7 Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio». 8 All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. 9 Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede risposta. 10 Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». 11 Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande».
12 Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare».
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E’ il momento in cui Pilato nel modo più forte viene messo in contatto con il mistero del Figlio di Dio. La sua paura (ver.8) è reale e profonda, e potrebbe essere l’avvio di un cammino nuovo per lui. La vicenda di quest’ uomo diventa un dramma e il suo rapporto con Gesù esce dall’ordinario culminando al ver.9 con la domanda: “Di dove sei tu?”. Non è una domanda ordinaria o banale, ma dice la strada che Pilato ha compiuto, o che Dio ha compiuto verso di lui. La non risposta di Gesù (ver.10) mi sembra da interpretare come una risposta! Mi sembra cioè l’eloquente parola data a Pilato, per confermare quest’ultimo circa il momento decisivo nel quale si trova. Pilato deve scegliere: o tratterà la questione secondo i parametri giuridico-politici, o ammetterà con se stesso di trovarsi davanti ad un evento che lo sovrasta e che esige una risposta adeguata.
Per questo motivo anche la sua reazione al ver.10 mi sembra ancora complessa e interlocutoria. Pur citando il suo potere di vita e di morte, mi sembra ancora teso verso una risposta che Pilato avverte potrebbe coinvolgerlo profondamente. E anche la risposta di Gesù mi sembra attenta alla condizione e alla sorte di Pilato. Il “peccato più grande” che Gesù attribuisce ai Giudei che dovrebbero avere una consapevolezza ben più profonda di quella che pure manifesta il pagano Pilato sembra confermare che Gesù riconosce che in quell’uomo qualcosa è accaduto o potrebbe accadere. Anche il riferimento al suo potere come qualcosa di “dato dall’alto” (ver.11), non mi sembra voler dire l’origine divina del potere del governatore, ma l’indicazione di quello che di fatto sta accadendo: se i Giudei fossero fedeli alla loro condizione ben altra sarebbe la portata degli eventi per Pilato.
E’ dunque molto interessante, al ver.12, il rapporto dialettico che nasce tra Pilato e i Giudei. Mentre lui cerca di sciogliere Gesù, essi incalzano entrando scopertamente nella sua personale vicenda e nella sua posizione verso il potere politico da cui dipende. Mentre Pilato forse è in cammino verso il riconoscimento del mistero divino della vicenda, essi lo trascinano ad una considerazione puramente politica e di carriera: il pericolo di perdere i favore dell’imperatore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“Pilato ebbe ancor più paura”: dunque, aveva già avuto paura e questa si incrementa all’udire che Gesù sarebbe “figlio di Dio”. Colpisce questo fatto: chi detiene il potere, tanto da poter liberare o crocifiggere, è in ansia, trema di paura, subisce gli eventi…, mentre Gesù ha l’atteggiamento dell’uomo libero, sicuro della strada che sta percorrendo, tanto che sceglie perfino di non rispondere. L’affermazione sul potere che viene “dall’alto” non è riferita – sembra – ai detentori del potere in generale, quasi che sia Dio ad attribuirlo, ma si riferisce qui alla possibilità di Pilato di scegliere per Gesù la vita o la morte. E’ straordinario come Dio rispetti la libertà umana, anche se questa viene usata nella direzione della palese ingiustizia e della prepotente violenza.