12 Certo, noi non abbiamo l’audacia di uguagliarci o paragonarci ad alcuni di quelli che si raccomandano da sé, ma, mentre si misurano su se stessi e si paragonano con se stessi, mancano di intelligenza. 13 Noi invece non ci vanteremo oltre misura, ma secondo la misura della norma che Dio ci ha assegnato, quella di arrivare anche fino a voi. 14 Non ci arroghiamo un’autorità indebita, come se non fossimo arrivati fino a voi, perché anche a voi siamo giunti col vangelo di Cristo. 15 Né ci vantiamo indebitamente di fatiche altrui, ma abbiamo la speranza, col crescere della vostra fede, di crescere ancor più nella vostra considerazione, secondo la nostra misura, 16 per evangelizzare le regioni più lontane della vostra, senza vantarci, alla maniera degli altri, delle cose già fatte da altri.
17 Perciò chi si vanta, si vanti nel Signore; 18 infatti non colui che si raccomanda da sé viene approvato, ma colui che il Signore raccomanda.
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La vita di fede e nella fede esalta la relazione. Non si vive più in noi stessi e per noi stessi, ma nell’Altro e per l’Altro.
La vita di fede è completamente immersa nel mistero dell’amore. E’ pienezza di figliolanza e di nuzialità.
E’ dunque l’opposto di quella situazione che al ver.12 Paolo condanna con tagliente ironia: “Noi non abbiamo l’audacia…”.
Noi apparteniamo ad una nuova sapienza che è la sapienza dell’amore. Perdere questo sarebbe “mancare di intelligenza”!
Il ver.13 afferma che il nostro vanto è quello di vivere nella duplice relazione d’amore, con Dio e con il prossimo che Dio ci indica! Tale è “la norma che Dio ci ha assegnato!”.
Dunque, dice l’Apostolo, Dio ci ha chiesto di “arrivare anche fino a voi”. A voi, Corinti. Ma di arrivare non con “un’autorità indebita” (ver.14), ma “col Vangelo di Cristo”, anzi, addirittura, alla lettera, “nel” Vangelo di Cristo”.
Oggi è occasione preziosa perché anche noi consideriamo e verifichiamo la nostra obbedienza al comandamento dell’amore di Dio!
In tutto questo Paolo desidera e spera una crescita: la crescita della fede dei Corinti (ver.15).
E spera di crescere, dice il nostro testo, “nella vostra considerazione”. Veramente mi sembra non ci sia questo termine, ma più semplicemente una crescita “in voi”, che mi sembra essere la crescita della comunione tra lui e i Corinti.
E questo è per sperare di poter “evangelizzare le regioni più lontane della vostra” (ver16).
Il “sigillo” del nostro brano è, al ver.17, la citazione di Geremia 9,22-23: “Chi si vanta, si vanti nel Signore”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi Tuo. Giovanni.
Anche il vanto, il gloriarsi di qualcosa fa parte della nostra vita; forse perché abbiamo il bisogno umano di vedere che qualcosa di buono abbiamo fatto e che ciò venga riconosciuto dagli altri. Paolo ci dice come rispondere in modo giusto a questo bisogno. Intanto, deve avvenire non secondo i nostri criteri di valutazione, ma “secondo la norma, la misura che Dio ci ha assegnato”. Nel campo, piccolo o grande che sia, dove ci ha collocato. Poi la regola fondamentale: operare “nel Vangelo di Cristo”, quasi uno starci dentro, esserci immersi, vivendo di conseguenza. – Anche in questo brano Paolo “si inventa” una conclusione-esortazione bellissima: Chi si vanta, si vanti nel Signore… Egli si ispira qui al profeta Geremia: “Chi vuol vantarsi si vanti di avere senno e di conoscere me, perché io sono il Signore che pratico la bontà, il diritto e la giustizia sulla terra…” (9, 22-23).