45 Sta scritto nei profeti: E tutti saranno istruiti da Dio. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. 46 Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. 47 In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
48 Io sono il pane della vita. 49 I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; 50 questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. 51 Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
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Se ascoltiamo il testo di Isaia dal quale è tratta la citazione del ver.45 – “E tutti saranno istruiti da Dio”(Isaia 54,13) – mi sembra siamo indotti a considerare questi “istruiti da Dio” come i figli di Israele. “Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui” mi sembra si possa semplicemente attribuire al Popolo della Priama Alleanza, che “viene” verso il Messia. Dice Gesù. “viene a me”. Mi sembra possiamo interpretare che dunque questi “istruiti da Dio” sono i padri ebrei. Gesù precisa che peraltro nessuno “ha visto il Padre”, se non Lui, Gesù, “che viene da Dio”.
L’annuncio di oggi è che Gesù è “il pane della vita” e chi se ne nutre “vivrà in eterno”, cioè , come già abbiamo ascoltato, entra nella vita di Dio. L’antica vicenda della manna che i Giudei gli hanno citata al ver.31 di questo capitolo è solo profezia di questo “pane vivo disceso dal cielo”(ver 51), che è appunto lo stesso Gesù. Infatti i padri che “hanno mangiato la manna nel deserto sono morti”(ver.49), mentre “se uno mangia di questo pane vivrà in eterno”(ver.51). “E il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”: Gesù è Colui che dà questo pane, ed è Lui stesso questo pane. E’ Lui, quindi, che illumina pienamente l’antico “segno” della manna nel deserto, ed ora quell’antico segno conferma e a sua volta illumina il mistero della persona e dell’opera di Gesù.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Se il testo di Isaia era riferito ai figli d’Israele, come spiega don Giovanni, ora però Gesù lo ripropone ai suoi ascoltatori … e perché no anche a noi? – Dovremmo allora concludere che questo è uno dei versetti del Vangelo che non è mai stato preso sul serio: istruiti da Dio, imparando direttamente da lui, non avremmo bisogno di tanti mediatori tra noi e Lui. Preti, teologi, padri spirituali…, che noi consideriamo “esperti” di Dio e della sua parola, dovrebbero – dice scherzosamente padre Maggi – andare in cassa integrazione! – La manna fu un cibo che non evitò la morte dei padri: nessuno della generazione dell’esodo potè entrare nella terra promessa. Invece il pane che scende da Dio e che alimenta con continuità i credenti, garantisce una vita di qualità eterna. Chi ne mangia non muore (v.50): un’altra affermazione impensabile. In che senso non muore? Ricorro anche qui alle parole di p. Maggi: non farà l’esperienza della morte. Vedrà, sì, decadere e finire la vita fisica, biologica, ma la persona non farà tale esperienza. Il pane che Gesù dà è la sua carne (e qui si allude all’agnello pasquale, alimento indispensabile per l’esodo), ma questa volta non per gli israeliti, bensì “per la vita del mondo”(v.51).