13 Come è tenero un padre verso i figli,
così il Signore è tenero verso quelli che lo temono,
14 perché egli sa bene di che siamo plasmati,
ricorda che noi siamo polvere.
15 L’uomo: come l’erba sono i suoi giorni!
Come un fiore di campo, così egli fiorisce.
16 Se un vento lo investe, non è più,
né più lo riconosce la sua dimora.
17 Ma l’amore del Signore è da sempre,
per sempre su quelli che lo temono,
e la sua giustizia per i figli dei figli,
18 per quelli che custodiscono la sua alleanza
e ricordano i suoi precetti per osservarli.
19 Il Signore ha posto il suo trono nei cieli
e il suo regno domina l’universo.
20 Benedite il Signore, angeli suoi,
potenti esecutori dei suoi comandi,
attenti alla voce della sua parola.
21 Benedite il Signore, voi tutte sue schiere,
suoi ministri, che eseguite la sua volontà.
22 Benedite il Signore, voi tutte opere sue,
in tutti i luoghi del suo dominio.
Benedici il Signore, anima mia.
In questa parte del meraviglioso Salmo viene esaltata la tenerezza di Dio nella considerazione della fragilità dell’uomo. Quello che potrebbe essere considerato solo un limite, diventa occasione di un vincolo più profondo! Infatti, “Egli sa bene di che siamo plasmati, ricorda che noi siamo polvere”. In questo modo, la fragilità dell’uomo diventa la provvidenziale occasione della dolce protezione del Signore.
Altre volte si incontra nella Bibbia il paragone tra la vita umana e la fragile e breve realtà dell’erba del campo. Ma se l’uomo vive in modo giusto la sua relazione con Dio, e cioè nel “timore di Dio”, che non è la paura, ma la consapevolezza del mistero di Dio piegato amorosamente verso la povera creatura umana, tutto diventa esperienza della potenza del suo amore: “L’amore del Signore è da sempre, per sempre su quelli che lo temono…. e che custodiscono la sua alleanza e ricordano i suoi precetti per osservarli” (vers.17-18).
Il Salmo, iniziato con il grande invito alla benedizione, invito che l’uomo rivolge a se stesso, si conclude con un invito alla benedizione divina rivolto agli angeli, il cui segreto di potenza è la loro attenta obbedienza alla Parola di Dio. E quindi, al ver.22, l’invito a che tutte le opere di Dio lo benedicano. E infine, ancora, come al principio, a che ciascuno di noi benedica il Signore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
E’ grande la fragilità dell’uomo, ben descritta dall’autore, come pure la precarietà della nostra esistenza. Tuttavia, mi piace leggere in positivo il v.15b: “Come un fiore di campo, così l’uomo fiorisce”: la conosciamo bene la bellezza di un giglio o di un’orchidea di campo, o solo di una semplice margherita, di una piccola viola… Un’immagine della bellezza dell’uomo e della donna, opera “miracolosa”(se ci pensiamo bene) di Dio. E quanto a Dio stesso, si dice che “è tenero come un padre”(v.13): chissà cosa indica esattamente il termine ebraico! Quando noi diciamo di una persona, di un bambino che “mi fa tenerezza”, indichiamo un nostro moto interiore di affetto, premura delicata, quasi commozione… nei riguardi di quella persona. Parlando del Padre, potrebbero essere quelle “viscere di bontà, di misericordia”, quell’amore viscerale che Egli ha e che anche Gesù ci ha fatto conoscere. – La conclusione è già scritta qui: “Benedici il Signore, anima mia!”