12 Perciò penso di rammentarvi sempre queste cose, benché le sappiate e stiate saldi nella verità che possedete. 13 Io credo giusto, finché sono in questa tenda del corpo, di tenervi desti con le mie esortazioni, 14 sapendo che presto dovrò lasciare questa mia tenda, come mi ha fatto intendere anche il Signore nostro Gesù Cristo. 15 E procurerò che anche dopo la mia partenza voi abbiate a ricordarvi di queste cose. 16 Infatti, non per essere andati dietro a favole artificiosamente inventate vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza. 17 Egli ricevette infatti onore e gloria da Dio Padre quando dalla maestosa gloria gli fu rivolta questa voce: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto”. 18 Questa voce noi l’abbiamo udita scendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte. 19 E così abbiamo conferma migliore della parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l’attenzione, come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori. 20 Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione, 21 poiché non da volontà umana fu recata mai una profezia, ma mossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio.
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In questi ultimi tempi le Scritture hanno più volte affermato la grande importanza del “ricordare”, del “ricordo” della Parola di Dio. La si è già ascoltata, ma il ricordo è fonte di novità perenne. E attualizza la Parola che in tal modo è sempre antica e nuova. Questo è quello che Pietro esplicitamente afferma, quando aggiunge che le cose da lui ricordate, loro le sanno e in esse sono saldi. Così il ver.12.
Di questo impegno del suo ministero apostolico Pietro è molto consapevole e determinato proprio mentre considera la sua stessa vita ormai volta alla sua conclusione. Mi impressiona trovarmi davanti all’esperienza umanissima del trovarsi alla soglia della morte da parte di un fratello e padre che ora mi sta comunicando il mistero di Dio. Mi impressiona cioè l’intreccio tra l’importanza straordinaria della persona dell’Apostolo, e la sua condivisione dell’esperienza di ogni creatura umana. E’ bello che sia così! Pietro sembra impegnarsi a prolungare anche al di là della sua morte l’impegno del suo mandato apostolico, come dice il ver.15.
Ora Pietro rivendica l’autorità della sua testimonianza in quanto avvalorata da una diretta esperienza del mistero di Gesù Cristo. Egli sembra voler affermare che mentre le altre credenze religiose sono il frutto di miti fantastici, il suo annuncio della “potenza e della venuta del Signore Gesù Cristo” si basa sulla diretta esperienza che egli ne ha fatto. Ci possiamo chiedere se questa vicenda privilegiata è riservata a persone speciali e ad avvenimenti speciali, oppure se in ogni modo quello che del Signore si può veramente comunicare è sempre quello che nasce da una vera esperienza spirituale. Io propendo per pensare a questa seconda ipotesi. In qualche modo il testimone di Gesù deve poter dire, come Pietro, di essere testimone oculare della sua grandezza. Certo, con gli occhi dello Spirito.
Mi piace qui sottolineare la fisionomia particolare della grandezza di Gesù. Non si tratta infatti di “onore e gloria” suoi, ma, secondo il ver.17, di cosa ricevuta da Dio Padre. E’ dunque sulla piccolezza umana del Figlio che il Padre proclama di questo piccolo uomo: “..è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto”. Il Cristo non risplende di una gloria sua, ma della gloria che il Padre proclama per Lui e su di Lui! Rispetto alle memorie evangeliche della Trasfigurazione, la testimonianza di Pietro non evoca particolari splendori della Persona o degli abiti di Gesù, ma solo la voce che lui e i suoi compagni hanno “udita scendere dal cielo”(ver.18), “mentre eravamo con lui sul santo monte”.
E’ molto interessante anche il commento successivo di Pietro, al ver.19. Egli afferma che la testimonianza fondamentale resta sempre quella della “parola dei profeti”, che ora però, alla lettera, “noi abbiamo più forte” per quello che è accaduto su quel “santo monte”. Il miracolo dunque porta a guardare con ancora più grande attenzione alle parole dei profeti, “come a lampada che brilla in un luogo oscuro”, cioè nella oscurità della vicenda umana, “finchè non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori”. Nei cuori nostri, di noi, oggi. La fonte privilegiata è sempre la Parola di Dio, confermata dai prodigi che l’accompagnano.
E tutto questo sembra rafforzato da quanto Pietro afferma ai vers.20-21, dove si ribadisce la suprema autorità delle Scritture, e la necessità che nessuno le pieghi alla propria esperienza, ma se mai, come ha fatto Pietro, trovi nella sua personale vicenda le conferme splendenti di quello che dice la Parola del Signore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Notiamo il forte legame con i vv. precedenti, per la sollecitudine dell’apostolo per rendere sempre più salda la fede dei suoi fratelli, su cui tutto si costruisce. Come Luca all’inizio del suo Vangelo, dice di scrivere con cura, affinchè la fede di Teofilo venga rafforzata. E così Giov. nella sua prima lettera.,Così pure la testimonianza profetica così confermata, dalle parole e dalla vita di Gesù,e dalla parola dell’apostolo, è in questa linea.,Ricordiamo che in Isa (capp. 8 e 9) in un momento di particolare oscurità, viene dato questo comando: “Attenetevi alla rivelazione”. E così, “il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce” che è il Signore che viene e ritorna, che si dona come premio a chi custodisce la luce rivelata. Ieri abbiamo ascoltato la messa in guardia dell’apostolo a non dimenticare; infatti, se infatti non ci impegnamo ad aggiungere le virtù alla fede, fino ad arrivare alla carità, c’è il pericolo grave che siamo persone che “dimentichiamo” il perdono dei peccati già ricevuto, e siamo come ciechi e miopi che non vedono lontano. Oggi l’apostolo dice che vuole aiutarci a ricordarci, e in questo mette ogni suo impegno. Il pericolo è che rimaniamo nella nostra cecità, che i nostri occhi diventino deboli e non vediamo lontano, la bontà di Dio, allora ci viene consigliato di tenere stretto la profezia, che è come luce, e di attendere l’alba e la stella del mattino. Il “luogo oscuro” è la nostra condizione personale. E la profezia la illumina, illumina la nostra vita. Ieri abbiamo letto della grazia che ci è data di “entrare” nel regno eterno del Signore Gesù, e oggi Pietro parla del suo congedo come di un “esodo, uscita”: chiama così la morte, “esce” per “entrare” nel regno del suo Signore. La Parola profetica (v. 19) ha ricevuto conferma dalla manifestazione gloriosa delle parole e della vita del Signore Gesù (v. 17), e a questa si accosta la memoria (v.12) che l’apostolo scrive ai suoi fratelli. Tutte queste Scritture, dell’Antica profezia e del Nuovo vangelo, accolte con attenzione, non sono oggetto di interpretazione “personale o privata” (v.20), ma comunitaria. E’ il cammino bello che come puro dono abbiamo ricevuto nella nostra Lectio quotidiana, quando con l’aiuto dei fratelli (e anche con l’aiuto dell’interpretazione dei Padri) accogliamo la testimonianza di Gesù nell’unità dell’antico e del Nuovo Testamento. E questa “crescita” della forza e saldezza della Parola sembra quasi corrispondente a quella “crescita” e fecondità della preziosa fede, attraverso le virtù, per arrivare alla carità, di cui ascoltavamo ieri. Tanto da sembrarci quasi come lo stesso movimento, la diffusione della luce nei nostri cuori, mentre camminiamo – ricordando – verso l’ingresso che ci è preparato nel regno del Signore Gesù.
Possiamo riferire a noi quello che Pietro dice nel v. 12: “Vi rammenterò sempre queste cose, benché le sappiate, e stiate saldi nella verità…”. Sì, le sappiamo queste cose, cerchiamo di stare saldi in esse…, ma ci fa bene il rammentarle, il ripetercele a vicenda. – Bella l’immagine della tenda che Pietro sa di dover lasciare presto; dice che lo sa perché glielo ha fatto intendere il Signore Gesù! Come sarà stato il dialogo intimo tra Pietro e il Signore? come la loro reciproca comunicazione?… – Permettetemi di sottolineare ancora l’affascinante immagine del v. 19: lo sguardo volto alla parola profetica “COME A LAMPADA CHE BRILLA IN UN LUOGO OSCURO, FINCHE’ NON SPUNTI IL GIORNO, E SI LEVI LA STELLA DEL MATTINO NEI (NOSTRI) CUORI”.