adultera_2Caro don Giovanni, forse faccio male a inserirmi nel piccolo dibattito che è nato da due domenica nella sua rubrica, ma voglio provare a dire anch’io una parola. Quindi secondo lei, bisogna darla sempre persa? Ma allora dove va a finire la giustizia? Va bene la carità, ma prima ci vuole la giustizia. Io nella mia vita sono stata fortunata, ma se mi fosse capitata una vicenda come quella di cui avete parlato in queste domeniche, io avrei preteso che prima si capisse bene quello che è giusto, e poi, se uno ce la fa può anche far prevalere l’amore.

Mettiamoci d’accordo: questa è la terza e ultima volta in cui torniamo sull’argomento. Pubblico questo biglietto perché a differenza di altri messaggi che mi sono arrivati, pone il delicato problema della giustizia. Diciamo molto in breve che la giustizia degli uomini, quando c’è, ed è piuttosto rara, non è capace di andare oltre il perdono dell’innocente e la condanna del colpevole. La giustizia del Vangelo non ha questo scopo, ma ha un obiettivo molto più alto: quello di portare il colpevole alla giustizia e alla salvezza, rendendolo consapevole del male che avesse fatto e suscitando in lui il pentimento, la riparazione del male commesso, se si può, e in ogni modo una vita libera da legami con il male. Ebbene, secondo il Vangelo, tutto questo è possibile solo se amiamo chi ha commesso il male. E lo dobbiamo amare veramente, rispondendo al suo male con il bene. Solo l’amore è capace di vincere il male: non la galera, non l’inferno, non la punizione. Certamente non la condanna. Ricordiamoci sempre di quella donna sorpresa in adulterio che secondo la legge doveva essere lapidata. Gesù non l’ha condannata. Troviamo questa memoria al capitolo ottavo del Vangelo di Giovanni. Così, mettiamo termine alla nostra discussione chiedendo a lei di spiegarci bene come le sono andate le cose. Vedremo che adesso quella donna è in pace ed è contenta.
Buona Domenica.

Don Giovanni.

Domenica 16 Giugno 2013.