1 Il Signore regna: tremino i popoli.
Siede in trono sui cherubini: si scuota la terra.
2 Grande è il Signore in Sion,
eccelso sopra tutti i popoli.
3 Lodino il tuo nome grande e terribile.
Egli è santo!
4 Forza del re è amare il diritto.
Tu hai stabilito ciò che è retto;
diritto e giustizia hai operato in Giacobbe.
5 Esaltate il Signore, nostro Dio,
prostratevi allo sgabello dei suoi piedi.
Egli è santo!
6 Mosè e Aronne tra i suoi sacerdoti,
Samuele tra quanti invocavano il suo nome:
invocavano il Signore ed egli rispondeva.
7 Parlava loro da una colonna di nubi:
custodivano i suoi insegnamenti
e il precetto che aveva loro dato.
8 Signore, nostro Dio, tu li esaudivi,
eri per loro un Dio che perdona,
pur castigando i loro peccati.
9 Esaltate il Signore, nostro Dio,
prostratevi davanti alla sua santa montagna,
perché santo è il Signore, nostro Dio!
Questa preghiera sembra voler esaltare la relazione privilegiata che Dio ha stabilito con il suo popolo. Egli domina su tutti i popoli (vers.1-2) e tutti sono chiamati ad entrare in relazione con Lui, come dice il ver.3. Nel suo popolo e al suo popolo Dio ha rivelato e consegnato il mistero della sua volontà. “Giacobbe” è dunque l’ambito nel quale Dio si è comunicato nella storia del mondo. Al suo popolo Egli ha veramente comunicato “ciò che è retto; diritto e giustizia hai operato in Giacobbe” (ver.4).
Al cuore della storia e della realtà profonda di Israele sta dunque la sua relazione con il Signore nostro Dio. L’adorazione di Lui è il cuore della vita del suo popolo. “Egli è santo”: tale è l’esperienza della fede! I vers.6-8 vogliono sintetizzare tutta la storia del Popolo di Dio come storia della relazione-comunione che lo unisce al suo Signore. Mosè, Aronne e Samuele, pur nella diversità delle loro storie e delle loro funzioni, simboleggiano il compito “sacerdotale”, cioè di mediazione, tra Dio e il popolo. Essi “invocavano il suo nome : invocavano il Signore ed egli rispondeva”. La Parola è il cuore di tale relazione: “Parlava loro da una colonna di nubi: custodivano i suoi insegnamenti e il precetto che aveva loro dato” (ver.7). In tal modo la sua Parola diventava la loro vita!
Come essi ascoltano il loro Signore, così anch’Egli li ascolta. La relazione tra loro è segnata e accompagnata anche dalla “correzione” che Dio esercita “castigando i loro peccati”, ma fondamentalmente “Tu li esaudivi, eri per loro un Dio che perdona”. Tutto sembra dunque concorrere alla comunione tra loro.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“Egli è santo… Egli è santo… E’ santo il Signore nostro Dio!” Questa santità, che pone Dio al di là dei nostri limiti di male, di peccato, Lui stesso la vuole anche per noi, vuole che la condividiamo con lui: “Siate santi come Io sono santo”. Un’impresa impossibile… finché non è venuto Gesù. Egli ci ha spiegato che dobbiamo essere santi non come Dio, ma come il nostro Padre celeste, cioè essere simili a lui (questo comporta l’essere figli) nell’avere viscere di misericordia, nell’avere quella compassione che Gesù stesso ha praticato. Come il “buon samaritano”…