21 Non può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; oppure la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi». 22 Anzi proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie; 23 e le parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggiore rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggiore decenza, 24 mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha disposto il corpo conferendo maggiore onore a ciò che non ne ha, 25 perché nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre. 26 Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui.
27 Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra. 28 Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi ci sono i miracoli, quindi il dono delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue. 29 Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli? 30 Tutti possiedono il dono delle guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano? 31 Desiderate invece intensamente i carismi più grandi. E allora, vi mostro la via più sublime.
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I versetti precedenti il nostro brano descrivevano la costituzione del “corpo”. Oggi la Parola descrive le relazioni interne tra le diverse membra, la loro gerarchia, la considerazione privilegiata nei confronti delle membra più deboli, e infine l’annuncio del supremo dono dell’amore.
Il ver.21 dice l’impossibilità e la negatività dell’esclusione di uno da parte dell’altro: “Non ho bisogno di te”. Posizioni di questo tipo sono la negazione dell’immagine del corpo e delle membra, perché in tal caso un membro – l’occhio nelle esempio fatto al ver.21 – travalicherebbe la sua parte pretendendo di esprimere un giudizio che solo il corpo stesso potrebbe dare. Ma è proprio il corpo ad esigere la presenza utile di tutte le membra. I vers.22-23 arrivano a mostrare che “proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie”. E allo stesso modo si deve dire per “le parti del corpo che riteniamo meno onorevoli” e per “quelle indecorose”.
Qui siamo ormai lontani dalla realtà spesso così dura e ingiusta delle strutture mondane! Qui siamo del tutto nel “primato” delle condizioni dei piccoli, dei poveri, dei sofferenti…: “Dio ha disposto il corpo conferendo maggiore onore a ciò che non ne ha” (ver.24). Qui siamo nella meraviglia della nuova creazione nel Cristo Gesù, radicalmente opposta alle strutture e alle regole del mondo, “perché nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre”. Qui sta la meraviglia della comunità ecclesiale quando è fedele al suo Signore e non si lascia condizionare e sedurre dalle sapienze del mondo. Allora, “se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui” (ver.26).
L’immagine del corpo e delle membra ormai fluisce pienamente nella realtà del “corpo di Cristo”. I vers.27-31 descrivono la concreta fisionomia della realtà ecclesiale e della sua vita. I doni dello Spirito Santo “si traducono” in altrettanti compiti e impegni nella vita comunitaria. Tutto è opera di Dio: “Dio li ha posti nella Chiesa…” (ver.28). Non tutti hanno lo stesso dono e lo stesso compito. E forse Paolo vuole dire che non tutti i doni e i compiti che ne derivano hanno un nome e una funzione definiti. Di più! Ci sono “carismi più grandi” che sono i più desiderabili (ver.31). E l’Apostolo si dispone ad annunciare “la via più sublime”: l’Amore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Com’è attuale Paolo, nonostante siano passati duemila anni! “Non ho bisogno di te”, “Non ho bisogno di voi”: è quello che pensiamo o diciamo anche noi, riferendoci a qualcuno o a qualche gruppo della comunità sia ecclesiale sia civile. Anzi, vorremmo che costoro sparissero, fossero eliminati per la loro prassi o per le posizioni che sostengono. Ecco, invece, il pensiero dell’apostolo: “Le varie membra abbiano cura le une delle altre”(v.25). Aver cura di ognuno, avere a cuore ogni membro. Poiché “se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui”(26): secondo la TOB, nei verbi “soffrire” e “onorare” vi è un’allusione alla passione e risurrezione di Cristo. Quindi, se un membro vive la sua “passione” o se vive la propria “risurrezione”, tutti dovremmo vivere l’una e l’altra con lui. Siamo non solo corpo di Cristo, ma – di più – sue membra (v.27).
“Non ho bisogno di te”… non ho bisogno di nulla
Mi sembra interessante un parallelo in Ap 3,17
14All’angelo della Chiesa che è a Laodicèa scrivi:
“Così parla l’Amen, il Testimone degno di fede e veritiero, il Principio della creazione di Dio. 15Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! 16Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca. 17Tu dici: Sono ricco, mi sono arricchito, NON HO BISOGNO DI NULLA. Ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo. 18Ti consiglio di comperare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco, e abiti bianchi per vestirti e perché non appaia la tua vergognosa nudità, e collirio per ungerti gli occhi e recuperare la vista. 19Io, tutti quelli che amo, li rimprovero e li educo. Sii dunque zelante e convèrtiti. 20Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. 21Il vincitore lo farò sedere con me, sul mio trono, come anche io ho vinto e siedo con il Padre mio sul suo trono. 22Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese””.