1 Al maestro del coro. Su «I torchi». Dei figli di Core. Salmo.
2 Quanto sono amabili le tue dimore,
Signore degli eserciti!
3 L’anima mia anela
e desidera gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente.
4 Anche il passero trova una casa
e la rondine il nido
dove porre i suoi piccoli,
presso i tuoi altari,
Signore degli eserciti,
mio re e mio Dio.
5 Beato chi abita nella tua casa:
senza fine canta le tue lodi.
6 Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio
e ha le tue vie nel suo cuore.
7 Passando per la valle del pianto
la cambia in una sorgente;
anche la prima pioggia
l’ammanta di benedizioni.
8 Cresce lungo il cammino il suo vigore,
finché compare davanti a Dio in Sion.
9 Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera,
porgi l’orecchio, Dio di Giacobbe.
10 Guarda, o Dio, colui che è il nostro scudo,
guarda il volto del tuo consacrato.
11 Sì, è meglio un giorno nei tuoi atri
che mille nella mia casa;
stare sulla soglia della casa del mio Dio
è meglio che abitare nelle tende dei malvagi.
12 Perché sole e scudo è il Signore Dio;
il Signore concede grazia e gloria,
non rifiuta il bene
a chi cammina nell’integrità.
13 Signore degli eserciti,
beato l’uomo che in te confida.
La “Casa di Dio” è il luogo verso il quale incessantemente si desidera andare, ed è insieme il luogo dove si deve e si vuole restare. Moto a luogo e stato in luogo si intrecciano profondamente in questa grande preghiera del pellegrinaggio e del pellegrino. Cito subito tre “luoghi” del Vangelo secondo Giovanni che mi hanno accompagnato nella preghiera su questo Salmo. Dove “abita” Gesù? I primi che Gesù incontra, alla sua domanda “Che cosa cercate?”(Giovanni 1,38-39) rispondono con un’altra domanda: “Dove dimori?”. Gesù “disse loro: Venite e vedrete: Andarono dunque e videro dove dimorava e quel giorno rimasero con Lui”. Ma dunque, Gesù, dove abita? In Giovanni 1,18 si dice: “Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato” Questa è dunque la casa di Dio, dove Gesù abita e dove siamo invitati ad abitare anche noi: il “seno del Padre”! Vi faccio notare che questo “seno” del Padre è il suo grembo, ed è parole che indica specificatamente il grembo materno! Il “discepolo che Gesù amava”, in Giovanni 13,23-25, “si trovava al fianco di Gesù”, ma la traduzione banalizza questa affermazione, perché Giovanni si trovava “nel seno” di Gesù, proprio come Gesù è nel seno del Padre! Dunque questo è il nuovo Tempio, la casa di Dio: Gesù nella sua piena comunione con il Padre. Incessantemente camminiamo dietro a Lui e verso di Lui, per essere con Lui, nel seno del Padre. E come questo è il luogo verso cui incessantemente ci dirigiamo, è anche il luogo dove sempre “rimanere”: “Rimanete in me” è la grande immagine di Giovanni 15! Mi sembrano immagini meravigliose della nostra comunione con il Padre nella nostra comunione con il suo Figlio Gesù. La prospettiva è quella che Gesù chiede al Padre nella grande preghiera di Giovanni 17: essere una cosa sola con Lui e con il Padre.
Questo è dunque il “luogo” verso il quale “l’anima mia anela”(ver.3). Luogo dove trovano accoglienza e rifugio tutti, anche i più piccoli: il passero e la rondine con i suoi piccoli: “Presso i tuoi altari, Signore”(ver.4). Ai vers.5-6 la duplice beatitudine, sia di chi “abita nella tua casa”, sia di chi “ha le tue vie nel suo cuore”, e incessantemente le percorre. Infatti, si cammina rimanendo in Lui, e si rimane in Lui camminando incessantemente dietro a Lui, con Lui e verso di Lui. E l’incessante pellegrinaggio di ogni giorno, che a noi viene regalato (!!) è pieno di eventi meravigliosi: la valle del pianto diventa sorgente e la prima pioggia è pioggia di benedizioni (ver.7), e invece di essere sempre più stanchi, “cresce lungo il cammino il suo vigore, finchè compare davanti a Dio in Sion”(ver.8). E si prega Dio perché guardi il volto del suo “consacrato”, dove le versioni antiche amano personalizzare il termine dicendo che si tratta del “volto del tuo Cristo”.
Veramente, “è meglio un giorno nei tuoi atri che mille nella mia casa”(ver.11).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
E’ un salmo talmente ricco, talmente bello che è difficile fare un piccolo commento.- Che delizia, Signore, venire a te e stare con te nelle tue dimore! L’orante dice il suo anelito, il suo desiderio, il suo protendersi verso gli atri del Signore. – Fortunato quel passero, beata quella rondine che hanno fatto la loro casa, il loro nido nella casa di Dio. Poiché è “beato chi abita nella tua casa”(v.5). – Questa beatitudine è una delle tre presenti nel salmo: la seconda dice “Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio”(v.6) e la terza “Beato l’uomo che in te confida”. Nel v.10 si chiede a Dio di guardare al “nostro scudo”: scudo è un titolo attribuito a Dio in altri salmi, ma qui è attribuito al “tuo consacrato”: è un riferimento al re-messia… e il nostro pensiero va al Signore Gesù, vero messia e vero re, nei cui atri, nella cui dimora noi abitiamo.