1 Non rimproverare duramente un anziano, ma esortalo come fosse tuo padre, i più giovani come fratelli, 2 le donne anziane come madri e le più giovani come sorelle, in tutta purezza.
3 Onora le vedove, quelle che sono veramente vedove; 4 ma se una vedova ha figli o nipoti, essi imparino prima ad adempiere i loro doveri verso quelli della propria famiglia e a contraccambiare i loro genitori: questa infatti è cosa gradita a Dio. 5 Colei che è veramente vedova ed è rimasta sola, ha messo la speranza in Dio e si consacra all’orazione e alla preghiera giorno e notte; 6 al contrario, quella che si abbandona ai piaceri, anche se vive, è già morta.
1Timoteo 5,1-6

Sono di grande bellezza e importanza i vers.1-2 del nostro brano! Le relazioni tra le persone, nel mistero e nel dono di Gesù, sono relazioni profondamente famigliari! Ma, siccome i confini tra la comunità ecclesiale e l’umanità sono sempre più tenui (anche se siamo ancora molto indietro, pur dopo duemila anni di cristianesimo!), l’insegnamento di Paolo tende a descrivere ogni rapporto che il credente ha con ogni uomo e donna del mondo! Il “non rimproverare” del ver.1 è presente solo qui in tutto il Nuovo Testamento, ed è molto duro, e potrebbe essere reso anche con “colpire, battere, castigare”. Al contrario, quell’ “esortalo” è un verbo molto presente nella Bibbia e sempre esprime l’aiuto, il soccorso, la difesa, la consolazione, e ha come “soggetto”, sia ogni persona, sia, prima di tutto, Dio stesso!
Così Paolo prescrive il comportamento e l’atteggiamento di Timoteo verso ogni persona. E in particolare, la condizione e l’età di ogni persona “modella” e “descrive” la relazione e il contenuto di ogni intervento con ciascuno e con tutti: l’anziano deve essere considerato come un padre, i più giovani come fratelli, le donne anziane come madri, e le più giovani come sorelle! Così, tutto questo diventa annuncio e testimonianza del Vangelo di Gesù! E prima di dirci l’atteggiamento e il comportamento verso le persone, ci rivela e ci ricorda come la Persona e l’opera del Signore Gesù abbiano costituito l’intera umanità come l’unica famiglia di Dio Padre! Anche davanti ai drammi terribili dei nostri giorni, abbiamo il dono e la responsabilità di cogliere e giudicare tutto e tutti secondo la realtà e la sostanza della rivelazione e la fede del Vangelo!
Il tema delle vedove è molto sviluppato in questa Lettera. Il motivo di questo sembra essere duplice: sia la condizione di maggiore o minore disagio in cui viene a trovarsi una donna alla morte del marito in una società che non ha provvidenze e soccorsi giuridici ed economici, sia, positivamente, la condizione della vedovanza. Questa può essere considerata – nel tempo tale considerazione si è molto attenuata, per non dire che è scomparsa! – una realtà molto vicina a quella che noi chiamiamo la ”vita consacrata”, e cioè la chiamata e la particolare consacrazione delle persone al Signore, in un vincolo nuziale profondo e assoluto. E’ la condizione della verginità consacrata, che vive la nuzialità come comunione piena e diretta con il Signore Gesù. La vedovanza può essere questa “nuzialità” con uno sposo o una sposa non fisicamente presente, ma potentemente vicino e amante nel mistero e nella Persona del Cristo Sposo. Tale si può considerare la lettura più profonda del ver.3. Ma vi consiglio di fermare qui la nostra riflessione e la nostra preghiera di oggi. Se Dio vorrà, riprenderemo il nostro cammino dal ver.4 per cogliere ulteriormente l’insegnamento dell’Apostolo.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.