16 Infatti, vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, non perché siamo andati dietro a favole artificiosamente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza. 17 Egli infatti ricevette onore e gloria da Dio Padre, quando giunse a lui questa voce dalla maestosa gloria: «Questi è il Figlio mio, l’amato, nel quale ho posto il mio compiacimento». 18 Questa voce noi l’abbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte.
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E’ di decisiva importanza la distinzione severa che oggi nella sua lettera Pietro rivendica! La sua è testimonianza e non “favole artificiosamente inventate” (ver.16).
E la testimonianza è l’umile fedeltà a ciò che il testimone ha udito e visto!
La testimonianza ha l’appoggio e la conferma nel suo non essere autoesaltazione del testimone.
Per questo mi chiedo, insieme a voi, se non ci sia qui una ulteriore “valutazione”, nello “stacco” che Pietro sembra voler porre tra la prima espressione, secondo la quale lui e gli altri discepoli sono stati “testimoni oculari” dell’evento, alla successiva qualificazione della testimonianza, quando al ver.18 egli parla della voce – egli dice – “che noi abbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo con Lui sul santo monte”.
La “testimonianza” della fede ebraica e cristiana è preferibilmente riferita alla Parola “udita”.
Le “visioni” sono sempre, quando ci sono, esaminate con sapienza di umiltà.
La Parola udita è invece un riferimento più diretto e profondo.
Qui siamo portati a riascoltare la Parola in Matteo 17,1-9 e in Marco 9,2-10.
Possiamo oggi riflettere e pregare su questa “scelta” della memoria evangelica!
Perché questo evento, e non altre manifestazioni divine in occasioni più “clamorose”?
Forse perché proprio nell’evento della Trasfigurazione, qui ricordato non per le sue manifestazioni “visive”, ma solo per la Parola che il Padre proclama sulla Persona del Figlio, mette in maggiore evidenza il rapporto tra l’umile umanità del Figlio di Dio, e il suo divino segreto!
Un evento, dunque di “onore e gloria”, interamente ricevuto, come a contrasto con l’umile realtà umana di Gesù!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.