18 Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, 19 perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti: Egli fa cadere i sapienti per mezzo della loro astuzia. 20 E ancora: Il Signore sa che i progetti dei sapienti sono vani.
21 Quindi nessuno ponga il suo vanto negli uomini, perché tutto è vostro: 22 Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! 23 Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.
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All’espressione “nessuno si illuda” preferisco “nessuno si inganni”. Non si tratta di un’illusione ma più radicalmente di una sapienza che non è quella di Dio, e che inganna l’umanità fin da quando il serpente antico ha ingannato l’uomo con la prospettiva di impossessarsi della divinità. L’inganno delle sapienze mondane è sempre quello di tutto prospettare nella direzione della conquista e del potere. Dio stesso viene collocato in un’onnipotenza mondana. A questo l’Apostolo ha contrapposto la potenza della Croce di Gesù: potenza d’amore che in Gesù porta Dio a scendere nella piccolezza e nella povertà dell’uomo fino a dare la vita per lui. Bisogna convertirsi a questa sapienza, abbandonando la sapienza di questo mondo: “si faccia stolto per diventare sapiente, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio” (vers.18-19). L’affermazione è accompagnata da due citazioni delle Scritture antiche.
Il ver.21 è molto delicato! Non bisogna porre il proprio vanto – non bisogna “puntare” – sulle presunte grandezze dell’umanità, come se tutto e tutti dovessero essere conquistati. Bisogna lasciare questa competizione, che tale può diventare persino nelle “gare di bontà” (!!), per entrare nella consapevolezza, e qui sta la meraviglia, che “tutto è vostro”!! Noi non siamo di nessuno: ricordiamo che al principio della lettera Paolo citava quelle risse di appartenenza, che ora riprende. Non bisogna “essere di Paolo” o “di Apollo”, perché è se mai vero il contrario, e che cioè loro sono nostri, “perché tutto è vostro”. In che senso tutto è nostro? Perché tutto ci è dato e affidato perché tutto assumiamo nel mistero dell’amore, quello che ha portato Gesù fino alla Croce e che è la sapienza nuova, rimasta nascosta nei secoli ma ora, in Gesù, rivelata e donata all’intera umanità. Un intreccio straordinario tra libertà e amore: dobbiamo essere “iberi” da tutto e da tutti per donare noi stessi per il bene di tutti e di tutto.
Dunque, non solo Apollo, Paolo e Cefa, ma è “vostro”, e cioè nostro, “il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro”: tutta la realtà deve essere amata e assunta nell’offerta della nostra vita in comunione con la Pasqua di Gesù. La nuova umanità, contrapposta all’umanità adamitica del potere del male e della morte, è l’umanità del dono e dell’amore, perché così Gesù la rigenera: “e voi siete di Cristo e Cristo è di Dio”. Chiamati a partecipare del cuore e della sapienza di Dio stesso nella persona e nell’opera del suo Cristo.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Ogni tanto ci troviamo di fronte a una frase, un’affermazione di Paolo, che ci lascia di stucco per la sua originalità, per la forza e l’insegnamento che racchiude. Così oggi i vv. 22-23: “Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio”. Non siamo seguaci di un bravo parroco o dell’altro, di un biblista o dell’altro; anzi, essi sono nostri servi (e Paolo lo ribadirà nel versetto successivo), appartengono a noi, come del resto tutto ciò che costituisce la nostra esistenza, il nostro mondo, compreso il futuro. Noi, a nostra volta, siamo stati assunti per intero da Gesù, che per questo si è fatto uno di noi nella carne. E tutto appartiene a Dio, che è e sarà “tutto in tutti”. Un giorno forse capiremo meglio cosa tutto ciò significhi…