forse anche con una nota di umorismo che però non tradisce la sincerità dei pensieri e dei loro sentimenti.

Il primo messaggio porta un contenuto che forse ha risonanza in non pochi cuori, ma che mi colpisce per il suo garbo. Non è la prima volta che mi manda la sua protesta che raccolgo in una sua sola frase: "Non pensi che anche al tuo Signore, che è un po’ anche il mio, potrebbero bastare i miei vent’anni di matrimonio sostanzialmente fedele e buono sia tra noi sia verso nostro figlio, che, malgrado noi, è venuto su abbastanza bene. Non che sogni delle avventure, ma sono solo un po’ stanca…".

L’altro messaggio è senz’altro più curioso. E dice: "Abbiamo avuto tre figli che sono ancora in casa e ci tengono "svegli" anche se sono buoni ragazzi. Ma dopo questi tre, ho detto a mia moglie che forse bastava così. Adesso che la partita è chiusa, mi vengono in mente quelli che non abbiamo fatto nascere…e ti confesso che ci sto male…".

Due parole diverse, certamente. Ma forse conducibili ad un pensiero solo e ad una sola umile consolazione. La vita non ci sembra mai bella come avrebbe potuto essere: limiti, errori, incidenti, prove, imprevisti…A meno che non si prenda esempio da una persona come Maria di Nazaret, che mi sembra la migliore teologa della storia di tutta la Bibbia. Lei ci fa vedere che se la nostra vita la consideriamo a partire dalla nostra piccolezza, per non dire dalla nostra miseria, non può apparirci che meravigliosa.

Le persone, gli avvenimenti, e persino le disgrazie, tutto assume la fisionomia del regalo del Signore, della sua paziente bontà con noi. Tutto diventa occasione di meraviglia, e fa venir voglia di cantare la canzone che lei ha creato nella casa della vecchia Elisabetta. Quindi anche i miei due corrispondenti, siano contenti! E piuttosto che guardare a quello che non hanno, provino a guardare al troppo che anche loro hanno ricevuto. E si rischia di non accorgersene. E di non ringraziare. E di non essere contenti come si deve. E ringraziamo tutti insieme il Signore che oggi, a Pentecoste, ci regala addirittura il suo cuore. Buona Domenica. d.Giovanni.