7 Noi però abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi. 8 In tutto, infatti, siamo tribolati, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; 9 perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, 10 portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. 11 Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo consegnati alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale. 12 Cosicché in noi agisce la morte, in voi la vita.
13 Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: Ho creduto, perciò ho parlato, anche noi crediamo e perciò parliamo, 14 convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi. 15 Tutto infatti è per voi, perché la grazia, accresciuta a opera di molti, faccia abbondare l’inno di ringraziamento, per la gloria di Dio.
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La vita dell’Apostolo, ma anche quella del discepolo, viene descritta e magnificata come vita secondo la Pasqua.
L’andamento di grande contrasto tra vicende opposte tra loro, vicende esposte alla morte ma feconde di risurrezione, compongono il quadro meraviglioso di una vita – la vita nuova! – che celebra in se stessa, in ogni discepolo di Gesù, la Pasqua di morte e di risurrezione del nostro Signore Gesù Cristo!
Il tesoro della vita cristiana e della sua potenza noi l’abbiamo “in vasi di creta”, e questo immenso contrasto è “affinchè appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi” (ver.7), che alla lettera dice: “affinchè la sublimità (sua)sia della potenza di Dio, e non da noi”.
Dopo questa specie di “titolo”, il sublime dramma della vita cristiana viene descritto come sempre immerso nella tensione tra morte e vita, tra morte e risurrezione!
Appunto, l’esistenza cristiana come una vita secondo la Pasqua! Una vita sempre esposta alla morte, e sempre viva!
Il ver.10 è l’esplicita rivelazione-proclamazione di questa straordinaria e singolare esistenza: “… portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo”.
E ancora, al ver.11, alla lettera, “sempre infatti noi, i viventi, veniamo consegnati alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale”!
Tutta la nostra persona e tutta la nostra vita sono chiamate a celebrare in se stesse la Pasqua del Signore Gesù!
E il ver.12 trae da tutto questo la conclusione e il fine di tutto, la pienezza della vita del discepolo: “Cosicchè in noi agisce la morte, in voi la vita”: la morte come dono della vita!
Mi piace sempre pensare questo non come esclusivo della vita dell’Apostolo, ma anche di ogni cristiano!
E’ meraviglioso il legame che Paolo ora, ai vers.13-14, stabilisce tra morte-risurrezione e fede-testimonianza evangelica! Citando il Salmo 115(116) – “ho creduto quando dicevo” (ver.1), egli lo rende con “Ho creduto, perciò ho parlato”, e ne fa la fonte e il cuore dell’annuncio evangelico e della testimonianza apostolica: “ …anche noi crediamo e perciò parliamo”!
E tutto questo nella prospettiva pasquale della nuova vita in Gesù!
Vita che ha la sua pienezza nella risurrezione: “Colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a Lui insieme con voi”. Tutti insieme nella risurrezione!
Il ver.15 augura che tutto questo, tutta questa “grazia”, “faccia abbondare l’inno di ringraziamento, per la gloria di Dio”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“Abbiamo questo tesoro in vasi di creta”: è proprio vero! Ognuno di noi è tempio di Dio , ma un tempio fragile, debole, facile a incrinarsi. Siamo campioni di debolezza e di fragilità. Così “la sublimità è della potenza di Dio, e non nostra”. La categoria del merito – dice Alberto Maggi – è eliminata: la nostra grandezza è solo un dono di Dio. – Mi colpisce, nei versetti successivi, l’insistenza sul corpo: la vita di Gesù si manifesta nel nostro corpo… Il termine non indica solo il fragile vaso, ma tutta la nostra persona, in cui si radica e si sviluppa la vita divina incorruttibile.