21 Con queste parole li rese coraggiosi e pronti a morire per le leggi e per la patria. Poi divise in qualche modo l’esercito in quattro parti 22 e mise al comando di ogni schieramento i suoi fratelli Simone, Giuseppe e Giònata, affidando a ciascuno millecinquecento uomini. 23 Vi aggiunse Eleàzaro, lesse poi in pubblico il libro sacro e, data la parola d’ordine «Aiuto di Dio», si pose lui stesso a capo del primo reparto e attaccò Nicànore. 24 L’Onnipotente si fece loro alleato ed essi uccisero più di novemila nemici, ferirono e mutilarono nelle membra la maggior parte dell’esercito di Nicànore e costrinsero tutti a fuggire. 25 Si impadronirono dei beni di quanti erano convenuti per il loro acquisto; inseguirono poi i nemici per un lungo tratto, ma impediti dall’ora tarda tornarono indietro. 26 Era la vigilia del sabato e per questa ragione non protrassero l’inseguimento. 27 Raccolte le armi dei nemici e tolte loro le spoglie, passarono il sabato benedicendo incessantemente e ringraziando il Signore che li aveva salvati in quel giorno, cominciando ad aver misericordia per loro. 28 Dopo il sabato distribuirono parte delle spoglie ai danneggiati, alle vedove, agli orfani; il resto se lo divisero tra loro e i loro figli. 29 Compiute queste cose, fecero una supplica in comune, scongiurando il Signore misericordioso di riconciliarsi pienamente con i suoi servi. 30 Poi, si scontrarono anche con gli uomini di Timòteo e Bàcchide e ne uccisero più di ventimila, si impadronirono saldamente di alte fortezze e divisero l’abbondante bottino in parti uguali tra loro, i danneggiati, gli orfani, le vedove e anche i vecchi. 31 Raccolte le loro armi, con molta cura riposero il tutto in luoghi opportuni e portarono il resto del bottino a Gerusalemme. 32 Uccisero anche l’ufficiale preposto alle guardie di Timòteo, uomo scelleratissimo, che aveva fatto soffrire molto i Giudei. 33 Mentre si celebrava la vittoria in patria, bruciarono coloro che avevano incendiato le sacre porte, compreso Callìstene, che si era rifugiato in una casupola; ricevette così una degna ricompensa per la sua empietà. 34 Il tristissimo Nicànore, colui che aveva convocato mille mercanti per la vendita dei Giudei, 35 umiliato, con l’aiuto del Signore, da coloro che erano da lui ritenuti insignificanti, deposta la splendida veste, fuggiasco come uno schiavo attraverso la campagna e ormai privo di tutto, arrivò ad Antiòchia, già troppo fortunato per essere sopravvissuto alla rovina dell’esercito. 36 Così, chi si riprometteva di assicurare il tributo per i Romani con la vendita dei prigionieri a Gerusalemme, confessava ora che i Giudei avevano un difensore e che i Giudei per questa ragione erano invincibili, perché obbedivano alle leggi da lui stabilite.
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Oggi una bella lezione di fede e di coraggio. Giuda, i suoi fratelli e migliaia di uomini ascoltano la lettura del “libro sacro” e vi ricavano la parola d’ordine per l’ìmpari scontro imminente: “Aiuto di Dio”! Un suggestivo suggerimento anche per noi, nella lotta contro le più diverse “ostilità” presenti nella nostra vita: Signore, vieni in nostro aiuto… Avere in Lui il forte alleato (v.24) e – come riconoscono i nemici dopo la battaglia – “un difensore” che rende invincibili(v.36). Tutto questo è possibile perché Dio ha misericordia, come ripetutamente ricorda l’autore. Egli è misericordia nella sua intima essenza, tanto che la Scrittura può parlare di “viscere di misericordia” di Dio. – Giuda e i suoi danno prova di attenzione al prossimo, di pratica della giustizia e della solidarietà: nella spartizione del bottino si privilegiano i danneggiati dalla guerra, le vedove e gli orfani (molti mariti-padri saranno morti in battaglia) e anche i vecchi; solo il resto viene suddiviso tra i capi e i combattenti (vv. 28 e 30). “Passarono il sabato benedicendo incessantemente e ringraziando il Signore che li aveva salvati…”(v.27).
Le incoraggianti parole di Giuda Maccabeo rafforzano le schiere di Israele, e i Giudei sono “pronti a morire per le leggi e per la patria” (ver.21).
Oltre a questo Giuda “lesse poi in pubblico il libro sacro e dà la parola d’ordine “aiuto di Dio” (ver.23). Veramente la loro forza viene tutta dal Signore e dalla loro fedele e umile accoglienza!
Per questo “l’Onnipotente si fece loro alleato” (ver.24).
Gli Ebrei, che erano stati destinati ad essere venduti come schiavi, “si impadronirono dei beni di quanti erano convenuti per il loro acquisto”! (ver.25).
L’inseguimento dei nemici da parte degli Ebrei cessa, “perché era la vigilia del sabato”(ver.27): tutto assume il volto di una grande “liturgia” della salvezza divina! Quindi “passarono il sabato benedicendo incessantemente e ringraziando il Signore che li aveva salvati”.
Da questo essi comprendono che il Signore ha cominciato “ad aver misericordia per loro”: notiamo come tutto sempre sottolinea la relazione assoluta tra Dio e il suo popolo! Non i meriti e le capacità del popolo, ma Dio che ha cominciato “ad aver misericordia per loro”.
Ed essi “scongiurano il Signore misericordioso di riconciliarsi pienamente con i suoi servi”!!
Il dato e l’evento primario è sempre la elezione-relazione che unisce Dio e il suo popolo, che in questo non vede altro che la misericordia del suo Signore!
Sul fallito progetto dei nemici di fare degli ebrei degli schiavi da vendere, il nostro testo ritorna al ver.30 per dire che gli ebrei “si divisero tra loro l’abbondante bottino in parti uguali tra loro, i danneggiati, gli orfani, le vedove e anche i vecchi (la mia categoria!)”!
Infine, notiamo un altro “ritorno” del tema della progettata schiavitù da parte dei nemici: “Così, chi si riprometteva di assicurare il tributo per i Romani con la vendita dei prigionieri a Gerusalemme, confessava ora che i Giudei avevano un difensore e che i Giudei per questa ragione erano invincibili, perché obbedivano alle leggi da lui (da Dio) stabilite” (ver.36).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.