11 La nostra bocca vi ha parlato francamente, Corinzi, e il nostro cuore si è tutto aperto per voi. 12 Non siete davvero allo stretto in noi; è nei vostri cuori invece che siete allo stretto. 13 Io parlo come a figli: rendeteci il contraccambio, aprite anche voi il vostro cuore!
14 Non lasciatevi legare al giogo estraneo degli infedeli. Quale rapporto infatti ci può essere tra la giustizia e l’iniquità, o quale unione tra la luce e le tenebre? 15 Quale intesa tra Cristo e Beliar, o quale collaborazione tra un fedele e un infedele? 16 Quale accordo tra il tempio di Dio e gli idoli? Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente, come Dio stesso ha detto:
Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò
e sarò il loro Dio,
ed essi saranno il mio popolo.
17 Perciò uscite di mezzo a loro
e riparatevi, dice il Signore,
non toccate nulla d’impuro.
E io vi accoglierò,
18 e sarò per voi come un padre,
e voi mi sarete come figli e figlie,
dice il Signore onnipotente.
7,1 In possesso dunque di queste promesse, carissimi, purifichiamoci da ogni macchia della carne e dello spirito, portando a compimento la nostra santificazione, nel timore di Dio.
Seleziona Pagina
Mi ha molto colpito, nei versetti di oggi, l’iniziativa divina: ‘abiterò in mezzo a loro’, ‘con loro camminerò’, ‘sarò il loro Dio’, ‘saranno il mio popolo’, ‘vi accoglierò’, ‘sarò per voi come un padre’, ‘mi sarete come figlie e figlie’. E’ il nostro Dio che ci ama..
Davanti a questo amore del Padre Paolo chiede di essere attenti, di aprire il cuore a questa ‘venuta’ del Signore nella vicenda dell’uomo e nelle nostre vite. Senza troppe distrazioni.
Mi sono venute in mente le due parole ‘contemplare’ ed ‘accogliere’…il Mistero di cui Tu ci hai voluti partecipi.
Personalmente davvero da brividi, come direbbe la Lucy!
vv.11-13: Parlare francamente, aprire il cuore per l’altro, (v.12″non siete allo stretto in noi”), parlare come a figli: il rapporto di Paolo con i Corinzi è un rapporto paterno, anzi direi quasi materno. Nel v.12 “è nei vostri cuori invece che siete allo stretto” in realtà parla non di “cuori” ma di “viscere”. Mi colpisce questo amore, questa apertura del cuore, anzi il testo originale dice “allargamento, dilatazione” del cuore. E’ un convolgimento totale, fin nel proprio intimo, che richiede un rapporto personale di apertura reciproca.
Dopo aver espresso con meravigliosa chiarezza nei versetti precedenti il nucleo privilegiato della fede cristiana, Paolo affronta il problema che si genera nel cuore dei suoi interlocutori, che è quello di sentirsi “stretti”, come prigionieri di quello che è stato loro annunciato. Ai ver.11-13 egli afferma di non aver voluto catturarli, ma anzi di essersi consegnato a loro; e denuncia invece il fatto che essi sono prigionieri di se stessi, chiusi in se stessi, e quindi li esorta ad aprirsi come lui si è aperto a loro.
Di quale prigionìa sono vittime? Secondo il ver.14, si sono lasciati irretire dal “giogo estraneo degli infedeli”. Qui mi sembra importante e necessario precisare bene che “l’infedele” – citato esplicitamente al ver.15, non è semplicemente una persona senza la fede cristiana. Non credendo nel Padre di Gesù Cristo, l’infedele è a sua volta un “religioso”, asservito a idoli potenti e prepotenti. Viene qui citato “Beliar”, come termine generico per significare ogni idolo e la sua potenza. Tale potenza è drammaticamente “religiosa”! E’ infatti “un giogo”(ver.14). In questo senso l’iniquità e le tenebre non sono meno esigenti, pur essendone diametralmente opposte, della giustizia e della luce del Signore Gesù!(ver.14). Per questo non può esserci dialogo tra il fedele di Gesù Cristo e il servo di Beliar, nè accordo tra il Tempio di Dio e gli idoli (ver.16).
E qui Paolo porta al livello supremo la sua esortazione affermando che il Tempio di Dio sono i credenti stessi. Lo fa con un mosaico di grandi citazioni delle Scritture profetiche che delineano in modo affascinante la realtà del nuovo tempio di Dio, edificato con il dono dello Spirito Santo. Ne consegue la necessità di purificarsi da ogni contaminazione con le potenze idolatriche del mondo e di portare a compimento il cammino di accoglienza del dono di Dio (ver.1).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“Non lasciatevi legare al giogo estraneo”: per il credente c’è un solo giogo, che è quello del Signore Gesù, “un giogo dolce e un peso leggero”(Mt 11). Nelle coppie contrapposte dei vv. successivi, un termine illumina l’altro: giustizia e iniquità; luce e tenebre. Quindi anche “Cristo e Beliar”: poiché quest’ultimo significa “Nullità-inutilità-nequizia”, un idolo che “non vale nulla”, il nulla per eccellenza, in contrapposizione Cristo è il tutto, la pienezza della vita, la perla preziosa… Nell’ultima coppia, al v.16, ecco un altro vertice della teologia paolina: “Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente…”. I luoghi architettonici della presenza di Dio, i templi, le chiese, sono decisamente superati; la comunità dei credenti è il luogo dove Dio abita…, al punto che si potrebbe dire “la comunità cristiana è Dio” (si può leggere in questa luce Gv 17). – Paolo conferma la sua affermazione con testi dell’AT citandoli e adattandoli liberamente; ma le parole sono forti: “Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò… Sarò per voi come un padre e voi sarete per me come figli e figlie…”.
2 Corinti 6,11-7,1
Oggi con la messa salutiamo Lucia che inizia il suo viaggio di ritorno in Italia, e ci uniamo a voi nell’accompagnare Marco nel suo viaggio pasquale.La prima parte del testo forse la si può applicare a tutte le nostre difficoltà relazionali. E’ un invito a ricercarne le cause profonde, e quindi i rimedi, non al di fuori, e negli altri, ma dentro sè stessi: “E’ nei vostri cuori che siete allo stretto” Questo può anche essere un legame con la seconda parte del testo, che effettivamenete può apparire poco coerente col contesto. In esso si segnala il nostro istinto a rientrare nella schiavitù degli idoli, a riprendere su noi un giogo che ormai non ha più corrispondenza con la nostra realtà di persone fatte libere dalla Pasqua del Signore. E’ questo istinto che profondamente intralcia anche la vera comunione, e da cui sempre dobbiamo separarci e purificarci.Galati 5,1 dice:” Cristo ci ha liberati perchè restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi di nuovo imporre il giogo della schiavitù.
Le stesse tradizioni religiose, e la stessa legge, come adombrato da Gal 5 e Atti 15, e come forse non è estraneo neppure a questa lettera, possono esser malamente deformate in questo “giogo estraneo”, se le contrapponiamo alla fede nel valore salvifico della Pasqua del Signore.
v.13: c’è una “uscita” necessaria, che segue quella celebrata dallo stesso Signore, come spiega Eb. 13, 14: “Anche Gesù, per santificare il popolo con il proprio sangue, patì fuori della porta della città. Usciamo dunque anche noi dall’accampamento e andiamo verso di Lui, portando il suo obbrobrio, perchè non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura.
L’immagine del v.16, dell’essere tempio di Dio, può apparire statica; ma la citazione che segue ne dà anche una grande dinamicità: La promessa del signore è di abitare in mezzo a loro, ma anche di camminare con loro. Inoltre è detto “e io vi accoglierò”; approdo di questo abitare e camminare in noi. Il testo insiste sulla nostra condizione di figli: nella citazione del v.17 “E sarò come un padre e voi mi sarete figli e figlie; e al v.13 “io parlo come a figli” Tutte le esortazioni di oggi hanno la loro ragione in questa nostra realtà filiale.